La Banca centrale europea ha mantenuto i tassi di interesse fermi per la quinta riunione consecutiva, lasciando così aperta la porta al taglio nel prossimo summit previsto a giugno.
Il Consiglio direttivo della Bce ha confermato i tre tassi di interesse di riferimento sui livelli precedenti, rispettivamente al 4,5% per le operazioni di rifinanziamento principali, al 4,75% per le operazioni di rifinanziamento marginale e al 4% per i depositi presso la banca centrale.
Tassi e mutui: cosa accade alle rate?
Prima di capire perché e in che modo l’andamento dei tassi di interesse influenzi il mercato dei mutui, facciamo una distinzione.
Esistono due categorie principali di tassi di mercato (non fissati quindi direttamente dalla Bce) collegati al costo dei mutui:
- tassi Euribor (Euro Inter Bank Offered Rate): sono indici calcolati per ciascuna scadenza dei depositi interbancari negoziati sul mercato interbancario per durate a breve termine, da un giorno, una settimana, un mese, tre mesi e fino a dodici mesi. A gestirli, rilevarli e comunicarli la EMMI, European Money Markets Institute. Nel caso di un tasso variabile, le due varianti più utilizzate sono l’Euribor 1 mese e l’Euribor 3 mesi, e ogni banca stabilisce in maniera autonoma quale applicare ai propri mutui. Nei mutui a tasso variabile, le variazioni periodiche degli Euribor comportano una variazione continua del tasso d’interesse applicato al mutuo per il calcolo delle singole rate.
- tassi IRS (o Eurirs o EUro Inter Bank Offered Rate): si tratta di indici utilizzati per tutte le operazioni a medio, lungo e lunghissimo termine, calcolati attraverso le rilevazioni effettuate sulle operazioni di 50 tra le principali banche europee. Nel caso di un mutuo a tasso fisso l’IRS utilizzato è, in genere, quello corrispondente alla durata totale del mutuo: per un finanziamento a tasso fisso a 20 anni si utilizzerà quindi l’IRS 20 anni.
Mutuo a tasso variabile
I mutui a tasso variabile risentono di più dell’aumento dei tassi di interesse. Questo perché l’importo delle rate è composto da una quota capitale (che cresce nel corso del periodo di ammortamento) e da una quota interesse (che invece diminuisce nel corso del periodo di ammortamento). L’importo della quota interessi viene calcolato ogni mese sulla base dell’andamento del tasso di interesse di riferimento, ossia all’Euribor.
Proprio l’Euribor, l’indice cui sono legati i mutui a tasso variabile, tende a muoversi spesso anticipando le mosse della Banca centrale.
Mutuo a tasso fisso
Nulla cambia invece per un mutuo a tasso fisso in corso. Di recente il board della Bce ha aperto ad una possibile riduzione del costo del denaro nei prossimi mesi. “Se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo in merito alle prospettive di inflazione, alla dinamica dell’inflazione di fondo e all’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria.”
Cosa fare se la rata è troppo alta?
Le famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile continuano a subire i pesanti effetti del caro-rata. Rispetto ai tassi medi di fine 2021 per alcune tipologie di mutuo a tasso variabile la maggiore spesa raggiunge i 5mila euro l’anno secondo il Codacons.
Ma cosa fare se la rata mensile del mutuo fosse troppo alta?
Un’alternativa da prendere in considerazione riguarda la possibilità di ricorrere alla surroga del mutuo, ossia il trasferimento del finanziamento a un’altra banca, definendo condizioni di rimborso diverse.
La surroga del mutuo dà la possibilità di trasferire il proprio mutuo esistente verso un’altra banca. Il trasferimento avviene in maniera del tutto gratuita, senza oneri notarili o verso l’istituto di credito che si intende abbandonare.
La richieste della surroga deve essere fatta alla nuova banca dove si vuole trasferire il mutuo.