Società

«NO, IL TUNNEL E’ ANCORA LUNGO»

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Un sistema finanziario che ha esagerato al punto da dover ripensare se stesso. Giovanni Tamburi, fondatore e presidente della Tip (Tamburi Investment Partners) non prevede «la fine», ma un «sano cambiamento epocale». Un mondo fatto meno di carta e più di economia reale: «D’ora in avanti vincerà chi ha pochissimi debiti e soldi veri». Ma per cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel non basta un’estate: servono almeno altri 18 mesi.
In cui tutto può succedere, «anche un nuovo pesante declino, nell’ordine del 10-20 per cento delle Borse».

La crisi dei subprime è scoppiata un anno fa. In aprile, mentre i mercati recuperavano un 10%, si diceva il peggio è passato. Pie illusioni, pare. O no?
«Facciamo due conti: le stime sulle svalutazioni nei bilanci delle banche necessarie per archiviare la crisi dei mutui subprime vanno da 500 miliardi a 1.500. Finora ne sono emersi 400: se ha ragione il Fondo monetario internazionale che si colloca salomonicamente in mezzo con 900 miliardi vuol dire che siamo solo a metà strada. E quello dei subprime non è più un club di pecore nere isolate».

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Ci sono altri strumenti a rischio secondo lei?
«Tutta l’area delle cartolarizzazioni legate a creditori un po’ più affidabili dei subprime e quella adiacente delle obbligazioni a bassissimo rating in questo momento sono assolutamente paralizzate. Migliaia di titoli che hanno fatto volare molti bilanci oggi sono clinicamente morti. Le banche dovranno ridimensionarsi ancora molto e ripatrimonializzarsi».

Allora l’ultima grande crisi, quella dei bilanci truccati cominciata con Enron e finita con la legge Sarbanes-Oxley, era ben meno grave di questa?
«Quelle furono truffe, pesanti, ma riconducibili a comportamenti devianti. E sanzionabili. Qui siamo di fronte a un sistema che non funziona più. Perché i soldi veri sono fermi, nessuno si fida più, le banche centrali sono costrette a salvare chi scoppia e a immettere liquidità “fasulla” nel mercato».

Sta dicendo che il tasso d’inflazione è destinato a salire ancora?
«Potrebbe arrivare anche all’8-10%. Perché il petrolio e le altre materie prime non torneranno indietro. E perché, prima o poi, il denaro che oggi serve a tener vivi i mercati smetterà di tappare i buchi e verrà a galla..».

Un’apocalisse finanziaria. Come ne usciremo?
«Ma no, non sta finendo il mondo. Sta solo cambiando. Vedremo, probabilmente, il contrario di quello che abbiamo visto negli ultimi vent’anni: banche che vendono attivi invece di andare a caccia di prede per diventare sempre più grandi e Stati che invece di privatizzare si mettono le mani in tasca per salvare chi traballa troppo».

Un consiglio per chi deve investire?
«Cash is king, liquidità sovrana. Con i Bot e certi depositi si porta a casa il 4% e le banche, come detto, hanno bisogno di soldi veri come l’aria. Non ci sono dubbi, né scelte migliori da fare».

Piazza Affari e le altre vanno lasciate deserte?
«No. La verità è che le aziende solide e poco indebitate sono destinate a trarre vantaggio da questo gigantesco esame di coscienza come non mai. Perché le banche si scongeleranno per prestare soldi solo a chi ha degli indici finanziari a prova di bomba. Acquistare oggi questo genere di azienda è più che un affare. Con un’avvertenza importante sull’etichetta: dopo aver ben scelto bisogna azzerare le aspettative e tenere i nervi saldi per almeno tre anni. Immaginare di guadagnarci prima sarebbe da ingenui».

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