L’economia statunitense è diretta verso un periodo di stagflazione in stile Anni ’70, caratterizzata da un contesto di raffreddamento dell’economia e di inflazione vischiosa, che potrebbe provocare un crollo a due cifre dei titoli azionari. È la previsione contenuta nell’ultima ricerca di Sevens Report Research, ripreso dal sito americano MarketWatch.
“Non è necessario che la stagflazione sia così grave come negli anni ’70” ha dichiarato Tom Essaye, fondatore di Sevens Report Research per evirare una flessione di un mercato azionario che scambia oltre 21 volte gli utili. “La verità è che anche una breve fase di stagflazione si tradurrebbe in un calo del 10%-20% delle azioni”,
I rischi all’orizzonte
La previsione di un rischio stagflazione per l’economia Usa trova molte voci contrarie. Lo stesso presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato durante la conferenza stampa successiva alla riunione della FED di aprile che non c’è alcun segno di stagflazione nell’economia, anche se l’inflazione rimane ostinatamente alta e cominciano a emergere alcuni segnali di rallentamento della crescita.
“Naturalmente, se si confronta il periodo attuale con gli anni ’70, in cui la crescita del PIL era piatta o negativa e l’inflazione superava il 10%, Powell ha assolutamente ragione a dire che non c’è stagflazione”, ha spiegato Essaye, aggiungendo che solo perché le cose non vanno male come negli anni ’70, non appare giustificato evitare qualsiasi discorso sulla stagflazione . “In senso assoluto, la crescita economica non è a livelli tali da implicare una stagflazione, ma i dati macro stanno diventando “sempre più chiari sul fatto che lo slancio economico sta rallentando e che, sebbene la stagnazione non sia ancora arrivata, i dati mostrano una maggiore probabilità che si verifichi rispetto a qualsiasi altro momento dell’ultimo anno e mezzo”.
I dati macro
Sul fronte macro, nel mese di aprile, il PMI manifatturiero è sceso a 50 puniti in aprile dopo una breve espansione nel mese precedente, mentre, sempre lo scorso mese, il PMI dei servizi si è contratto per la prima volta dal dicembre 2022. Qualsiasi numero inferiore a 50 riflette un’economia in contrazione.
Segnali debolezza sono arrivati anche dagli ordini di beni durevoli, indicatore degli investimenti delle imprese che, nel mese di marzo, al di fuori del settore dei trasporti, è cresciuto a stento.
Nel mese di aprile, il tasso di disoccupazione è rimasto al di sotto del 4%, ma è comunque aumentato inaspettatamente rispetto al mese precedente, suggerendo che è in corso un raffreddamento dell’occupazione.
Tutto questo mentre lo S&P 500 segna un rialzo del 10% da inizio anno e il rapporto prezzo-utili a 12 mesi si attesta intorno ai 21,5.
A questo punto non resta che aspettare l’appuntamento centrale della settimana, fissato per domani, mercoledì 15, quando verrà reso noto l’indice sui prezzi al consumo di aprile, ma già nel pomeriggio odierno, si attendono novità dal dato sui prezzi al consumo e dall’intervento del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, a un evento ad Amsterdam.