Il countdown è iniziato e domani, martedì 5 novembre 2024, milioni di statunitensi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo inquilino della Casa Bianca, tra il repubblicano Donald Trump e la democratica Kamala Harris. Ma come si vota negli Stati Uniti? E quando si saprà il nome del vincitore?
Come si vota in Usa: il collegio elettorale
Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti seguono un sistema di suffragio universale indiretto attraverso il Collegio Elettorale. Sebbene i cittadini votino per un candidato alla presidenza, il loro voto è tecnicamente per un gruppo di grandi elettori designati dai partiti per sostenere quel candidato. Ogni Stato ha un certo numero di grandi elettori, che corrisponde alla somma dei suoi rappresentanti al Congresso (senatori e deputati). Complessivamente, ci sono 538 grandi elettori, e il candidato che ne conquista almeno 270 vince le elezioni.
Questo sistema implica che, in alcuni casi, il candidato che ottiene la maggioranza del voto popolare su scala nazionale non vinca necessariamente le elezioni. Infatti, se un candidato vince in Stati molto popolosi ma perde in molti Stati piccoli o medi, può ottenere un alto numero di voti complessivi senza però aggiudicarsi i grandi elettori necessari. Questo fenomeno è accaduto in diverse elezioni, come nel 2000 e nel 2016, quando George W. Bush e Donald Trump vinsero la presidenza pur avendo ricevuto meno voti popolari rispetto ai loro sfidanti (rispettivamente Al Gore e Hillary Clinton).
Il Collegio Elettorale è quindi un sistema pensato per bilanciare il peso elettorale tra gli Stati, impedendo che quelli più popolosi abbiano un’influenza eccessiva rispetto a quelli meno popolosi. Tuttavia, questo sistema è spesso al centro di dibattiti, perché può portare a risultati in cui la volontà popolare non coincide con il risultato finale delle elezioni.
Gli Stati Winner takes all e gli Swing States: cosa sono
Nel sistema elettorale statunitensi per le presidenziali, i voti dei cittadini in ogni Stato determinano come vengono distribuiti i voti elettorali di quello Stato. In 48 dei 50 Stati, si applica il sistema winner-takes-all: il candidato che ottiene anche solo un singolo voto in più rispetto all’avversario conquista tutti i voti elettorali di quello Stato. Questo sistema può quindi portare a risultati in cui un candidato vince la presidenza pur non avendo ottenuto la maggioranza dei voti popolari complessivi, concentrando il successo in Stati chiave.
Gli unici Stati che non seguono il sistema winner-takes-all sono Nebraska e Maine, dove viene usato un metodo proporzionale per distribuire i voti elettorali. In questi Stati in particolare, un voto elettorale viene assegnato a ciascun candidato vincitore in ognuno dei distretti congressuali (tre in Nebraska e due in Maine). I restanti voti elettorali (due in Nebraska e due in Maine) vanno al candidato che vince nel conteggio statale complessivo.
Gli swing states o Stati in bilico sono quelli dove il risultato elettorale è incerto e può oscillare tra i due principali partiti (Democratico e Repubblicano). Questi Stati giocano un ruolo cruciale, poiché i loro voti elettorali possono determinare l’esito finale delle elezioni. Gli swing states più importanti variano a ogni ciclo elettorale, ma per le elezioni attuali sono identificati sette Stati chiave: Pennsylvania,
- Michigan,
- Wisconsin,
- Nevada,
- North Carolina,
- Georgia
- Arizona.
Per la candidata democratica Harris, la vittoria in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin è strategica poiché questi tre Stati formano il “blue wall”, ossia una combinazione di Stati che storicamente favoriscono i Democratici. La vittoria in questi Stati potrebbe assicurarle un numero sufficiente di voti elettorali per superare la soglia dei 270 necessari. D’altra parte, Trump è avanti nei sondaggi in North Carolina, Georgia e Arizona, Stati che si prevede possano determinare l’andamento complessivo delle elezioni, rendendo la notte elettorale particolarmente interessante e tesa.
Il voto per posta negli Usa: come funziona
Negli Stati Uniti, milioni di elettori partecipano alle elezioni presidenziali tramite voto anticipato, che può avvenire sia per corrispondenza sia di persona. Questa pratica permette agli elettori di votare in anticipo rispetto all’Election Day, facilitando la partecipazione per chi potrebbe avere difficoltà a recarsi ai seggi l’8 novembre.
Il voto anticipato per corrispondenza prevede che molti Stati inizino a spedire le schede diverse settimane prima dell’Election Day. Ad esempio, in North Carolina, le schede per corrispondenza sono state inviate già a partire dal 6 settembre. Questo permette agli elettori di restituire le schede per tempo, riducendo il rischio di ritardi dovuti alla posta.
Inoltre, molti Stati consentono anche il voto anticipato in presenza in seggi elettorali appositamente designati. Il voto anticipato in presenza è diffuso soprattutto nei grandi centri urbani, dove i volumi di votanti sono elevati e diluire il flusso elettorale aiuta a evitare lunghe attese il giorno delle elezioni. Il voto anticipato e per corrispondenza è diventato particolarmente popolare negli ultimi anni e ha registrato un aumento significativo durante la pandemia, nel 2020, quando circa il 43% degli elettori votò anticipatamente, rispetto al 20-25% delle elezioni precedenti.
Al 31 ottobre, gli elettori di tutto il Paese hanno restituito un totale di 64.550.126 schede elettorali anticipate per le elezioni generali del 2024.
A che ora si chiudono i seggi
L’orario di chiusura dei seggi nelle elezioni presidenziali statunitensi varia tra i diversi Stati a causa dei sei fusi orari che attraversano il Paese, dalla costa Est (Atlantico) fino alle Hawaii nel Pacifico. Alle 00:00 del 6 novembre si chiudono i seggi in Indiana e Kentucky, all’1:00 la chiusura è in Florida, Georgia, South Carolina, Vermont e Virginia. Un’ora dopo, alle 2:00 si chiudono gli i altri Stati, tra cui due swing states cruciali: Pennsylvania e Michigan, dove si potranno vedere le prime proiezioni. Alle 6 si chiudono i seggi in Alaska, l’ultimo Stato a terminare le operazioni di voto.
Quando si saprà chi è il nuovo presidente degli Usa
Prevedere con precisione quando sarà dichiarato il vincitore delle elezioni americane è difficile. Nel 2020, l’elevato numero di voti per corrispondenza, che richiedeva tempo per essere conteggiato, e la cautela nell’interpretare i risultati negli swing states cruciali portarono ad attendere cinque giorni prima che i media dichiarassero Joe Biden vincitore. Il caso del 2000 fu ancora più lungo e complesso, con il risultato rimasto in sospeso per oltre un mese. La corsa si risolse solo il 13 dicembre, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti bloccò il riconteggio delle schede in Florida, assegnando così lo Stato — e la presidenza — a George W. Bush. La vittoria in Florida fu determinata da un margine di appena 537 voti.
Oggi, potrebbe essere necessario attendere alcuni giorni per avere un quadro definitivo, poiché anche piccoli margini di vantaggio in alcuni Stati chiave potrebbero richiedere riconteggi o ulteriori verifiche prima della dichiarazione ufficiale.