Tokyo, borsa chiude in rialzo: Nikkei cresce dell’1,9%
La Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta odierna con un deciso rialzo, segnando un aumento dell’1,9% per l’indice Nikkei, che ha raggiunto i 38.651,97 punti. Questo trend positivo è stato alimentato principalmente dai produttori dell’industria pesante e dalle aziende del settore elettronico.
L’indice allargato Topix ha registrato un incremento dell’1,7%. Il recupero rispetto alla significativa flessione del giorno precedente è stato attribuito alla convinzione che le politiche della futura amministrazione Ishiba non influenzeranno negativamente i mercati azionari e obbligazionari, come sottolineato in un report da un analista di Smbc Nikko Securities.
Tra le performance più rilevanti del Nikkei, Kawasaki Heavy Industries ha segnato un balzo dell’8,3%, seguita da Mitsubishi Heavy Industries con un aumento del 7,8%. Anche le società di elettronica Tdk e Rohm hanno mostrato una crescita significativa, entrambe con un incremento del 6,8%.
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Piazza Affari chiude debole con le altre borse europee. I dati Usa su inflazione core Pce e Pil rafforzano la visione cauta della Fed
Wall Street apre senza grandi variazioni in una giornata caratterizzata dalla pubblicazione di importanti dati macroeconomici, con particolare attenzione all’indice Pce sull’inflazione, preferito dalla Federal Reserve. In vista del Ringraziamento, i mercati saranno chiusi domani e opereranno in modalità ridotta venerdì. Dopo un inizio stabile, il Dow Jones registra un lieve incremento, mentre S&P 500 e Nasdaq mostrano leggere perdite. Il petrolio Wti segna un aumento marginale al Nymex.
Negli Stati Uniti, le richieste di mutui sono in aumento grazie al calo dei tassi d’interesse per la prima volta in oltre due mesi. Secondo la Mortgage Bankers Association, le richieste totali sono cresciute del 6,3%. Le domande di mutuo per l’acquisto di una casa sono particolarmente in crescita, registrando un aumento del 12% rispetto alla settimana precedente.
Stellantis annuncia la chiusura della fabbrica di Luton, concentrando la produzione a Ellesmere Port per allinearsi alla transizione verso i veicoli elettrici nel Regno Unito. La decisione, influenzata dalle politiche del governo britannico, mette a rischio 1.100 posti di lavoro, ma promette nuove opportunità a Ellesmere Port.