Il fondatore di Archegos, Bill Hwang, è colpevole di frode e manipolazione del mercato. È il verdetto emesso dalla giuria del tribunale federale di Manhattan nei confronti dell’ex patron del fondo d’investimento, giudicato quindi responsabile del crollo della sua società di investimenti privati da 36 miliardi di dollari nel 2021. La giuria, che ha iniziato le deliberazioni martedì, ha dichiarato Hwang colpevole di 10 degli 11 capi d’imputazione e Patrick Halligan, suo vice in Archegos, colpevole di tutti e tre i capi d’imputazione a cui era stato sottoposto.
Non è la prima volta che Hwang si trova nei guai: l’ ex gestore del fondo speculativo Tiger Asia, era già stato condannato dalla SEC americana nel 2012 per insider trading.
Che cosa è successo
Per capire i contorni della vicenda, occorre fare un passo indietro nel 2021. La sua società Archegos Capital, un “family office” che gestisce patrimoni di famiglie ricche, scommette pesantemente su pochi titoli azionari utilizzando strumenti derivati ad alta leva finanziaria. Operazioni finanziate per 40 miliardi di dollari (quattro volte la disponibilità di Archegos) da alcune banche.
Quando i prezzi delle azioni crollano, nel marzo 2021, le banche chiedono depositi aggiuntivi, che Archegos non è in grado di fare. Le banche sono quindi costrette a vendere i titoli che sostenevano gli swap di Hwang, azzerando un valore presunto di 100 miliardi di dollari per gli azionisti.
Ma non finisce qui. Lo schema messo in piedi da Hwang causa inoltre 10 miliardi di dollari di perdite presso le banche che avevano prestato denaro. Tra queste ultime, Credit Suisse (5,5 miliardi di dollari) che ha sfiorato il fallimento nel marzo 2023, prima di essere rilevato dalla rivale UBS.
Le accuse
Durante il processo, i pubblici ministeri hanno dichiarato Hwang responsabile per aver danneggiato i mercati finanziari statunitensi e gli investitori comuni, causando perdite significative alle banche, agli operatori di mercato e ai dipendenti di Archegos.
Secondo i pubblici ministeri, Hwang ha accumulato segretamente quote di partecipazione superiori alla media in diverse società senza detenere effettivamente le loro azioni, mentendo alle banche finanziatrici le dimensioni delle posizioni derivate con l’obiettivo di prendere in prestito miliardi di dollari che lui e il suo vice avrebbero poi utilizzato per gonfiare artificialmente le azioni sottostanti.