Economia

Inps: un pensionato su tre incassa meno di mille euro

Sono circa 4,8 milioni, circa tre su dieci, i pensionati italiani che possono contare su redditi da pensione inferiori a mille euro al mese. Lo rileva l’ultimo l’Osservatorio Inps sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari, che ha messo in luce non solo la crescita della spesa previdenziale ma anche le disuguaglianze esistenti all’interno del sistema pensionistico italiano. Nel 2023 sono stati quasi 1,7 milioni, pari al 10,5% del totale, coloro che hanno incassato assegni inferiori a 500 euro, un livello inferiore alla alla soglia di povertà. Allo stesso tempo, coloro che godono di un assegno pensionistico superiore ai 2mila euro al mese, rappresentano il 38,4% del totale ma assorbono il 60% della spesa.

Il gender gap pensionistico

I dati dell’Osservatorio confermano inoltre la persistenza del divario tra uomini e donne nei redditi da pensione. Un fenomeno che ricalca quanto succede nel mercato del lavoro con gli uomini che possono contate su carriere più lunghe e salari più alti oltre a tassi di occupazione medi più elevati.

Qualche numero per inquadrare il gender gap pensionistico. In Italia, le donne rappresentano la quota maggioritaria sul totale dei pensionati con il 52%, ma gli uomini percepiscono il 56% dei redditi pensionistici: l’importo medio dei redditi percepiti dagli uomini è infatti superiore a quello delle donne del 35% (24.671 contro 18.291 euro).

Le donne con assegni inferiori a 1.000 euro al mese sono oltre tre milioni, in pratica una pensionata su tre, e tra queste quasi un milione (959.986) può contare su prestazioni da pensione per meno di 500 euro al mese , l’11,5% del totale.

Spesa Inps

La spesa nel complesso dell’anno ha superato i 347 miliardi di euro con un aumento del 7,7% rispetto al 2022, crescita legata soprattutto al recupero dell’inflazione. Come sempre, a pesare maggiormente sono stati i trattamenti di vecchiaia e di anzianità, ai quali sono stati destinati in totale poco più di 254 miliardi.

Per gli assegni pensionistici i più ricchi, in pratica quelli che superano il tetto di 5mila euro lordi al mese, percepiti da poco più di 400mila persone l’Inps spende più che per i 4,8 milioni di pensionati con i redditi più bassi, circa 34,4 miliardi a fronte di 33,5.

Tipologie di pensioni

Complessivamente, nel 2023, l’INPS ha erogato oltre 22,9 milioni di prestazioni pensionistiche con un reddito medio annuale di circa 21.382 euro. Il numero totale dei pensionati è aumentato dello 0,6%, raggiungendo circa 16,2 milioni.

Nello stesso anni, il 19,8% delle pensioni è stato di tipo assistenziale, comprendendo invalidità civili e pensioni sociali. La maggior parte delle pensioni (77,5%) è invece di tipo previdenziale, che include le pensioni di vecchiaia e superstiti.

Il gruppo più numeroso tra i beneficiari è costituito dai titolari di pensioni di vecchiaia, che ammontano a circa 11,4 milioni. Di questi, il 28% riceve anche trattamenti assistenziali o indennitari. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle pensioni, quest’ultima mostra una concentrazione maggiore nelle regioni settentrionali dell’Italia.

Le pensioni d’oro

Come fa notare l’Unione Nazionale Consumatori,  nel 2023 i pensionati che hanno avuto un reddito da pensione complessivo inferiore a 500 euro al mese sono stati 1.699.780, ma costano allo Stato solo l’1,7% della spesa pensionistica complessiva, 5.998 milioni, mentre chi percepisce oltre 5000 euro costa il 9,9% del totale.

“Se le pensioni d’oro sopra i 5000 euro, pur riguardando solo il 2,6% dei pensionati, costano allo Stato 34.438 milioni, oltre 5,7 volte in più rispetto ai redditi pensionistici sotto i 500 euro, che costano appena l’1,7% della spesa complessiva, allora vuol dire che il nostro sistema pensionistico è iniquo e andrebbe rivisto, visto che la linea di povertà per un single è di 726,53 euro” ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Nessuno vuole togliere i diritti acquisiti, ma bisognerebbe che almeno non ci fossero pensionati costretti a chiedere le elemosina per strada o a mettersi in fila alle mense della Caritas, cose non degne di un Paese che vuole definirsi civile. Inoltre, nulla vieta, nel rispetto dei pronunciamenti della Consulta, di ripristinare in via temporanea e una tantum, con questa manovra, il contributo di solidarietà per le pensioni più elevate”.