Economia

FED riduce speranze su taglio tassi: “non abbiamo fretta”. Giù Wall Street

La Federal Reserve non ha nessuna fretta di tagliare il costo del denaro. Lo ha confermato ieri il governatore della banca centrale americana Jerome Powell, spiegando che la forte crescita economica degli Stati Uniti consentirà alla Fed di decidere con calma quanto e come abbassare i tassi di interesse.

Le attese sui tagli di dicembre

Si riducono così le speranze di mercato e operatori di vedere un nuovo abbassamento del costo del denaro a dicembre, dopo la riduzione, avvenuta una settimana fa circa, di un quarto di punto percentuale del tasso di riferimento della banca centrale, quando la FED ha portato i tassi di interesse nella fascia compresa tra il 4,5% e il 4,75%. Questo fa seguito a un taglio di mezzo punto a settembre.

Ora, secondo il FedWatch Tool del Cme Group, c’è il 62,4% di possibilità – rispetto al 75,4% precedente alle parole di Powell – che la Banca centrale tagli i tassi di 25 punti base per la seconda volta di fila alla prossima riunione, in programma una settimana prima di Natale.

“L’economia non sta inviando alcun segnale che indichi che dobbiamo avere fretta di abbassare i tassi”, ha detto Powell, parlando a Dallas. “La forza che stiamo vedendo nell’economia ci dà la possibilità di prendere le nostre decisioni con cautela”.

Le dichiarazioni arrivano una settimana dopo che il Federal Open Market Committee ha abbassato di un quarto di punto percentuale il tasso di riferimento della banca centrale, portandolo in una fascia compresa tra il 4,5% e il 4,75%. Questo fa seguito a un taglio di mezzo punto a settembre.

Fari sul mercato del lavoro

In una valutazione ottimistica delle condizioni attuali, il numero uno della banca centrale Usa ha definito la crescita interna “di gran lunga la migliore di qualsiasi altra grande economia del mondo”.

Powell ha quindi acceso i riflettori sul mercato del lavoro che, a suo dire, sta reggendo bene nonostante la deludente crescita dei posti di lavoro di ottobre, attribuita in gran parte ai danni provocati dalle tempeste nel sud-est e agli scioperi dei lavoratori. Per quanto riguarda l’inflazione, Powell ha sottolineato che i funzionari della Fed si aspettano che continui ad avvicinarsi all’obiettivo del 2% della banca centrale.

“L’inflazione si sta avvicinando molto di più al nostro obiettivo di lungo periodo del 2%, ma non è ancora arrivato. Siamo impegnati a portare a termine il lavoro”, ha dichiarato Powell, sottolineando che il raggiungimento dell’obiettivo potrebbe avvenire ‘su un percorso a volte accidentato’.

I prezzi alla produzione hanno mostrato un’inflazione ancora persistente, con il dato annuale cresciuto dall’1,9% al 2,4%, a ottobre, contro attese per un rialzo al 2,3%. Mercoledì, i dati sull’inflazione Cpi, ovvero i prezzi al consumo, erano stati in linea con le attese, con il dato annuale aumentato per la prima volta da marzo, dal 2,4% del mese precedente al 2,6%.

A Wall Street scattano i sell

La visione cauta di Powell sul taglio dei tassi ha fatto scendere i titoli azionari e aumentare i rendimenti del Tesoro. Gli operatori hanno anche ridotto le loro aspettative per un taglio dei tassi a dicembre. Il Dow Jones ha perso 207,33 punti (-0,47%), lo S&P 500 ha ceduto 36,21 punti (-0,60%), il Nasdaq ha chiuso in ribasso di 123,07 punti (-0,64%). Il petrolio Wti al Nymex ha guadagnato 27 centesimi, lo 0,39%, a 68,70 dollari al barile.

Ancora una seduta in calo, la quota di fila, per l’oro, che paga lo scetticismo riguardante la possibilità di un forte allentamento della politica monetaria statunitense: persi 12,60 dollari, lo 0,49%, a 2.568,20 dollari all’oncia.

Rendimento del T-bond decennale vicino ai massimi degli ultimi quattro mesi mentre continua a rafforzarsi il dollaro, che ha guadagnato quasi il 3% dal giorno delle elezioni e ora è scambiato ai massimi degli ultimi due anni, secondo il WSJ Dollar Index. Bitcoin in calo dello 0,66% a 89.213 dollari.