Dopo 40 anni di assenza, in occasione dell’80° anniversario della sua morte (1944), ritorna al Palazzo Reale di Milano una grande mostra dedicata al pittore norvegese Edvard Munch, con cento opere provenienti dal museo Munch di Oslo. Ma chi è Edvard Munch? È l’autore del famoso quadro dal titolo “L’urlo”, “Skrik” il titolo originale, di cui ne fece quattro versioni. La terza, quella del 1895, appartiene ora ad un collezionista privato ed è stata venduta all’asta da Sotheby’s alla cifra record di 120 milioni di dollari, tanto da essere considerata una delle opere più preziose al mondo.
Una vita a cavallo del secolo lungo.
Edvard nasce a Løten nel 1863 e muore a Oslo nel 1944. È stato fra la seconda metà del XIX secolo e i primi quarant’anni del XX secolo uno dei più innovativi pittori del suo tempo, generando con le sue opere un vero e proprio cambiamento nella storia dell’arte. Il suo nome è stato spesso associato ad altri due grandi artisti, Paul Gauguin e Vincent Van Gogh, per aver superato, così come hanno fatto loro, la visione oggettiva della realtà rappresentata dagli impressionisti trasmettendo ai suoi dipinti una forte carica soggettiva, esprimendo le sue emozioni e il suo stato d’animo. Munch fu un precursore dell’espressionismo: quella corrente pittorica che ha come fondamento l’espressione individuale dell’artista, il pittore non rappresenta l’oggetto o la figura così come si presenta nella realtà, ecco perché spesso nei suoi quadri le immagini sono deformate. Il suo scopo è rappresentare come “sente” quella realtà e non come appare.
Nelle opere di Munch leggiamo la sua realtà interiore, non le cose così come ci appaiono, l’esatto contrario del naturalismo. Munch influenzò moltissimo il movimento dell’espressionismo tedesco, con il quale entrò in contatto dopo aver presentato a Berlino nel 1892 il suo rivoluzionario corpus di opere, dedicato alle varie fasi della vita umana, dal titolo “Fregio della Vita,” dipinti che provocarono grande scandalo, tanto che la mostra fu chiusa dopo appena una settimana.
Le opere destarono però l’ammirazione di un gruppo di giovani artisti tedeschi che videro nelle opere di Munch una nuova arte, alternativa a quella ufficiale, in grado di rappresentare non solo il mondo esterno, ma il mondo interiore dell’uomo. Così il 2 maggio del 1898 quello stesso gruppo creò un’associazione culturale detta “Secessione di Berlino”, sostenitrice di una produzione artistica nuova e distante dalla pittura d’Accademia. I tempi stavano cambiando e una nuova arte era alle porte.
Disperazione e angoscia nelle sue opere.
La vita di Munch è stata funestata da eventi tragici, che hanno influenzato profondamente la sua vita e la sua pittura. La mamma del pittore morì quando lui aveva cinque anni e anche la sua giovane sorella morì di tubercolosi a sedici anni. Queste circostanze segnarono la vita dell’artista, che attraverso la sua arte rievocherà il dramma dell’esistenza umana, con i suoi conflitti psicologici e le sue paure. Disperazione, angoscia, sofferenza sono sentimenti presenti nelle sue opere e raggiungono l’apice nell’“Urlo della natura” rappresentato nel suo quadro più celebre.
La solitudine e la rappresentazione della morte sono temi dominanti nei suoi quadri: “La morte nella camera della malata”, “La madre morta e la bambina”, “L’ Ansia”, “Amore e dolore”, “Sera sul viale Karl Johan”… I personaggi di Munch hanno uno sguardo fisso e rassegnato. Nessuno si aspetta nulla, sono soli e soffrono.
Verrebbe da chiedersi perché andare a vedere una mostra di un’artista, che seppur geniale, è così drammatico. Semplicemente perché, nonostante la drammaticità, la sua pittura è potente come un uragano, libera, sinuosa, è viva!!! I colori sono forti, rossi come il sangue e neri come la morte, sono colori che vibrano e trasmettono suoni, i suoi quadri sono contenitori di forti emozioni primordiali, che aprono una porta all’interno di ognuno di noi, attraverso un’intensa carica emotiva.
Così scrisse Munch a proposito della sua pittura: “Non dipingerò più interni con uomini che leggono e donne che ricamano. Dipingerò la vita di persone che respirano, sentono, soffrono e amano” e i quadri di questo “genio tormentato” sono vivi, toccano l’anima e gridano nel silenzio.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre di Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti al magazine