I segnali di una persistente debolezza del mercato del lavoro, uniti al declassamento dell’outlook sul credito del Regno Unito hanno intimorito gli operatori, compremettendo la prova dell’azionario americano, che chiude in netto calo. Il Dow Jones ha perso l’1.54% a quota 8292.13, l’S&P 500 ha ceduto l1.68% a 888.63 punti, mentre il Nasdaq ha lasciato sul campo l’1.89% a quota 1695.25.
Il calo dei listini azionari arriva all’unisono con quello dei Treasury e del dollaro. Dopo la revisione al ribasso del giudizio sull’outlook del Regno Unito a “Negative” da “Stable”, gli investori temono che un evento di questo tipo possa ripetersi anche per gli altri Paesi industrializzati, mentre si fa sempre piu’ largo l’idea che le nazioni europee potrebbero compromettere la ripresa dell’economia mondiale.
“Il declassamento dell’outlook del debito del Regno Unito e’ stato preso piuttosto male dal mercato”, osserva Rick Meckler, presidente della societa’ d’affari LibertyView Capital Management. “Crea un precedente per quello che potrebbe succedere in altri Paesi del mondo, considerando le ingenti somme spese dai governi”.
L’agenzia Standard & Poor’s ha avvertito che potrebbe tagliare il rating sul debito del Regno Unito (che per il momento e’ di tripla A) nel giro di due anni, per via del peso dell’indebitamento e del deterioramento delle finanze pubbliche in seguito agli interventi varati dal governo per sostenere l’economia.
Notizie poco confortanti sono arrivate anche dal fronte macro. Nonostante il Superindice abbia offerto un segnale di un probabile miglioramento delle condizioni economiche, il mercato del lavoro sembra destinato a rimanere debole sino al 2010 e forse anche oltre. I dati diffusi dal Dipartimento del lavoro hanno evidenziato un calo delle richieste di sussidio meno accentuato delle attese, accompagnato da un nuovo record di quelle continuative.
Per la prima volta in sette mesi, in aprile l’indice che fornisce una previsione sull’attivita’ economica americana per i prossimi 6-12 mesi ha registrato una variazione positiva, lasciando pensare ad una probabile ripresa dell’economia verso la fine dell’anno.
Ma nel frattempo l’indice che misura l’andamento dell’attivita’ manifatturiera nell’area di Philadelphia, sebbene in recupero, e’ risultato inferiore alle attese nel mese di maggio. “Abbiamo bisogno di cifre positive e non di cifre ‘meno negative'”, dice Kevin Rendino, analista di BlackRock. “Quando pensi a 600.000 richieste di sussidio di disoccupazione, non importa come la vuoi mettere, e’ un dato negativo”.
Guardando alle performance settoriali, le vendite hanno colpito in particolare i colossi manifatturieri, tra cui United Technologies (circa -2%) e Boeing (quasi -3%). Il produttore di aerei ha confermato le previsioni sull’intero anno fiscale.
Schiacciati in fondo ai listini i titoli Alcoa, Schlumberger e Deere & Co, che cedono almeno il 4% sulla scia dei timori che la recessione finira’ per ridurre la domanda di metalli, energia e macchinari per l’agricoltura.Bank of America cede terreno (-1% circa), ma fa meglio del settore bancario, in flessione di quasi il 2%. Il Financial Times scrive che la banca americana intende ripagare i $45 miliardi ricevuti sotto forma di fondi governativi entro la fine dell’anno. Seduta da dimenticare invece per Regions Financial, che fa un tonfo di quasi il 16% dopo aver venduto titoli ad un prezzo scontato.
Sugli altri mercati, dopo aver chiuso ieri sui livelli piu’ alti dal 10 novembre scorso, i futures sul Nymex con consegna luglio hanno perso $0.99 (-1.6%) attestandosi a $61.04 al barile. Sul valutario l’euro guadagna ancora terreno nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.3883. In forte progresso l’oro: i contratti sul metallo prezioso con consegna
giugno hanno guadagnato $13.80 dollari (+1.5%), attestandosi a quota $951.20 dollari l’oncia, sui livelli piu’ alti dal 23 marzo scorso. In flessione, infine, i Titoli di Stato, con il rendimento sul benchmark a 10 anni che e’ salito al 3.3530% dal 3.2020% di mercoledi’.