Continua la discesa in Borsa del titolo Stellantis, che non riesce ad alzare la testa sotto i colpi delle revisioni al ribasso degli analisti. Pesano anche la congiuntura del comparto e la debolezza della produzione che, nel primo semestre del 2024, ha registrato un vero e proprio crollo. Cosa sta succedendo?
Crolla produzione, la situazione rischia di peggiorare
Partiamo dalla produzione. I dati pubblicati ieri da FIM (Federazione italiana Metalmeccanici) Cisl sono da paura: dopo tre anni di crescita, nei primi sei mesi del 2024, la produzione di autovetture e furgoni commerciali della quarta casa automobilistica al mondo per volume è stata di 387.600 unità contro le 567.525 del 2023. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo e perdono sia gli autoveicoli che i veicoli commerciali. Precisamente le autovetture registrano un -40,7% con 237.700 unità e i veicoli commerciali un –10,2% con 149.900.
Volumi – dicono dal sindacato – che sono destinati a peggiorare. “Se l’andamento riscontrato nel terzo trimestre venisse confermato nell’ultimo, la produzione si aggraverebbe ulteriormente con le auto sotto i 300 mila e la produzione complessiva, considerando i veicoli commerciali, scenderebbe sotto quota 500 mila, con meno di un terzo dei volumi del 2023 (751 mila). Per poter rispettare l’obiettivo di 1 milione di veicoli nel 2030 stabilito a livello governativo, il Gruppo Stellantis dovrebbe raddoppiare le produzioni. Crollo dei volumi sui mercati e transizione verso elettrico e digitale, una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante”.
Commentano ancora dal sindacato:
La difficile situazione italiana e le recenti drammatiche notizie provenienti dalla Germania e dal Belgio di chiusure di stabilimenti con migliaia di licenziamenti evidenziano l’urgenza di interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della UE, con mirate politiche industriali e con risorse specifiche, anche da parte del nostro Governo, e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica. La situazione del settore automotive in Italia e in Europa diventa sempre più critica. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale.
Cè da dire che quello di Stellantis non è un caso isolato. La casa automobilistica, nata dalla fusione tra Fiat Chrysler e la francese PSA, sta facendo i conti co un rallentamento generale del settore.
“Il quadro per il settore automobilistico rimane complesso. Sebbene il risveglio della Cina porti di benefici, è pur vero che in Europa i produttori cinesi di auto elettriche hanno mostrato segnali di rallentamento, con un crollo delle vendite: le immatricolazioni sono quasi dimezzate ad agosto rispetto all’anno precedente, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 18 mesi. Le difficoltà non risparmiano nemmeno i colossi europei, con Volkswagen che venerdì scorso ha lanciato il suo secondo profit warning dell’anno, tagliando le stime su fatturato, profitti e flusso di cassa, a causa della domanda in calo. La casa automobilistica tedesca ora prevede di consegnare meno veicoli quest’anno rispetto al 2023, segnando il quarto anno consecutivo di declino nelle vendite negli ultimi cinque anni” ha riportato in una nota Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Riviste al ribasso le stime per l’anno
Prendendo atto della congiuntura, Stellantis, alla prese tra l’altro con i costi di rilancio delle sue attività Jeep e Dodge negli Stati Uniti, pochi giorni fa ha ricalibrato le proprie previsioni per l’anno, riducendo il margine operativo a un range compreso tra il 5,5% e il 7%, ben al di sotto delle precedenti stime a doppia cifra.
Anche il flusso di cassa libero industriale è stato rivisto drammaticamente: ora ci si aspetta un range compreso tra -5 e -10 miliardi di euro, rispetto alle precedenti previsioni positive. Stellantis, nel tentativo di ridurre le scorte in Nord America, punta a non superare le 330.000 unità in inventario entro la fine dell’anno, accelerando così un obiettivo inizialmente fissato per il primo trimestre del 2025.
“Ma non è solo una questione di numeri: le azioni del gruppo sono crollate del 47% rispetto ai massimi, mentre i magazzini pieni in Nord America e le tensioni con i lavoratori in Italia e negli Stati Uniti—che minacciano scioperi a causa dei tagli alla produzione—aggravano la situazione. Solo sei mesi fa, Stellantis veniva celebrata come una delle vincitrici del settore, in grado di superare brevemente le rivali tedesche in termini di valore di mercato, grazie a un bilancio solido, una posizione competitiva negli Stati Uniti e una strategia flessibile nell’elettrico. Oggi, però, la sua posizione appare decisamente più fragile”, spiega Debach.
Sempre sul caso Stellantis, David Pascucci – Analista di Mercato per XTB , fa notare:
“Non solo i problemi per Volkswagen, ora abbiamo anche il gruppo Stellantis che ritiene avere problemi anche in Nord America con cali di performance dovute ad auto invendute e a causa dell’avanzamento della concorrenza cinese, altra economia momentaneamente in difficoltá. Si vendono poche auto, questo si rispecchia nella guidance. Su questo aspetto del settore automotive dobbiamo riflettere in quanto negli ultimi anni questo settore, a livello globale, ha visto molti finanziamenti aperti per l’acquisto dell’automobile. Ció significa che meno automobili vendute, aprono la finestra di riflessione su minori finanziamenti aperti, finanziamenti che vanno ad alimentare una spesa che risulta particolarmente importante per il consumatore medio che vede l’automobile come la spesa piú importante dopo l’acquisto di un immobile. Attenzione a questo settore che potrebbe essere il faro di un rallentamento economico globale che giá era nell’aria e che potrebbe di fatto confermare la situazione macro precaria di cui parliamo oramai da qualche mese”.
Titolo a picco
In questo scenario, continua intanto la debolezza del titolo. Questa mattina, le azioni Stellantis hanno aperto le contrattazioni a pizza Affari, segnando un calo del 4% circa sotto i 12 euro. Nell’ultimo mese le perdite sono state del 20% circa (-52% in sei mesi).
Anche il giudizio degli analisti si fa più pessimista. Ieri Barclays ha tagliato il giudizio sul titolo a Equal Weight portando il target price a 12,5 euro dai 23 euro precedenti mentre Bernstein ha rivisto al ribasso il prezzo obiettivo a 11 euro per azione dai precedenti 18 euro (confermato il rating Market Perform).