Inflazione in calo, avvio della politica monetaria espansiva, ripresa dei consumi e del settore manifatturiero, valutazioni dei titoli vicini ai minimi storici rispetto alle azioni globali: sono tutti fattori che creando un contesto “straordinariamente positivo per gli asset rischiosi europei”.
Ne sono convinti Evan Brown, Head of Multi-Asset Strategy, UBS Asset Management e Luke Kawa, Director of Investment Solutions UBS Asset Management, che confermano per il periodo estivo il sovrappeso sulle azioni europee e sul credito, i cui spread pur essendo storicamente ristretti, offrono ancora una maggiore protezione rispetto alle controparti statunitensi.
“L’entità dello sconto di valutazione dell’Europa rispetto alle azioni globali appare ormai estrema. Il rapporto P/E forward a 12 mesi dell’Europa rispetto all’indice MSCI All Country World è tornato a livelli raggiunti solo in periodi di forte stress finanziario come la crisi finanziaria globale, la crisi dell’eurozona, lo scoppio della guerra Russia-Ucraina e nel settembre 2022, quando le aspettative di una recessione europea erano molto diffuse. L‘Europa appare inoltre relativamente conveniente su base settoriale e rispetto ai rendimenti obbligazionari. Sul fronte del credito, gli spread in Europa sono relativamente attraenti rispetto alle controparti statunitensi, nonostante i migliori fondamentali sottostanti” si legge nella nota.
Gli esperti continuano, mettendo in evidenza:
Mentre gli Stati Uniti e il Giappone hanno dominato i rendimenti azionari di questo ciclo, riteniamo che sia il turno dell’Europa di registrare una sovraperformance. Tuttavia, le nostre prospettive ottimistiche per l’Europa devono essere considerate nel contesto del più ampio posizionamento pro-ciclico e di rischio globale che abbiamo assunto quest’anno. La conclusione è che il PIL nominale dei mercati sviluppati sta crescendo a un ritmo più sano rispetto all’ultimo ciclo economico, anche se prevediamo una campagna di allentamento monetario globale.
Finché l’economia globale rimarrà in buona forma, come prevediamo, riteniamo che gli asset rischiosi dovrebbero offrire valore, anche se il ritmo dell’allentamento monetario è più lento di quanto alcuni vorrebbero. Prevediamo che le obbligazioni globali continueranno a essere scambiate entro un range, poiché il processo di disinflazione richiede tempo e la crescita rimane resiliente. Con i progressi compiuti verso gli obiettivi delle banche centrali, la volatilità delle obbligazioni dovrebbe diminuire, sostenendo il carry del credito e delle valute.
Anche le prospettive delle imprese europee appaiono più rosee, anche alla luce dei recenti dati macro:
“I PMI dell’eurozona, che storicamente hanno una discreta correlazione con la crescita del PIL, si sono rafforzati di 0,6 punti a maggio, grazie al balzo di 2,3 punti dell’indice manifatturiero. Il PMI composito dell’intera eurozona è aumentato di 6 punti cumulativi dal suo minimo dell’ottobre 2023 ed è tornato in territorio espansivo dal marzo 2024. È importante notare che l’economia europea è più sensibile ai tagli dei tassi rispetto a quella statunitense. Il debito bancario, societario non finanziario e ipotecario europeo tende a essere fluttuante o di durata molto più breve rispetto a oltreoceano. Pertanto, i tagli dei tassi dovrebbero essere più rapidi nel loro effetto sull’economia, dando un ulteriore impulso alla ripresa organica dell’Europa”.