Il Rendiconto Costi e Oneri, introdotto dalla direttiva MiFID II nel 2018, è uno strumento fondamentale per garantire trasparenza e tutelare gli investitori italiani. Tuttavia, a oltre sei anni dalla sua entrata in vigore, emerge ancora una scarsa consapevolezza e conoscenza di questo documento tra gli investitori, come evidenziato da un’analisi di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria indipendente, realizzata su un campione di 1.329 investitori tra clienti e non clienti.
Che cosa è il Resoconto Costi e Oneri
Obbligatorio per banche e gli intermediari finanziari, ha l’obiettivo di rendicontare tutti i costi e gli oneri effettivamente sostenuti dai clienti per i propri investimenti con una cadenza (almeno) annuale. Nel documento devono quindi essere esplicitate tutte le voci di costo, compresi gli oneri fiscali, sia in assoluto che in percentuale, in modo tale da rendere possibile per i clienti il confronto tra servizi e strumenti finanziari diversi, disincentivando quella che purtroppo è stata per anni la prassi degli intermediari finanziari, che tendevano a celare dietro strutture commissionali complesse e articolate i costi addebitati.
Consapevolezza lontana
Nonostante le raccomandazioni della Consob nel 2020 per migliorare la disclosure e la comprensibilità del documento, e sebbene il campione analizzato abbia un livello medio di istruzione elevato (in cui ad avere una laurea è il 60% dei rispondenti, un quarto dei quali in discipline economico-finanziarie), il 35% dei clienti e il 48% dei non clienti ha una conoscenza nulla o limitata dell’esistenza di un documento chiamato “Rendiconto Costi e Oneri”. E sono il 62% delle donne contro il 34% degli uomini.
Interessante notare che la consapevolezza cresce al crescere dell’età e della propensione al rischio: il profilo più esperto sembra essere Boomer (71%), con propensione al rischio elevata (70,5%) e un patrimonio medio investito superiore ai 65.000 euro (63%).
Più si approfondisce il contenuto del Rendiconto, più le conoscenze degli intervistati si fanno vaghe: solo il 30% sa con esattezza quali informazioni sono riportate in questo importante documento. Del resto, anche tra chi è certo di aver ricevuto almeno un Rendiconto Costi e Oneri nella sua esperienza di investitore, ossia circa il 50% del campione, solo il 33% afferma di averlo effettivamente letto, trovandolo chiaro ed esaustivo.
“Ritengo importante ricordare che nel maggio del 2020 la Consob ha formulato una serie di raccomandazioni per stimolare una migliore individuazione della disclosure dei vari costi e oneri all’interno del Rendiconto, e per facilitare la comprensione del significato delle singole voci elencate e della loro incidenza sulla performance totale, nonché la comparazione con i documenti ricevuti da altri intermediari. In ottemperanza a queste disposizioni, l’industria del risparmio è chiamata ad impegnarsi per rendere più chiaro il documento – anche attraverso un maggior utilizzo di tabelle, glossari, numeri riepilogativi – e per veicolare in maniera diretta il suo contenuto, senza diluirlo con altre informazioni che potrebbero risultare fuorvianti. L’obiettivo ultimo dovrebbe sempre essere aiutare chiunque, anche i non addetti ai lavori, ad avere una comprensione più immediata del tema.“ha detto Andrea Rocchetti, Global Head of Investment Advisory di Moneyfarm.
Investitori, il 70% ignora il Rendiconto
Resta minimo anche il livello di coinvolgimento degli investitori sul tema: oltre due terzi di coloro che dichiarano di aver ricevuto il documento negli anni passati non ne hanno mai discusso con il proprio consulente, e la metà afferma di non aver mai ricevuto neanche una notifica proattiva della pubblicazione del Rendiconto o di averlo dovuto cercare nell’area riservata del proprio home banking.
“Si tratta sicuramente di un segnale di scarsa sensibilità dell’industria sul tema, ancora più grave se si considera che ogni giorno gli investitori vengono inondati da comunicazioni proattive di ogni tipo, spesso a fini commerciali.» commenta Rocchetti.
Si aggiunga che quasi il 70% degli intervistati ignora o sa solo vagamente che gli intermediari sono tenuti per legge a inviare il Rendiconto entro il 30 aprile di ogni anno e solo il 3% è a conoscenza della possibilità di richiedere il documento in forma analitica e ha effettivamente chiesto di visionare la versione dettagliata delRendiconto, fondamentale per poter conoscere non soltanto il costo complessivo del proprio portafoglio, ma anche le potenziali inefficienze in termini di costo dei singoli strumenti nell’ambito della propria esposizione complessiva.
Rocchetti, ha concluso:
“Nonostante siano trascorsi oltre sei anni dall’entrata in vigore della MiFID II, l’indagine di Moneyfarm mette in luce come vi sia ancora un ampio numero di investitori che non sa a che cosa ci si riferisca quando si parla di “Rendiconto Costi e Oneri” e che magari crede che la consulenza prestata dalla propria banca o intermediario finanziario sia a titolo gratuito. Un fatto ancora più paradossale se si considera che in Italia il costo per gli investimenti è tra i più alti al mondo. Le istituzioni e noi operatori finanziari siamo quindi chiamati ad un’opera di rieducazione finanziaria, per aumentare la consapevolezza del pubblico retail circa i costi a cui si va incontro quando si sottoscrive un prodotto o un servizio finanziario. I costi rappresentano infatti l’unica variabile certa di un investimento e solo avendo accesso ad informazioni trasparenti in tempi utili è possibile prendere decisioni con cognizione di causa“.