Le elezioni statunitensi si avvicinano, ma l’esito rimane incerto. Per quanto riguarda il posizionamento dei nostri portafogli, manteniamo il focus sulle prospettive macroeconomiche di lungo termine, evitando di farci distrarre troppo dalle dinamiche preelettorali e dalla polarizzazione politica. Le prospettive per l’economia americana appaiono solide, con una crescita robusta e tassi di interesse più bassi, che dovrebbero sostenere gli asset finanziari. Nel breve termine, però, non si possono ignorare le conseguenze dell’esito elettorale sui mercati, che guarderanno non solo a chi vincerà la corsa alla presidenza, ma anche al Congresso, se sarà o meno “diviso”, con i repubblicani al controllo della Camera e i democratici al Senato o viceversa.
Posto che dovremo attendere giorni prima dell’esito definitivo, al momento i sondaggi indicano un aumento della probabilità di una vittoria trumpiana, anche se lo scenario principale continua ad essere quello di un risultato diviso. La storia indica che proprio i risultati divisi tendono ad essere i più favorevoli per l’azionario, dal momento che i mercati preferirebbero un certo grado di inerzia legislativa. Se, storicamente, i mercati azionari statunitensi sono rimasti piuttosto cauti nel periodo preelettorale, per poi registrare un rally all’indomani del voto, in un contesto politico polarizzato come quello attuale, non si può escludere l’eventualità di un periodo di volatilità sui listini subito dopo le elezioni.
In generale, il programma repubblicano prevede tasse più basse, deregolamentazione e tariffe più elevate sulle importazioni, mentre quello democratico prevede tasse più elevate per le aziende e dazi inferiori: questo potrebbe portare ad una reazione delle azioni a stelle e strisce migliore rispetto a quella delle azioni non-Usa in caso di vittoria di Trump. A nostro avviso, il cambiamento nel sentiment dei consumatori dipenderà in larga misura dal fatto di aver votato per il candidato vincitore o per quello perdente. Per quanto riguarda ciò che è già prezzato nei mercati, i commentatori ricordano che le due convinzioni dominanti nel 2016 (“Hillary Clinton vincerà” e “I listini crolleranno in caso di vittoria di Trump”) si sono entrambe rivelate errate. Ad oggi i mercati azionari starebbero prezzando una vittoria di Trump, considerandola un fattore abbastanza positivo, probabilmente per via della politica di sostegno fiscale alle aziende. Sul fronte del reddito fisso, invece, il recente aumento dei rendimenti obbligazionari riflette una visione meno ottimistica sui tagli dei tassi di interesse. Se ciò è, in parte, dovuto a dati macroeconomici più solidi, d’altro canto gli investitori sono consapevoli del fatto che una vittoria repubblicana comporterebbe probabilmente dazi più elevati e un deficit fiscale maggiore, entrambi fattori che potrebbero favorire l’inflazione e portare maggiori pressioni politiche sulla Federal Reserve.