Investimenti

Elezioni Usa: tre scenari possibili, i settori azionari più avvantaggiati e svantaggiati

Mentre si avvicina sempre più la data delle elezioni Usa, in calendario il prossimo 5 novembre, gli investitori sono sempre più concentrati su come allineare le view di mercato al potenziale risultato di novembre.

Ieri, il re dei Bond” Bill Gross, co-fondatore, nel 1971, della società di gestione degli investimenti Pimco, si è detto pessimista per quanto riguarda l’impatto sul mercato obbligazionario di un’eventuale presidenza Donald Trump. In un’intervista con il Financial Times, Gross ha detto chiaramente che “Trump è il più ribassista dei candidati semplicemente perché il suo programma elettorale è a favore di tagli fiscali e piani di investimento più costosi”.

Ma sul fronte azionario?  In questo articolo esaminiamo quali settori azionari potrebbero essere avvantaggiati o svantaggiati in base al risultato elettorale, secondo Elliot Hentov, Head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors e Rebecca Chesworth, Senior Equity Strategist di SPDR ETFs.

Elezioni Usa: atteso un testa a testa

Partiamo dalle previsioni sugli esiti finali. Secondo gli esperi di State Street Global,

“le stime sull’esito rimangono molto ravvicinate. Il nostro dashboard elettorale (composto da dati macroeconomici, cambiamenti demografici, tendenze elettorali post-2020, fondamentali politici, modelli di raccolta fondi e altri fattori) indica una probabilità prossima alla parità nella corsa alla Casa Bianca, una conquista quasi certa del Senato da parte dei repubblicani e una corsa alla Camera dei Rappresentanti che favorisce in misura modesta una maggioranza democratica”.

Investimenti settoriali durante le passate elezioni

Dal 1960, i cambiamenti di partito al potere hanno portato a un modello relativo all’anno delle elezioni in cui il premio per il rischio di incertezza si presenta nel secondo trimestre, per poi ridursi in prossimità del giorno delle elezioni.

“È vero che solitamente gli investitori aumentano la loro esposizione azionaria dopo l’evento, e spesso in modo prociclico. Tuttavia, prevediamo che gli investitori cercheranno di “scommettere sulle elezioni” prima del 5 novembre, e ci aspettiamo volumi di trading elevati negli ETF settoriali nei prossimi mesi. Si tratterebbe di un cambiamento rispetto ai flussi di ETF che da oltre un anno favoriscono prevalentemente gli indici azionari a base ampia (come l’MSCI World) piuttosto che i settori, i fattori o i singoli Paesi. Il motivo: i rendimenti settoriali, in media, sono variati di più negli anni delle elezioni che in quelli non predominati da votazioni politiche, e questo è aumentato nel mese di novembre” spiegano gli esperti, che ipotizzano tre scenari che avrebbero un impatto in ambito politico e normativo all’indomani delle elezioni.

Tre scenari per il post elezioni

I tre scenari, ipotizzati da State Street Global, sono:

  1. Una vittoria del partito repubblicano con il pieno controllo di tutti i rami del governo federale;
  2. Una vittoria di Trump con un Congresso diviso, dove i democratici controllano la Camera e i repubblicani hanno la maggioranza al Senato;
  3. Una vittoria di Biden con un Congresso diviso come nello scenario 2.

In particolare, “Lo scenario 1 è simile a quello del 2016, ma le circostanze sono diverse. Le aliquote fiscali iniziali più basse, il deficit fiscale molto più elevato e i rendimenti obbligazionari più elevati richiedono che il mercato risponda diversamente all’espansione fiscale. Ci aspettiamo che un eventuale rally del mercato azionario sia relativamente limitato e di breve durata, a seconda dell’entità della risposta del mercato obbligazionario e del previsto aumento dei rendimenti a lungo termine. Tuttavia, ci sarebbero dei settori che godrebbero di un vantaggio normativo e persino fiscale” spigano gli analisti in una nota in cu aggiungono che “Lìlo scenario 2 includerebbe lo stesso stimolo normativo, ma a nostro avviso il quadro fiscale sarebbe meno significativo. Nessuno di questi venti di coda è presente nello scenario 3, in cui il Presidente Biden rimane in carica. In questo caso, ci aspettiamo un numero limitato di nuove iniziative normative e un lieve cambiamento nella traiettoria fiscale”.

Inflazione

Secondo Una vittoria repubblicana potrebbe tradursi in deficit fiscali più ampi, tassi più alti e un dollaro più forte, con il rischio di un rallentamento della crescita tendenziale. Inoltre, la probabilità di un aumento dei dazi, in particolare sulle merci cinesi importate negli Stati Uniti, e il potenziale impatto a cascata sui prezzi fanno sì che l’aumento dell’inflazione torni ad essere un tema rilevante.

Regolamentazione

Gli esperti di State Street Global premettono che un’ondata di deregolamentazione potrebbe essere vantaggiosa per il settore finanziario, in particolare per le banche, ma sarebbe probabilmente più contenuta rispetto alla precedente amministrazione Trump.

“Il fallimento di cinque banche di piccole e medie dimensioni lo scorso anno potrebbe limitare l’interesse per la deregolamentazione. In caso di vittoria di Trump, ci aspettiamo un aumento dei tassi e una curva dei rendimenti più ripida, tradizionalmente utili per i margini delle banche, anche se ciò potrebbe essere compensato da una crescita più lenta dei prestiti e da un aumento delle morosità per le banche”.

Un’area – aggiungono – che sicuramente cambierà sarà quella del framework ESG, con meno requisiti sulla rendicontazione della carbon footprint e limiti allo sviluppo e alla commercializzazione di prodotti ESG da parte dell’industria degli investimenti.

Sul fronte tecnologico, invece, indipendentemente da chi vincerà le elezioni, la previsione è per una maggiore regolamentazione delle Big Tech, soprattutto in considerazione dell’accelerazione dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale (AI) e della sua potenziale portata, nonché della preoccupazione relativa ai social media.

Politica estera

Una presidenza Trump – si legge nella nota – rafforzerebbe la spesa per la difesa del G7. Inoltre, la propensione di Trump per i dazi sui beni strumentali e il probabile reshoring favorirebbero il settore industriale, in particolare negli Stati Uniti.

Commercio internazionale

Sebbene l’aumento dei dazi sia probabile in entrambi i casi, gli esperti dicono che con Trump la situazione potrebbe essere più disordinata.

“Le aspettative di una presidenza Trump 2.0 includono l’imposizione di tariffe commerciali sulle merci cinesi, in particolare, importate negli Stati Uniti. Viste le dichiarazioni precedenti, sono a rischio anche le forniture di alluminio e acciaio, nonché di componenti per le automobili e le automobili stesse provenienti dal Messico e da altri Paesi. I costi potrebbero aumentare per i produttori di auto e di beni di consumo, nonché per le imprese di costruzione. Due conflitti significativi stanno già destabilizzando i mercati delle materie prime e minacciando le catene di approvvigionamento. Se dovessero emergere altre minacce, le aziende potrebbero affrettare gli sforzi introdotti durante la pandemia per riallocare un maggior numero di attività. Ciò potrebbe avvantaggiare le società che offrono competenze logistiche e i consulenti del settore industriale. Come nel caso dei dazi, questo potrebbe avere un ampio impatto sull’inflazione statunitense”

Energia

L’insieme delle tematiche raggruppate sotto la voce Energia, tra cui la politica ambientale o dell’energia pulita, è probabilmente quello che apporterà maggiori disruption. “Le potenziali azioni di un’amministrazione repubblicana potrebbero vedere l’estensione delle operazioni sui combustibili fossili e una riduzione della regolamentazione ambientale. Qualsiasi espansione delle dimensioni e della portata degli appalti per la trivellazione sarebbe rilevante per le major del settore oil&gas e probabilmente vedrebbe gli Stati Uniti consolidare la loro posizione di maggior produttore mondiale di greggio. L’energia è attualmente un settore interessante per gli investitori, visti i venti di coda sia dal punto di vista geopolitico che dalla possibilità di un’inflazione più elevata per lungo tempo”

Settore sanitario

Premesso che non si tratta di una campagna elettorale incentrata sull’assistenza sanitaria, le questioni sanitarie del post-Covid potrebbero ancora avere i riflettori addosso insieme ai diritti di aborto.

“Non ci aspettiamo che l’Affordable Care Act venga modificato significativamente, data la sua enorme popolarità, anche se potrebbe essere limitato qualora i repubblicani ottenessero il controllo del Congresso. Un rischio residuo per le aziende farmaceutiche è rappresentato dai tentativi di ridurre i prezzi dei farmaci da prescrizione nell’ambito dell’IRA. Questo rischio è più accentuato in caso di rielezione di Biden, ma non ne teniamo conto. Riteniamo quindi che il settore sanitario non sarà relativamente influenzato dalle elezioni e che questo offra una buona posizione difensiva con una dinamica degli utili in miglioramento”.