Le banche italiane si stanno comportando meglio di quelle tedesche e francesi per quanto riguarda la qualità del credito. E’ quanto è emerge dallo studio “Market Watch Npl” elaborato dall’ufficio studi di Banca Ifis e presentato a Cernobbio in occasione della tredicesima edizione del Npl Meeting, l’annuale appuntamento dedicato all’industria del credito deteriorato che è stata intitolata “Step Forward”.
Grazie al percorso di de-risking intrapreso dalle banche del nostro Paese e alle politiche pubbliche di sostegno alle imprese, nei primi sei mesi del 2024 le banche italiane evidenziano una significativa riduzione dello stock di crediti deteriorati (Non performing exposures) che cala di 5,1 miliardi di euro tra il primo trimestre 2023 e il giugno 2024, tendenza opposta alla media europea che invece cresce di 16 miliardi di euro, in particolare per le banche tedesche (+9,4 miliardi di euro) e francesi (+8,8 miliardi di euro).
L’andamento dei crediti nelle banche italiane
Per il 2024 Banca Ifis si attende quindi un calo dei flussi di nuovi crediti deteriorati per le banche italiane a 15 miliardi di euro, per poi registrare con un moderato aumento nel 2025.
Di conseguenza lo stock di crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane si attesterà a 51 miliardi di euro a fine anno. Si tratta di un dato in linea con quello del 2023, che confermerebbe l’Npe ratio del sistema bancario italiano al di sotto della soglia del 5% definita in passato dall’Eba.
Inoltre le banche significative del nostro Paese evidenziano anche una importante riduzione dello stage 2 ratio, ovvero di quei crediti performing che evidenziano un aumento significativo del rischio di credito a causa principalmente di un temporaneo peggioramento nelle condizioni economiche dei debitori, che passa dall’11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, azzerando il gap con la media europea. A livello prospettico, lo Stage 2 Ratio dovrebbe mantenersi su livelli in linea con quelli della media europea.
Lo stock complessivo di crediti deteriorati
Secondo le stime degli analisti a fine 2024 lo stock di Npe in Italia in circolazione (banche + gestori specializzati nel recupero crediti) dovrebbe ridursi a 290 miliardi di euro. Qualora confermata tale stima, il dato rivelerebbe la riduzione di circa 71 miliardi di euro di Npe tra il 2015 e il 2024, resa possibile grazie al lavoro dell’industria italiana degli Npl.
Stando alle stime di Banca Ifis, tale calo è destinato a proseguire almeno fino al 2026 quando lo stock totale degli Npe italiani dovrebbe attestarsi a 277 miliardi di euro, per un calo complessivo totale del 23% (pari a -84 miliardi di euro dal 2015).
“Si tratta di una ulteriore conferma dell’eccellente lavoro svolto dalle banche italiane e dagli operatori dell’industria del credito deteriorato. Dal 2015 in poi, questi ultimi hanno saputo accompagnare con efficacia il sistema bancario liberando sofferenze e permettendo la generazione di nuovo credito. Oggi, davanti a un contesto macroeconomico incerto, l’industria deve adattarsi rapidamente ai cambiamenti di contesto normativo e di mercato. I minori nuovi flussi attesi di credito deteriorato portano ad una necessaria valorizzazione di quanto già presente sul mercato, che richiede anche l’ottimizzazione dei portafogli in essere. La reinterpretazione della strategia e il vivace mercato secondario stanno permettendo all’industria del credito deteriorato di continuare il proprio lavoro, aiutando le banche a mantenere l’Npe ratio intorno la soglia del 3% raggiunta lo scorso anno”, ha dichiarato Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis.
In calo i volumi transati di Npe
Alla luce della riduzione degli Npe anche i volumi transati dagli operatori specializzati nella gestione dei crediti deteriorati hanno fatto registrare un costante decremento: nel 2024, si stima saranno transati circa 24 miliardi di euro di Npl e Utp. Per il biennio 2025- 2026 si stimano volumi di transato Npl pari a circa 18 miliardi di euro annui e di circa 5 miliardi di euro di UtP, che consentiranno di mantenere l’Npe ratio delle banche intorno alla soglia del 3%.
In questo contesto, secondo Banca Ifis il mercato primario sarà sempre più competitivo e con prezzi in aumento a causa degli inferiori volumi di nuova offerta, mentre ci si aspetta un riassestamento del mercato secondario che sarà trainato da una ottimizzazione dei portafogli in gestione.