Si conclude con un nulla di fatto la possibile fusione tra Allianz GI e Amundi per la nascita di un colosso del risparmio gestito europeo con circa 2.800 miliardi di euro in gestione. La stampa finanziaria internazionale riporta che Allianz avrebbe esaminato le opzioni per valorizzare la divisione Allianz Global Investors, che comprendevano una possibile fusione con un competitor o una vendita parziale.
Neanche un mese fa la notizia che il colosso francese controllato da Crédit Agricole stava trattando l’acquisizione di Allianz Global Investors, società di proprietà del gigante assicurativo tedesco con 555 miliardi di attivi in gestione e una valutazione che potrebbe aggirarsi attorno ai 4 miliardi. Ma poi le trattative si sarebbero interrotte bruscamente.
Allianz-Amundi: cronaca di un matrimonio annullato
La scorsa estate Bnp Paribas aveva messo le mani sulla concorrente Axa Investment Managers per 5,1 miliardi, dando vita a una piattaforma con masse per 1.500 miliardi. Da lì sarebbe partito poi il negoziato tra Allianz e Amundi, ripreso con vigore ad ottobre dopo l’Opa di Bpm su Anima.
A svelare il motivo della rottura è il Financial Times secondo cui Crédit Agricole, controllante di Amundi, avrebbe voluto mantenere una quota di controllo appena sopra il 50%, lasciando così ad Allianz una partecipazione del 30% e il restante 20% al mercato. I tedeschi di Allianz dal canto loro avrebbero voluto una co-leadership. Il braccio di ferro è continuato fino a poco tempo fa quando pare si sia raggiunto un accordo con Credit Agricole disposta a diluire la sua quota sotto il 50%.
Oggi la notizia della rottura. L’asset manager Pimco, anch’esso di proprietà di Allianz, non rientrava nelle trattative.
Il Financial Times ha scritto sabato che un punto critico tra le due parti era la struttura di qualsiasi combinazione e chi avrebbe avuto il controllo della società nata dall’integrazione.
Credit Agricole si inserisce nella partita Unicredit-Banco BPM
Nelle ore scorse in Italia il nome di Credit Agricole è salito alla ribalta inserendosi nella competizione per il controllo di Banco BPM. Il gruppo francese, già tra gli azionisti principali di Banco BPM con una partecipazione iniziale del 9,2%, ha recentemente rafforzato la sua posizione fino al 15%, con l’intenzione di ottenere il via libera per salire fino al 19,9%. Questa mossa segnala chiaramente l’interesse della banca francese di mantenere un’influenza rilevante, se non predominante, sul futuro della banca italiana, anche se ha esplicitamente dichiarato di non avere intenzione di lanciare un’OPA (Offerta Pubblica di Acquisto).
Nel frattempo, l’azione ostile da parte di UniCredit, con un’offerta pubblica di scambio su Banco BPM, mette in evidenza la volontà del suo amministratore delegato Andrea Orcel di espandere il gruppo attraverso acquisizioni aggressive. Tuttavia, il successo dell’operazione dipenderà in gran parte dalla capacità di Orcel di ottenere il supporto di Crédit Agricole, considerando il loro peso significativo nell’azionariato di Banco BPM.
L’incontro programmato per il 20 dicembre tra Andrea Orcel e Philippe Brassac, ceo di Crédit Agricole, è un momento cruciale. I due gruppi condividono un legame tramite Amundi, la società di gestione patrimoniale di Crédit Agricole, i cui prodotti sono distribuiti anche da UniCredit. Questo potrebbe fornire un punto di dialogo per un possibile compromesso o cooperazione.
Tuttavia, le dinamiche restano complesse. Crédit Agricole potrebbe usare la sua crescente influenza per difendere Banco BPM da UniCredit, mantenendo l’indipendenza del gruppo italiano e rafforzando una propria posizione strategica sul mercato italiano. D’altra parte, Orcel potrebbe tentare di offrire concessioni o vantaggi strategici che rendano il sostegno francese più allettante. Gli sviluppi futuri dipenderanno da quanto Crédit Agricole sia disposto a rafforzare la propria presenza su Banco BPM, bilanciando la propria strategia con le dinamiche europee del settore bancario e con i possibili benefici derivanti da un’eventuale collaborazione con UniCredit.