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Unicredit-Banco Bpm: per Castagna l’offerta di Orcel è ostile

L’offerta di Unicredit su Banco BPM è considerata ostile. Così il cda della popolare milanese che si è riunito oggi, l’indomani dell’annuncio dell’Ops dell’istituto guidato da Andrea Orcel sulle azioni della banca guidata da Giuseppe Castagna. “L’Ops di Unicredit non è stata in alcun modo preventivamente concordata”, ha fatto sapere il cda di Banco Bpm.

Inoltre “il prezzo offerto non riflette la redditività e il potenziale di creazione del valore” mentre l’ipotesi di una fusione con Unicredit “farebbe venir meno l’autonomia giuridica” si legge nella nota di BPM.

Tali condizioni –sostiene il cda- risultano del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia, e, nell’opinione del Consiglio di Amministrazione, non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco BPM. Tale potenziale è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si aggiungono alle azioni già contenute nel piano industriale 2023-26 e che si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano medesimo, già in parte anticipati al mercato.

Banco BPM contro l’Ops di Unicredit: i motivi del no

Nella nota, Banco BPM ricorda come il mercato ha riconosciuto alla banca “una forte capacità di execution, sovra-performando gli obiettivi di piano annunciati e promuovendo importanti iniziative di rafforzamento dell’assetto delle fabbriche prodotto”.

Tali operazioni hanno permesso di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders – clienti, dipendenti e comunità locali di riferimento – rafforzando in modo significativo il posizionamento competitivo della Banca, che oggi si pone tra i player con le migliori prospettive di crescita nell’attuale scenario di mercato, in condizioni di estrarre dalle fabbriche prodotto un contributo in prospettiva ancora più importante, riducendo nel contempo la propria esposizione al rischio di riduzione dei tassi di interesse.

L’Offerta di Unicredit, continua BPM, espone proprio gli stakeholders “all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione di Banco BPM nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico”.

Al contempo, prevedendo nel minor tempo possibile, la fusione tra le due banche, secondo Banco BPM, tale operazione fa “venir meno l’autonomia giuridica di BBP, Ma discapito del brand e riducendo significativamente la concorrenza sul mercato bancario italiano sia per i clienti retail che per i clienti corporate, in particolare per le PMI ossia il tessuto produttivo a cui storicamente la Banca si rivolge”.

Infine, Banco BPM esprime forte preoccupazione sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale, considerando che “le sinergie di costo lorde stimate sono pari a Euro 900 milioni, ossia più di un terzo della base costi di BBPM”. Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’Offerta.

BPM andrà avanti con Anima

La Banca infine si dichiara “focalizzata sull’implementazione del piano 2023-2026, sull’esecuzione dell’OPA su Anima e sul conseguente aggiornamento del piano industriale, non trascurando alcuna opzione strategica che possa ulteriormente contribuire all’obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders del gruppo Banco BPM”.

Oltre a tali considerazioni, si evidenzia che la promozione dell’Offerta – pur in presenza delle sopra descritte, e come detto inusuali, condizioni di prezzo – comporta l’effetto di assoggettare BBPM alla c.d. passivity rule ai sensi dell’art. 104 del Tuf; questo condizionerà la flessibilità strategica del gruppo, in particolare con riferimento alle condizioni dell’offerta pubblica di acquisto promossa lo scorso 6 novembre da Banco BPM Vita, società interamente partecipata dalla Banca, sulla totalità delle azioni Anima e al recente investimento da parte della banca nel capitale sociale di Monte dei Paschi, determinandosi così un quadro di elevata incertezza.  Viene quindi limitato lo spazio di manovra su base autonoma del management, che in questi anni ha dato prova di un forte track-record in termini di crescita organica e di iniziative straordinarie realizzando con successo, e senza richiedere capitale al mercato, operazioni quali l’integrazione tra BPM e Banco Popolare, il de-risking del portafoglio creditizio, la riorganizzazione del bancassurance, la partnership nella monetica e, in ultimo, le operazioni su Anima e Monte dei Paschi.