Mercati

Wall Street euforica per il Trump-bis: Dow +1.500 punti, miglior seduta da due anni

Wall Street festeggia il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Ieri, nel giorno in cui il candidato repubblicano si è assicurato un nuovo mandato presidenziale, tutti i maggiori indici della Borsa Usa hanno aggiornato i massimi storici.

Dow Jones: +1.500 punti

In particolare, il Dow Jones Industrial Average ha registrato un’impennata di 1.508,05 punti, pari al 3,57%, raggiungendo la chiusura record di 43.729,93 punti. L’ultima volta che le blue-chip del Dow hanno superato i 1.000 punti in un solo giorno è stato nel novembre 2022. Anche l’S&P 500 ha aggiornato il massimo storico, con un balzo del 2,53% a 5.929,04 punti. Il Nasdaq Composite è salito del 2,95%, raggiungendo il suo record di 18.983,47 punti.

Schizza anche il Russell 2000, l’indice di riferimento delle piccole capitalizzazioni, è salito del 5,84%, toccando un massimo di 52 settimane. Si ritiene che le piccole imprese possano trarre benefici maggiori dai tagli fiscali e dalle politiche protezionistiche di Trump.

Tra i titoli, vola Tesla (+14%), il cui amministratore delegato Elon Musk è stato uno dei maggiori sostenitori di Trump. Hanno ricevuto una spinta, le azioni delle banche: JPMorgan Chase (+11,5%) e (Wells Fargo +13%). In spolvero anche la società che fa capo al prossimo presidente Usa, ovvero Trump Media & Technology Group, le cui azioni hanno chiuso in rialzo del 5,9% dopo una sessione di trading volatile.

Nel frattempo, l’oro ha perso 72,70 dollari, il 2,65%, a 2.667,60 dollari all’oncia. Il bitcoin ha aggiornato il proprio record, salendo di circa il 10% a 75.000 dollari, e il dollaro statunitense si è rafforzato, salendo ai massimi degli ultimi cinque mesi. I In rialzo, poi, il rendimento del titolo del Tesoro a 10 anni, salito a circa il 4,45%.

Le ragioni del rally

Ma cosa c’è dietro tanto entusiasmo? Ad alimentare il rally, il fatto che Trump avrà dalla propria parte, probabilmente, anche l’intero Congresso: i repubblicani dovrebbero mantenere infatti la maggioranza alla Camera e riconquistare quella in Senato. Ciò, in teoria, dovrebbe garantire mano libera ad eventuali riforme da parte del nuova amministrazione repubblicana.

Come ricordano molti analisti, Trump è visto come un sostenitore di aliquote fiscali più basse per le imprese, della deregolamentazione e di politiche industriali che favoriscono la crescita interna, tutti elementi che potrebbero fornire maggiore stimolo all’economia statunitense e avvantaggiare gli asset di rischio.

“Sembra una vittoria di Trump alle presidenziali, ma in realtà è anche una vittoria dei repubblicani alla Camera e al Senato. Se ciò accadrà, l’economia statunitense decollerà davvero”, ha dichiarato mercoledì alla CNBC Mark Mobius, presidente del Mobius Emerging Opportunities Fund.

Cosa significa la vittoria di Trump per i mercati

Quale può essere l’impatto di Trump sull’andamento dei mercati? Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm ha spiegato in una nota che nei prossimi mesi, occorre mettere in conto una probabile riduzione delle imposte, dazi commerciali più alti e un ampliamento del deficit fiscale. Misure che dovrebbero tradursi in una crescita più robusta e, potenzialmente, in un’inflazione più elevata.

In questo contesto, le azioni statunitensi potrebbero risultare più appetibili rispetto a quelle globali, che sono maggiormente esposte agli sviluppi del commercio internazionale. Pertanto, per il momento, si tratta di uno scenario favorevole per l’azionario, meno positivo per l’obbligazionario statunitense.

Flax ricorda allo stesso tempo che occorre però considerare che l’innalzamento dei dazi statunitensi è destinato ad innescare una reazione da parte dei partner commerciali degli Usa.

“Dazi più elevati potrebbero rallentare la crescita globale e spingere verso l’alto l’inflazione, poiché una parte di questi aumenti verrebbe inevitabilmente trasferita sui consumatori. Analogamente, Trump aveva sostenuto la necessità di un Dollaro più debole, ma il mix di politiche messo in campo potrebbe suggerire l’opposto. Una soluzione potrebbero essere tassi di interesse più bassi, uno scenario difficile da giustificare in presenza di un’accelerazione di crescita e inflazione”.

Infine, sul fronte fiscale, Flax aggiunge che le politiche repubblicane sembrerebbero orientate all’ampliamento del deficit pubblico, anche se le entrate provenienti dai dazi potrebbero offrire qualche beneficio.

I mercati finanziari hanno finora mostrato disponibilità a finanziare il deficit statunitense, ma le prospettive del debito a lungo termine, sia negli Stati Uniti che a livello globale, appaiono sfidanti, con il rischio che il costo del debito continui a salire. Il mix di politiche proposte da Trump sembra destinato a favorire le imprese statunitensi, con l’abbassamento della pressione fiscale e minori regolamentazioni, anche se le sfide politiche legate a debito pubblico, immigrazione e dazi non sono da sottovalutare.