Inizio di settimana all’insegna di nuovi record storici delle Borse mondiali. Sotto i riflettori Tokyo, dove corsa è stata alimentata dalla debolezza dello yen, mentre negli Stati Uniti a trainare i rialzi è stato ancora una volta il settore tecnologico. Il rally è inoltre spinto anche dalle speranze di un potenziale taglio dei tassi da parte della Federal Reserve già a settembre, che potrebbe essere confermato oggi nel corso dell’intervento del presidente Jerome Powell al Congresso.
Doppio record a New York e Tokyo
Ma veniamo ai dati. La Borsa di Tokyo ha archiviato la seduta odierna con un nuovo record storico di chiusura dell’indice Nikkei che ha segnato un rialzo del 2% a 41580,17 punti, mentre l’indice più ampio Topix ha guadagnato lo 0,97% a 2.895,55 punti.
I nuovi record seguono di poche ore quelli messi a segno a Wall Street dall’indice S&P 500 e dal Nasdaq, che hanno chiuso la giornata di ieri rispettivamente in rialzo dello 0,1% a 5.572,85, mentre il Nasdaq Composite è avanzato dello 0,28% a 18.403,74. Il Dow Jones Industrial Average ha segnato invece un ribasso di 31 punti, pari allo 0,08%, a 39.344,79.
A New York ancora una volta a dominare è comparto tech: “Parlando delle Big 5 (Apple, Amazon, Nvidia, Google, Microsoft), ossia quelle societá che hanno una market cap superiore ai 2.000 miliardi e ai 3.000 miliardi, siamo arrivati ad un ammontare complessivo di capitalizzazione pari a circa 14.000 miliardi di dollari. Oramai le cifre sono talmente elevate che non ci si rende piú conto della forza e della potenza che hanno questi titoli in confronto agli altri quotati negli stessi indici.
Per fare un banale esempio, se ci fosse un ribasso di solo il -2% su queste 5 societá contemporaneamente, avremmo lo stesso effetto del fallimento di AMD, in pratica verrebbero distrutti 280 miliardi di market cap (market cap di AMD) con un solo -2%”.
Cresce attesa per taglio Fed
L’indice S&P 500 viene dalla quarta settimana positiva nelle ultime cinque, grazie all’ottimismo che si respira sul fatto che l’allentamento dell’inflazione negli States – e le eventuali sacche di debolezza dell’economia – potrebbero portare a un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
L’indice dei prezzi al consumo di giugno, che sarà pubblicato giovedì, potrebbe rafforzare queste speranze. La scorsa settimana, intanto, i dati sul lavoro hanno evidenziato un leggero raffreddamento del mercato dell’occupazione, alimentando le aspettative di un taglio dei tassi a Washington. Sebbene a giugno l’economia statunitense abbia aggiunto più posti di lavoro del previsto, si è registrato anche un inatteso aumento del tasso di disoccupazione, passato al 4,1% dal 4%.
Secondo il CME FedWatch Tool, gli operatori prevedono attualmente due tagli dei tassi di interesse nel 2024, il primo dei quali a settembre.
“Riteniamo che il contesto fondamentale rimanga favorevole alle azioni, grazie alla solida crescita economica e degli utili, ai tagli dei tassi d’interesse e all’aumento degli investimenti nell’IA”, ha scritto Vincent Heaney, strategist di Ubs, in una nota di lunedì.
Come posizionare il portafoglio azionario
Cosa aspettarsi per i prossimi mesi? Se tra gli analisti, c’è che non esclude un forte calo degli indici azionari, in generale gli operatori continuano a lavorare sulle attese di un possibile allentamento monetario della Fed a settembre che possa sostenere la crescita degli utili (questa settimana parte la stagione dei conti del secondo trimestre ndr), in un contesto in cui l’economia Usa sta evidenziando segnali di rallentamento.
“Nel contesto attuale, riteniamo improbabile che la Fed possa contrastare la tendenza globale alla riduzione dei tassi, ma è anche probabile che si muova più lentamente di quanto molti si aspettino. Se la Fed taglierà una o due volte quest’anno, il livello dei tassi d’interesse statunitensi rimarrà piuttosto elevato” hanno spiegato Saira Malik, Chief Investment Officer e Anders Persson, Chief Investment Officer, Head of Global Fixed Income di Nuveen, aggiungendo che “nel complesso, prevediamo che la volatilità dei mercati aumenterà con l’avvicinarsi delle elezioni Usa a novembre, ma a prescindere dall’esito, la rimozione dell’incertezza dovrebbe alla fine calmare i mercati e stimolare un po’ di appetito per il rischio”.
Passando ad analizzare le strategia di portafoglio, i due esperti hanno spiegato: “nel complesso, preferiamo concentrarci sui segmenti di maggiore qualità, orientandoci verso i settori e le aree geografiche che offrono vantaggi a livello di fondamentali e di valutazione. Abbiamo invece una view meno positiva sulle aree maggiormente sensibili all’economia o ai tassi d’interesse”
Più in dettaglio negli Stati Uniti, vengono preferite le large cap alle small cap (che tendono a non performare altrettanto bene quando la crescita economica rallenta). Mentre buone opportunità sono intraviste nei settori che possono beneficiare del boom dell’intelligenza artificiale.
“A livello settoriale, le nostre aree di interesse includono l’energia (forti dinamiche di domanda e offerta) e la tecnologia (in particolare software e semiconduttori, che dovrebbero essere resistenti in caso di rallentamento della crescita)”.
Al di fuori degli Stati Uniti – hanno poi concluso – “riteniamo che le azioni giapponesi siano interessanti con il Giappone che sta finalmente uscendo dalla sua decennale battaglia contro la deflazione. E sebbene la BOJ stia lentamente aumentando i tassi, la politica monetaria rimane tra le più accomodanti al mondo. Anche alcuni mercati emergenti, caratterizzati da un valore relativo e da un miglioramento degli utili, appaiono interessanti, come ad esempio la Cina, favorita dalla ripresa dell’economia”.