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Sofia Gioia Vedani, ceo di Planetaria Hotels: «Fattore umano, la strategia per mantenere alta la competitività»

di Gustavo Marco Cipolla


Sofia Gioia Vedani, amministratore delegato del gruppo Planetaria Hotels, racconta la sua brillante carriera che spazia dalla formazione in architettura all’imprenditoria. Vedani ha saputo infondere nei suoi progetti gli stessi valori di passione, amore e tenacia che l’hanno accompagnata fin dagli studi al Politecnico di Milano.

Principi che, come sottolinea entusiasta, non solo ispirano la mission e la vision aziendale ma ne sono il motore trainante, trasformando le strutture dell’hôtellerie in una realtà di successo nell’universo dell’ospitalità.

Un approccio originale che valorizza il genius loci e reinventa ogni immobile partendo dalle peculiarità della destinazione e della città. Le sfide affrontate nel mondo alberghiero, la sinergia tra sostenibilità e innovazione, le strategie per mantenere alta la competitività in un mercato in continua evoluzione puntando sul “fattore umano”.

Così Planetaria Hotels promuove l’inclusività e la diversità, sia nel team di lavoro che nell’accoglienza degli ospiti, mediante un impegno costante dell’azienda nella responsabilità sociale e nei progetti benefici come “CasAmica Onlus”.

Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti da Vedani, spicca il prestigioso “Premio Marisa Bellisario” per l’imprenditoria femminile, testimonianza del suo straordinario contributo al settore.

Da architetto a imprenditrice, quali valori e principi ispirano la mission e la vision di Planetaria Hotels?

«Ritrovo e coltivo me stessa in ciascuna delle attività che svolgo, vi ripongo passione, amore e tenacia, le stesse di quando ero una studentessa di architettura al Politecnico di Milano che guardava al futuro con il desiderio di costruire, letteralmente, grandi cose. Quei sogni e quelle visioni si sono avverati e me ne tengo stretti l’orgoglio e la soddisfazione che mi procurano ogni giorno. Quindi sono proprio passione, amore e tenacia quelle caratteristiche, più che principi nel senso stretto del termine, che ispirano il mio lavoro di imprenditrice e architetto e quello di tutto il mio team».

Come è riuscita a trasformare il gruppo dell’hôtellerie in una realtà di successo nell’industria dell’ospitalità?

«Ho avuto la pazienza di aspettare che arrivassero le intuizioni giuste. Non ho mai rincorso il successo economico immediato e a tutti i costi: gli hotel che ho scelto di realizzare sono stati pazientemente cercati e pensati. Complice la mia specializzazione in urbanistica, negli anni ho riscoperto l’importanza della destinazione come punto dal quale partire per valorizzare gli immobili alberghieri che man mano acquistavo e reinventavo, e differenziare quindi l’offerta di ospitalità. È proprio dal genius loci che ricavo l’ispirazione per ridisegnare la storia e il futuro degli immobili che decido saranno i miei alberghi. La chiave del successo di ogni struttura alberghiera appartenente a Planetaria Hotels fonda le sue radici nel luogo, nel quartiere e nella città che le ha dato i natali. Per questo motivo, ho sempre deciso di non costruire ex-novo immobili bensì di ascoltare la voce della città che mi racconta una sua storia dalla quale parto per modellare la mia offerta ricettiva».

Quali sono le sfide nel gestire un’azienda nel settore alberghiero e come le affronta?

«L’hôtellerie italiana ha una grande e lunga storia che le attuali generazioni di hôteliers hanno ben in mente come benchmark. Entrare in questo modo è stato inizialmente un salto nel buio: arrivo da una famiglia di imprenditori nel campo della metallurgia e il mio domani professionale era pensato per proseguire in questo ambito, ma la vita riserva sempre sorprese inaspettate e la differenza la si fa se si ha il coraggio di accettarne l’offerta con piglio e tenacia. La sfida principale, quindi, è stata con la me ragazza e le aspettative che avevo per il mio futuro. Accettare un cambiamento di rotta all’epoca è stato una deflagrazione, ma ciò mi ha permesso di comprendere che, nel settore alberghiero, è proprio l’affrontare il continuo mutamento di prospettive la vera sfida. Così sono preparata ad affrontarla quotidianamente».

In che modo sostenibilità e innovazione si fondono nell’esperienza offerta dai suoi hotel?

«Sostenibilità e innovazione si alimentano generando un circolo virtuoso che, negli anni, ha reso Planetaria Hotels un trendsetter del settore alberghiero italiano. La nostra offerta, in tutte le strutture del gruppo, riassume la propensione all’innovazione all’interno di un contesto che sceglie di collocare la sostenibilità, in tutte le sue forme, al centro del progetto imprenditoriale. Una scelta importante, pur consapevoli che anticipare i tempi, molto spesso, significa anche scontrarsi con un contesto culturale e sociale non sempre pronto ad accogliere o alimentare questo tipo di progettualità. Tuttavia, essere innovatori vuol dire anche questo. Ad oggi, tutti i nostri hotel sono protagonisti di audit volti alla certificazione di tale impegno. Un’attività che ci permette di verificare e valutare il nostro operato e che restituisce importanti linee guida per la programmazione del nostro futuro. Un percorso che riguarda “noi” come gruppo ma anche come singole persone, che tutti i giorni scelgono di compiere azioni sostenibili apprese o riscoperte sul luogo di lavoro. Come ho avuto modo di spiegare in occasione di una recente conferenza stampa sul tema, la sostenibilità è un valore distintivo per la mia famiglia: il mio bisnonno Vincenzo fu il primo ad intuire le potenzialità legate al riciclo dell’alluminio, quando il riuso non era ancora una pratica diffusa. Ma non ci fermiamo qui, l’impegno sociale, il senso di appartenenza e di responsabilità nei confronti delle città che ci ospitano e una governance che tiene ugualmente conto delle voci maschili e femminili hanno sempre fatto parte di noi, ed è l’imprinting che vogliamo dare a tutti i nostri alberghi».

Le strategie adottate per mantenere alta la competitività di Planetaria in un mercato in continua evoluzione?

«Puntare sul fattore umano, questa è la strategia principale per mantenere alta la nostra competitività. Ogni giorno accogliamo centinaia di esseri umani diversi, prendersi cura e valorizzare le diversità è senza dubbio il nostro progetto più impegnativo».

Durante la Milano Design Week, il luminoso progetto installativo “Going Bananas”, realizzato da Slide con l’artista Marcantonio, ha coinvolto Hotel Indigo che fa parte del gruppo. Una scelta di marketing oltre che estetica?

«Una scelta di accoglienza, soprattutto. I nostri hotel sono contenitori di cose ed eventi che si sviluppano nelle città che li ospitano. Nel mondo Milano è bandiera della migliore creatività nel design e il Salone del Mobile è un momento irrinunciabile sia per gli addetti ai lavori che per i cittadini stessi. Ho sempre desiderato che i nostri alberghi tenessero sempre ben aperte le porte all’innovazione, ambito nel quale Slide e Marcantonio lasciano una loro personalissima impronta».

Gli step per promuovere l’inclusività e la diversità nel suo team di lavoro e nei confronti degli ospiti?

«Così come diversi tra loro sono gli ospiti che accogliamo, la promozione dell’inclusività e della diversità si riflette anche sul team di lavoro. L’equilibrio tra pari opportunità e retribuzione tra i generi è garantito, così come è ascoltato il contributo che ciascun componente della nostra squadra vuole fornire all’azienda, per le competenze e le qualità personali che possiede. Ci stiamo anche avvicinando a un’inclusività più concreta, appoggiandoci ad associazioni come Valuable che ci consentono di entrare in contatto con risorse umane impiegabili nei nostri hotel e che appartengono a realtà sociali per le quali il mondo del lavoro ha di solito costruito più barriere che opportunità».

Tra i numerosi riconoscimenti, nel 2011 ha ricevuto il prestigioso “Premio Marisa Bellisario” per l’imprenditoria femminile. Cosa ha significato per la sua carriera?

«Marisa Bellisario è un virtuosissimo esempio di come gli esseri umani di genere femminile possono, a pieno titolo, svolgere funzioni manageriali e dirigenziali al pari di un individuo di genere maschile. Ricevere un premio a lei intitolato, ha significato il rafforzamento di questa consapevolezza sia in me stessa che agli occhi di tutti gli operatori del settore nel quale svolgo la mia attività imprenditoriale».

Responsabilità sociale e progetti benefici come si inseriscono nella sua visione aziendale?

«La responsabilità sociale è un asset connaturato alla nostra realtà aziendale. Planetaria Hotels dedica il suo lavoro anche ad un’ospitalità che tende la mano al prossimo per aiutarlo nelle sue difficoltà. Con fierezza, sostiene da diverso tempo CasAmica Onlus, un’organizzazione di volontariato fondata da mia madre, Lucia Vedani, che da oltre trent’anni accoglie i malati e i loro familiari costretti a soggiornare lontano da casa, anche per lunghi periodi, per ricevere le cure di cui hanno bisogno dalle strutture ospedaliere. L’Associazione gestisce a Milano, con l’aiuto di novanta volontari, quattro case di accoglienza, di cui tre dedicate agli adulti e una ai bambini, per un totale di circa 100 posti letto. Da agosto 2016, sono state aperte due nuove case, una a Lecco e una a Roma, che hanno portato CasAmica a raddoppiare l’accoglienza. Appoggiamo con entusiasmo, attraverso differenti modalità di intervento, altri importanti progetti quali il Premio Wondy, il Museo Bagatti Valsecchi o il Gala Dinner de La Scuola d’Italia a New York».

I prossimi obiettivi e le future espansioni?

«Ci saranno presto delle belle novità a riguardo, ma per ora non posso svelarle».