Seduta euforica a Wall Street grazie alle prospettive di un ulteriore taglio al costo del denaro da parte della Federal Reserve. I listini hanno segnato il maggiore rialzo giornaliero degli ultimi quattro anni e mezzo. Il Dow Jones e’ avanzato +2.55% a 13289, l’S&P500 +2.86% a 1469, il Nasdaq ha guadagnato +3.18% a 2662. Dopo i recenti cali (che avevano spinto gli indici in una fase di correzione) gli operatori hanno trovato conforto nelle parole del Vice Presidente della Fed, Donal Kohn, e hanno sorvolato per il momento sulle cattive notizie giunte dai comparti societario e macro.
Dal punto di vista statistico, per il Dow e’ stato il piu’ forte rialzo in 2 giorni consecutivi dall’ottobre 2002 con +540 punti; il piu’ forte balzo in un giorno dal luglio 2003, e il quinto consecutivo movimento a tre cifre – tre su e due giu’ – in altrettante sedute per il Dow Jones Industrials, anche se l’indice rimane tuttora in ribasso del 4.6% per il mese di novembre. Il che conferma che la volatilita’ e’ molto forte, ed e’ sostenuta anche da un volume di scambi eccezionalmente alto: al New York Stock Exchange sono state scambiate 4.5 miliardi di azioni, con i titoli in rialzo che battono quelli in ribasso per un margine di 7 a 1. Il volume sul Nasdaq ha raggiunto i 2.46 miliardi di titoli, con un margine rialzi/ribassi di 4 a 1.
“Questi movimenti sono incredibili” commenta Paul Mendelsohn, chief investment strategist di Windham Financial. “E la volatilita’ sta creando condizioni molto difficili per il mercato”. Mentre Philip Roth, chief technical market analyst di Miller Tabak, sostiene che “uno spostamento di 100 punti nel Dow non corrisponde ormai nemmeno all’1%; e non e’ poi cosi’ raro”. Per altri analisti, queste enormi oscillazioni del mercato dimostrano solo che le sofferenze e turbolenze dovute alla crisi dei mutui subprime non sono affatto finite. “La volatilita’ e’ un segno dell’incertezza relativa ai danni subiti dai bilanci delle banche” ha detto al wsj.com Benjamin Pace, chief investment officer del private banking di Deutsche Bank a New York; “Il mercato sta ancora cercando di capacitarsi con l’enormita’ della doppia crisi del mercato immobiliare e del credit crunch”.
Ad offrire comunque una poderosa ciambella di salvataggio al mercato azionario Usa (dopo quella degli arabi di Abu Dhabi che l’altro giorno hanno acquistato il 5% di Citigoup) sono state martedi’ le parole del vice presidente della Fed, Donald Kohn, secondo cui la Banca Centrale Usa dovra’ continuare a rimanere “flessibile” nelle decisioni di politica monetaria. Kohn, intervenuto in una conferenza del Consiglio delle Relazioni Estere, si e’ detto “sorpreso” delle reazioni negative del mercato riguardo al credit crunch e ha detto che le “turbolenze finanziarie di settembre e ottobre hanno annullato i progressi fatti nelle settimane precedenti” (leggi il testo integrale dell’intervento di Kohn).
Nelle banche d’affari di New York i broker hanno accolto con entusiasmo queste parole, intendendo che la Fed non abbandonera’ a se stesso il mercato e che se sara’ necessario, arriveranno ulteriori ribassi dei tassi d’interesse. Cio’ ha provocato anche un improvvisoe inaspetatto effetto di spiazzamento dei ribassisti, che si sono affrettati a ricoprire le loro posizioni short, amplificando quindi oltremisura il rialzo in borsa. Il complesso delle attivita’ short ricoperte ammonta a vari miliardi di dollari, secondo alcune stime a caldo.
Al momento i tassi sui fed funds sono al 4.50%; le parole di Kohn lasciano ben sperare in un taglio dei tassi d’interesse di altri 25 punti base nel meeting del prossimo 11 dicembre. La mossa potrebbe fornire un solido supporto ai titoli finanziari, nelle ultime settimane visibilmente penalizzati a causa delle ripercussioni della crisi del credito legata al rischioso business dei mutui subprime. In giornata la banca d’affari Merrill Lynch (MER) e’ avanzata del 9%, i colossi Citigroup (C) e Morgan Stanley (MS) hanno guadagnato piu’ del 7%.
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Non hanno ostacolato il forte rialzo giornaliero i deludenti dati macro diffusi in mattinata. E’ stato in effetti molto contenuto l’impatto dei brutti aggiornamenti arrivati dai comparti manifatturiero e immobiliare. Nel mese di ottobre gli ordini di beni durevoli sono scesi dello 0.4%, oltre le attese degli analisti; le vendite di case esistenti hanno registrato un nuovo calo, anche questa volta superiore al consensus. Dal Beige Book e’ infine emerso uno scenario economico non proprio incoraggiante, caratterizzato da una crescita destinata a rallentare.
L’apertura della Banca Centrale ad una nuova riduzione del costo del denaro ha spinto gli operatori ad ignorare anche le pessime notizie societarie. Il gruppo finanziario Wells Fargo (WFC) ha annunciato perdite di almeno $1.4 miliardi legate al business dei mutui subprime; il colosso governativo Freddie Mac (FRE) gia’ deprezzatosi significativamente dopo la diffusione della trimestrale, ha invece comunicato un’offerta di $6 miliardi in titoli azionari e un taglio del dividendo. Il fatto ha evidenziato ancora una volta come la crisi del credito continui a produrre effetti negativi sull’economia e sia ancora lontana dall’essere pienamente risolta.
L’entusiasmo degli operatori non ha trovato ostacolo nemmeno nei preoccupanti annunci di alcune aziende attive in diversi settori industriali, relativi ad una futura riduzione della forza lavoro in risposta alle previsioni di un generale rallentamento dell’economia. L’inglese Wolseley (WOS), societa’ fornitrice di prodotti per l’industria immobiliare, ha annunciato una riduzione di 1300 posti di lavoro negli Usa; la societa’ di chip Marvell Technology (MRVL) operera’ un taglio di 400 posti di lavoro dopo aver allarmato gli investitori con un profit warning sul trimestre in corso; Callidus Software (CALD) ridurra’ dell’8% il proprio staff.
Molti analisti hanno comunque preferito calmare gli animi mettendo in evidenza diversi fattori che potrebbero ostacolare un ulteriore progresso dei listini nei prossimi giorni. Tra questi spiccano il calo della fiducia dei consumatori, i forti dubbi sulla liquidita’ delle maggiori istituzioni finanziarie, le condizioni dell’industria del credito e le prospettive di rallentamento economico. Sara’ fondamentale nei prossimi giorni valutare la dinamica del comparto del lavoro e la spesa delle famiglie americane in un periodo particolare dell’anno come quello delle festivita’ natalizie.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico sta avanzando il petrolio. I futures con consegna gennaio sono arretrati di $3.80 a $90.62 al barile. Sul valutario, euro poco variato nei confronti del dollaro ma sempre vicino ai massimi. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4831. L’oro e’ arretrato di $14.00 a $807.20 all’oncia. In ribasso i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 4.0250% dal 3.9440% di martedi’.
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