Ci siamo. Dopo circa due anni, si vede la fine della politica restrittiva della BCE. L’ultima conferma è arrivata da Philip Lane, capo-economista della Banca Centrale Europea, che, in vista della riunione politica del 6 giugno, ha dichiarato al Financial Times che l’istituto di Francoforte è pronto a tagliare i tassi di interesse, al momento al 4,5%, a partire dalla prossima settimana. “A meno di grosse sorprese, in questo momento i dati che vediamo sono sufficienti per rimuovere il livello massimo di restrizione”, ha detto al quotidiano inglese.
I dubbi dopo i dati sui salari
Lane ha affermato che la BCE deve mantenere i tassi in territorio restrittivo quest’anno per garantire che l’inflazione continui ad allentarsi e non si blocchi al di sopra dell’obiettivo della banca (il 2% ndr), il che “sarebbe molto problematico e probabilmente piuttosto doloroso da eliminare”. Inoltre – ha poi aggiunto – il ritmo con cui la banca centrale abbasserà i costi di prestito della zona euro quest’anno sarà deciso valutando i dati per determinare se è sicuro e proporzionale.
Vale la pena ricordare che, la BCE ha promesso di tagliare i tassi di interesse il 6 giugno, anche se alcuni analisti hanno iniziato a ridurre le loro aspettative di ulteriori riduzioni dopo i dati sui salari più forti del previsto. La crescita delle retribuzioni negoziate nell’eurozona è aumentata leggermente nel primo trimestre del 2024, rafforzando la tesi della cautela nel tagliare i tassi dai massimi storici.
Secondo i dati pubblicati dalla Banca centrale europea lo scorso 23 maggio, la crescita delle retribuzioni oggetto di rinnovo si è attestata al 4,7% nel primo trimestre 2024 su base annua contro il +4,5% registrato nei tre mesi precedenti. La crescita dei salari è dunque tornata ai livelli del terzo trimestre 2023 quando si era registrato un rialzo del 4,7%.
Tuttavia, Lane ha affermato che “la direzione complessiva dei salari indica ancora una decelerazione”. Il modo migliore per inquadrare il dibattito di quest’anno è che dobbiamo ancora essere restrittivi per tutto l’anno”, ha detto Lane, aggiungendo: “Ma all’interno della zona di restrittività possiamo scendere un po’”.
Dal Pil alla spesa pubblica: gli effetti positivi di un taglio dei tassi
La riduzione dei tassi di interesse, oltre ad essere un evento fortemente atteso da chi ha sottoscritto un mutuo, per via della riduzione attesa della rata mensile soprattutto quella variabile, avrà ricadute positive anche sulle casse dello Stato alla luce del successo dei Bot e dei Btp.
Secondo una recente analisi di Unimpresa, tra il 2023 e il 2027, gli interessi dovuti ai sottoscrittori di titoli di Stato aumenteranno di quasi 25 miliardi di euro, registrando un incremento del 32% da 78 miliardi a 103 miliardi. La curva della spesa per interessi sul debito pubblico cresce costantemente, passando dal 3,8% del 2023 al 4,4% del 2027 rispetto al PIL.
Durante il quadriennio, la spesa per i sottoscrittori delle obbligazioni emesse dal Tesoro aumenterà di 24,9 miliardi, con un incremento del 31,7%. Questo aumento è considerato un effetto indesiderato della politica monetaria della Banca Centrale Europea, che ha portato a un rialzo del tasso di interesse base e, di conseguenza, degli interessi obbligazionari.
Non solo. Un taglio del costo del denaro dovrebbe spingere in alto la crescita. Sempre secondo il Centro studi di Unimpresa, il PIL è atteso dal +0,7-0,8% atteso quest’anno, al +1,2-1,3% messo in conto nel 2025.
“Nel momento in cui ci avviciniamo alla fine degli effetti della stretta monetaria, cerchiamo di guardare con ottimismo al futuro economico del nostro Paese. Gli indicatori attuali ci offrono segnali incoraggianti su diversi fronti fondamentali, che dovrebbero sostenere una crescita robusta del pil nel 2025, che il nostro Centro studi stima fino all’1,3%. Il recupero del potere d’acquisto delle famiglie, anzitutto, è un segnale particolarmente positivo” ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.