Italia promossa a metà all’esame dell’Fondo monetaria internazionale (FMI). Nel rapporto stilato al termine della missione in Italia, l’istituto di Washington riconosce all’economia del nostro Paese di essersi ripresa bene dalla pandemia e dagli shock energetici, grazie al turismo e alle politiche di sostegno. Ma allo stesso tempo punta il dito contro il debito pubblico ancora troppo alto. E che si è gonfiato anche per via di misure espansive, prima fra tutte il Superbonus ma anche per via delle pensioni anticipate.
Debito
Sotto la lente dell’istituti di Washington la politica fiscale espansiva del Paese che, sebbene abbia “contribuito alla ripresa, ha mantenuto il deficit e il debito molto alti, elevando il premio di rischio dell’Italia”, pesando sugli investimenti del settore privato. “È possibile ottenere un aggiustamento di bilancio più rapido del previsto per ridurre il debito con un elevato livello di fiducia e con costi limitati per la crescita ritirando misure di crisi inefficienti e temporanee”, mette in evidenza il Fondo.
“Oltre il breve termine, pur mantenendo un considerevole avanzo primario, saranno necessari ulteriori sforzi fiscali per accomodare investimenti che stimolano la crescita le pressioni di spesa e contribuire a ripristinare spazio di bilancio in caso di shock”, mette in evidenza il Fondo. Il Fmi fra le misure di crisi inefficienti e temporanee da eliminare per ridurre il debito identifica la fine dei “sussidi per la ristrutturazione delle case, le misure per compensare l’elevata inflazione”.
Secondo le raccomandazione del FMI, l’Italia dovrebbe sostituire il taglio del cuneo fiscale con misure per aumentare in modo stabile la produttività del lavoro e rialzare l’età pensionabile. Tra queste “razionalizzare ulteriormente la spesa pensionistica innalzando l’età pensionabile effettiva ed evitando costosi regimi di pensionamento anticipato; razionalizzare le spese fiscali per ampliare la base, aumentare la progressività e ridurre la complessità”. Il Fmi parla anche di “migliorare il controllo e la supervisione dei crediti di imposta anche nel contesto dei crediti del Pnrr per gli investimenti verdi e digitali”.
Parlando di debito, secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia, lo scorso marzo il debito delle Amministrazioni pubbliche ha segnato un aumento di 23,0 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.894,7 miliardi. Entrando nel dettaglio delle ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 22,8 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali di circa 0,1 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto invece sostanzialmente stabile. La vita media residua del debito è intanto rimasta stabile a 7,8 anni.
PIL
Per quanto riguarda la crescita, il Pil italiano è visto in rallentamento nei prossimi anni. Dopo il +0,9% del 2023, la crescita dovrebbe attestarsi in rialzo dello 0,7% nel 2024 e nel 2025. Un rallentamento è atteso nel 2026 e nel 2027, con il completamento del Pnrr. Poi, la crescita dovrebbe tornare al suo potenziale. L’inflazione, invece, è attesa in calo a una media dell’1,7% nel 2024, per poi tornare al target del 2% nel 2025.
Banche
Uno sguardo infine al sistema bancario, che resta solido – prosegue il Fondo – ma i cui rischi potrebbero aumentare, in seguito alla delle misure di sostegno eccezionali. L’attuale aumento dei profitti bancari dovrebbe essere usato per rafforzare la resilienza in caso di potenziali shock nel futuro.