Mentre cresce la preoccupazione sui livelli raggiunti dal debito federale degli Stati Uniti, salito alla cifra record di 35.000 miliardi di dollari, gli investitori più facoltosi fanno incetta di oro. Timori che si infittiscono anche in vista di una possibile vittoria del candidato repubblicano, Donald Trump, alle presidenziali Usa di novembre. Il Congressional Budget Office, organo di controllo fiscale indipendente, prevede che, nel 2029, il debito degli Stati Uniti supererà il livello massimo della seconda guerra mondiale, pari al 106% del Prodotto interno lordo.
Boom di acquisti nel secondo trimestre
Tornando all’oro, i dati del secondo trimestre 2023, emersi nel rapporto del World Gold Council, parlano chiaro: gli acquisti privati non ufficiali del bene rifugio per eccellenza sono saliti a 329 tonnellate nei tre mesi fino a giugno, quasi cinque volte di più rispetto al trimestre precedente. Ciò ha contribuito a far salire la domanda di oro a 1.258 tonnellate nel trimestre, il livello più alto nel periodo aprile-giugno dall’inizio delle registrazioni nel 2000, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente.
Tutto questo spiega in parte l’impennata del prezzo dell’oro, che ha toccato il massimo storico di 2.483,60 dollari per oncia all’inizio del mese. Dietro i rialzi ci sarebbero le crescenti aspettative di un taglio dei tassi di interesse – che avvantaggerebbe gli asset non redditizi come il metallo prezioso, riducendo i rendimenti delle obbligazioni – e dall’incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali statunitensi. Il metallo è scambiato intorno ai 2.400 dollari per oncia.
John Reade, strategist di mercato del WGC, ha affermato che, l’analisi dei dati, mostra chiaramente che i family office statunitensi sono uno dei principali gruppi che stanno acquistando lingotti a man bassa, insieme ai ricchi asiatici e turchi: questi ultimi stanno puntando al metallo prezioso in seguito alla drastica svalutazione della lira.
Negli investimenti, l’oro e il settore aurifero, in generale, svolgono un ruolo di diversificazione, in quanto presentano una correlazione inversa con altri asset finanziari. In pratica il metallo giallo può migliorare il profilo rischio/rendimento di un portafoglio nel medio e lungo periodo.
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Cosa c’è dietro la corsa dei prezzi
La corsa all’acquisto da parte di individui e famiglie facoltose arriva mentre i flussi verso i fondi negoziati in borsa sostenuti dall’oro sono diventati positivi nelle ultime settimane, segno che gli investitori occidentali stanno comprando nel rally.
A questo proposito, Charlotte Peuron, Equity Fund Manager, Crédit Mutuel Asset Management: Gold sector ha spiegato che:
“L’aumento del prezzo dell’oro a 2.400 dollari l’oncia è stato guidato dagli investitori occidentali, attraverso l’acquisto di ETF sull’oro, e dal contesto finanziario più favorevole per il metallo. Data la tendenza al ribasso del dollaro USA (rispetto alle altre valute) e dei tassi di interesse reali statunitensi, prevediamo che il trend dell’oro continuerà”.
La tendenza al rialzo dei prezzi dell’oro – spiega Charlotte Peuron – risale al 2022 e i fattori alla base di questo movimento sono: la domanda sostenuta di gioielli; gli investimenti in oro fisico (monete e lingotti) da parte degli investitori asiatici, gli acquisti massicci da parte delle banche centrali dei Paesi emergenti, e della Cina in particolare, che desiderano diversificare le loro riserve di valuta estera e ridurre così la loro esposizione al dollaro USA.
“Anche se la Cina, dopo 17 mesi consecutivi di acquisti, sembra essersi presa una pausa, riteniamo che gli acquisti delle banche centrali rimarranno un fattore di sostegno, poiché le loro riserve auree rappresentano ancora solo il 4-5% di quelle valutarie”.
Peurun ricorda infine che l‘esposizione all’oro può essere ottenuta attraverso le società minerarie quotate in borsa.
“Attualmente, i produttori d’oro operano in un contesto favorevole: produzione elevata, prezzi dell’oro elevati (prezzo medio 1° trimestre 24 $2073/oz, 2° trimestre 2024 $2337/oz), costi di produzione controllati (costi medi di mantenimento: $1400 per oncia). Questo ambiente sta generando free cash flow e rendimenti per gli azionisti, due fattori che favoriscono l’aumento del valore dell’azienda. La ripresa è già iniziata, a partire dal 28 febbraio 2024, quando il Nyse Arca Gold Miners è balzato di oltre il 44% mentre l’oro è salito solo del 18%”.