di David Boyce CEO, Nord America, Schroders Greencoat

Elezioni Usa: cosa significa la vittoria di Trump per la transizione energetica?

Negli ultimi 15 anni, il costo della generazione di energia eolica e solare è crollato e ora compete testa a testa con i costi variabili di produzione di energia da combustibili fossili. Dal punto di vista dei costi per le utility, le energie rinnovabili sono diventate più semplici da approcciare.

Il Presidente Donald Trump ha lasciato intendere di voler porre fine al sostegno economico al settore dell’energia pulita, ma potrebbe avere difficoltà a demolire unilateralmente l’Inflation Reduction Act (IRA). La fine degli incentivi fiscali verdi richiederebbe il sostegno del Congresso degli Stati Uniti, che il nuovo presidente potrebbe non essere in grado di raccogliere dato l’ampio stimolo economico che l’IRA ha prodotto.

Sulla base della nostra analisi dei dati sui progetti di energia verde, abbiamo scoperto che oltre il 50% dei nuovi posti di lavoro e delle spese in conto capitale sono stati annunciati negli stati di tendenza repubblicana rispetto al 20% negli stati di tendenza democratica dall’approvazione dell’IRA.

Tuttavia, è possibile che vedremo un rallentamento della transizione verso l’energia pulita, dato che il presidente Trump potrebbe ostacolare la legge sul clima attraverso azioni esecutive, come l’inasprimento delle regole sulla qualificazione per i crediti d’imposta o il congelamento dell’introduzione di sovvenzioni e prestiti per progetti di energia verde.

Trump potrebbe anche ripristinare la sezione F, che riclassificherebbe il ruolo di migliaia di dipendenti federali. In tal modo, il presidente potrebbe ottenere molta influenza sul personale di istituzioni politiche chiave come l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA). La sua prima amministrazione tagliò i bilanci dell’EPA e limitò le sue attività di regolamentazione. Queste aree sarebbero particolarmente vulnerabili a ulteriori tagli.

Inoltre Alex Monk, Portfolio Manager, Global Resource Equities, Schroders, aggiunge:

“È probabile che le politiche dell’amministrazione Trump saranno più inflazionistiche. I costi di capitale sono un fattore importante sia per lo sviluppo di progetti di energia sostenibile, sia per la domanda di beni energetici puliti da parte dei consumatori. Pertanto, il potenziale di riduzione degli investimenti, i continui ritardi nei progetti e l’adozione più lenta del previsto da parte dei consumatori di tecnologie chiave come i veicoli elettrici, l’energia solare sui tetti e le pompe di calore sono senza dubbio in qualche modo a rischio.

Sebbene l’esito di una vittoria repubblicana crei incertezza a breve termine da un punto di vista di policy, riteniamo che il rischio di un’abrogazione totale di iniziative chiave, come l’Inflation Reduction Act, sia basso.

Inoltre, la politica non è l’unico motore della transizione energetica e gli Stati Uniti non sono l’unico mercato per le aziende di tutto il settore. Abbiamo sempre sottolineato che i driver a lungo termine della transizione energetica globale sono tre: 1) il miglioramento dei costi e delle tecnologie; 2) la crescente domanda dei consumatori e delle imprese di beni e servizi energetici sostenibili; e 3) il sostegno politico a lungo termine. In questo contesto, sebbene il mutevole panorama politico degli Stati Uniti non sarà certamente d’aiuto, non dovrebbe distrarre dalla solidità di altre forze che incoraggiano gli investimenti nel settore.

Infine, a nostro avviso, le valutazioni del settore azionario legato alla transizione energetica stanno già scontando potenziali disruption e cambiamenti”.