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TLC: TELEFONINO, UN INCUBO PER MOLTE SOCIETA’

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Silvio Scaglia fuori dalla corsa per l’Umts, Renato Soru in procinto di perdere la sua posizione di controllo all’interno del consorzio Andala a favore di un socio straniero. Il telefonino di terza gnerazione doveva essere la fortuna di alcuni manager della New Economy, in realtà sta diventando la fine di un sogno per molti.

Renato Soru deve chinare il capo alla situazione finanziaria non semplice: duecento miliardi di debiti e soltanto ottanta miliardi di mezzi propri per Tiscali. I conti sono presto fatti: per l’Umts è necessario l’ingresso di
un socio con le spalle grosse.

La società sarda fondata e presieduta da Renato Soru, non ha la capacità finanziaria per poter sostenere forti investimenti e il consorzio Andala per l’Umts richiede almeno diecimila miliardi. Deutsche Telekom è pronta ad
entrare, ma Renato Soru preferirebbe un partner più accondiscendente, ad esempio gli olandesi di Kpn.

C’è invece chi come Silvio Scaglia lascia perdere totalmente i sogni di gloria legati al supercellulare. L’ex manager di Omnitel si è prima dimesso dalla presidenza del consorzio Dix.it, che scompare per lasciare il posto a
Ipse. Poi ha annunciato che e.Biscom non prenderà parte alla gara. Alla base di questa decisione ci sarebbero (ufficialmente)valutazioni economiche di Scaglia, ma sembra che dietro l’abbandono si nascondano forti contrasti per la supremazia del nuovo consorzio.

Tiscali.

Gli interessi in gioco nel consorzio per l’Umts che vede per ora come capofila Tiscali sono diversi. C’è chi possiede piccole partecipazioni, con un valore esclusivamente finanziario, come ad esempio Elserino Piol, che preme per un ingresso di un operatore straniero forte come Deutsche Telekom al quale all’occorrenza cedere la propria
partecipazione. C’è anche chi, come l’ex presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, vuole come alleato Deutsche Telekom per motivi storici: ai tempi della scalata di Roberto Colaninno, Franco Bernabè si rivolse proprio a Ron Sommer, presidente di Deutsche, per una fusione che poi fallì per l’opposizione del mondo politico italiano.

Infine c’è Renato Soru, che da questa vicenda ha tutto da perderci e poco da guadagnarci sotto il profilo personale. Soru preferirebbe un partner meno ingombrante di Deutsche, ad esempio gli olandesi di Kpn.

Infatti se è vero che Tiscali da tempo è alla ricerca di un socio forte nelle tlc, è altrettanto vero che i tedeschi cercherebbero di ottenere un ruolo dominante nel consorzio Andala. L’ingresso di un partner come Deutsche rimetterebbe in gioco tutta la rete delle gerarchie. Non sarebbe più Soru a comandare bensì Ron Sommer.

La partecipazione di Deutsche in Andala sarebbe almeno del trenta per cento e il l’ingresso avverrebbe tramite un aumento di capitale dedicato.

La quota di Tiscali nello stesso consorzio dovrebbe scendere più o meno alla stessa entità. Ma sarebbe una partecipazione pro forma. L’Umts costerà circa diecimila miliardi di lire: Deutsche dovrà far uscire dai propri forzieri circa tremila miliardi di lire come contropartita di una partecipazione del trenta per cento.

La stessa somma dovrà essere pagata da Tiscali. Tuttavia se tremila miliardi di lire non rappresentano una gran cifra per una società come Deutsche Telekom, per la società sarda sono
attualmente un grande problema. Soru ha dato la sua disponibilità a scendere al più presto al di sotto del cinquanta per cento anche in Tiscali per siglare un’alleanza importante per lo sviluppo dell’azienda.

Leggere tra le righe di questa dichiarazione è abbastanza semplice: la stessa Deutsche potrebbe entrare anche in Tiscali, nel cuore stesso del
gioiello di Renato Soru per finanziare anche i tremila miliardi necessari a Tiscali per l’Umts. Il manager sardo si è già opposto in passato a un ingresso dei tedeschi con una quota del venti per cento in Tiscali.

Tuttavia ora i tempi potrebbero essere maturi.
Soru potrebbe perdere di conseguenza l’autonomia gestionale anche in casa propria, anche se la società sarebbe salva sul versante finanziario: una conseguenza ovviamente non gradita al manager che preferirebbe come partner l’olandese Kpn, meno ingombrante e più disposta a rispettare la divisione dei ruoli all’interno di un’alleanza industriale e finanziaria.

e.Biscom.

Dalle ceneri del consorzio Dix.it è nato Ipse. Scaglia ha lasciato la presidenza del primo per contrasti con gli altri soci e ha annunciato che e.Biscom si ritirerà dalla gara.

Scaglia ha motivato l’abbandono di e.Biscom sulla base di calcoli di convenienza economica. L’Authority ha infatti deciso che gli operatori
virtuali saranno ammessi dopo otto anni (a partire dal 2002), precisando però che la moratoria sarà subordinata alla verifica degli ammortamenti compiuti dalle società che hanno ottenuto la licenza.

In pratica, chi vincerà la gara dovrà affittare la propria rete agli operatori virtuali, che potranno transitare sulle infrastrutture degli altri pagando un prezzo di affitto. La tesi dell’ex numero uno di Omnitel è semplice: otto anni o anche meno a seconda degli ammortamenti non
basterebbero per rendere economico l’investimento d¹ingresso nell¹Umts.

Tuttavia questa strada non convince molti addetti ai lavori. L’uscita di scena sarebbe dettata da contrasti con gli altri soci. Già con le dimissioni di Scaglia dalla presidenza, dovute in particolare all’opposizione dei soci di minoranza a cominciare dalla Securfin di Letizia Moratti, si era alzato il vento delle polemiche. In particolare, era stata criticata la posizione di dominanza di e.Biscom e di Atlanet (Telefonica,
Acea, Ifil), a danno degli altri partecipanti.

La suddivisione delle poltrone del consorzio era stata infatti decisa senza consultare la Moratti,
Banca Roma, Aem e Pirelli. I piani erano precisi: la presidenza decisa in base alle indicazioni di e.Biscom e di Acea, l’amministratore delegato a Telefonica, il direttore generale per e.Biscom nella persona di Barbara Poggiali.

Un clima di incertezze che sembra essere stato inoltre avvelenato nelle ultime ore dalla richiesta di maggior potere da parte di un socio forte come Telefonica, che avrebbe criticato la posizione di predominio di e.Biscom. Per Scaglia, a questo punto, è stato meglio uscire dal business, puntando per ora sul cablaggio delle città e sulla fornitura di altri servizi ad alta tecnologia mediante la banda larga.

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