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WALL ST. CHIUDE SUI MINIMI SEDUTA, PAURA PER CONSUMI

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Chiusura di seduta negativa a New York, con gli investitori afflitti dai timori circa l’impatto della crisi greca sulla ripresa economica mondiale e dai commenti di diversi analisti di mercato, secondo cui i listini azionari sarebbero ipercomprati sul breve termine. Alcuni suggeriscono che un segnale chiaro che va in questa direzione e’ rappresentato dal calo dell’ampiezza dei guadagni realizzati nelle scorse sedute.

I listini sono peggiorati nel pomeriggio, scivolando sui minimi di seduta, dopo il calo inatteso del credito al consumo in febbraio. Il Dow Jones ha perso lo 0.66% a 10897.37 punti, il Nasdaq lo 0,23% in area 2431.16, mentre l’S&P 500 ha lasciato sul campo lo 0.59% in area 1182.44.

Tra i settori piu’ ipercomprati spicca il caso dell’acciaio il cui fondo comune ETF viaggia di oltre il 16% sopra la media dei 50 giorni. Concentrandosi su un’analisi settoriale, le aziende energetiche e delle telecomunicazioni segnano il passo, mentre tecnologici e finanziari si distinguono in positivo. La lettera colpisce il comparto chimico, penalizzato dai conti deludenti del colosso Monsanto.

Sulle banche ha funto da catalizzatore l’ottimismo paventato da Goldman circa l’outlook degli istituti regionali, tra cui KeyCorp, che e’ stata promossa a Buy da Neutral.

Intanto un navigato analista ha spiegato perche’ preferisce come Buy a lungo Citigroup, Goldman Sachs e Bank of New York, ma ha anche precisato che gli utili degli istituti finanziari deluderanno le attese nel primo trimestre.

Palm corre spinta dalle speculazioni secondo cui la produttrice di palmari sia diventate un target invitante per un eventuale takeover. In denaro anche Micron Technology.

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All’interno del paniere delle blue chip si mettono in evidenza la societa’ farmaceutica Pfizer e l’istituto Bank of America. A guidare i ribassi sul Dow sono Verizon, American Express ed Alcoa.

In ambito di trimestrali, General Motors ha perso $3.4 miliardi nel quarto trimestre del 2009, su ricavi pari a $32.3 miliardi. La casa automobilistica, che si sta rimettendo in fretta in salute dopo essere finita sull’orlo del collasso l’anno scorso, ha annunciato che intende restituire al governo i prestiti ricevuti entro giugno, ovvero cinque anni prima del previsto.

Family Dollar ha riportato utili e fatturato in crescita e superiori alle stime. I profitti sono aumentati del 33% a quota $112.2 milioni, rispetto agli $84.1 milioni di un anno prima. I conti, uniti al miglioramento dell’outlook, hanno giovato i titoli in Borsa.

Di tutt’altro tenore la prova di Monsanto. Il colosso chimico non ha centrato le attese e i titoli pagano dazio in avvio. Il secondo trimestre fiscale (periodo dicembre-febbraio) si e’ chiuso con un utile di $0.03 peggiore delle previsioni, mentre il fatturato e’ sceso del 3.6% anno su anno, attestandosi a $3.89 miliardi a fronte dei $3.93 previsti dal consensus. A mercati chiusi sara’ la volta di Bed Bath and Beyond.

Sempre all’interno della sfera societaria, fari puntati su Goldman Sachs, con la banca d’affari che in una lettera agli investitori dovrebbe rendere noto di non aver messo i propri interessi davanti a quelli dei suoi clienti.

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, la societa’ newyorchese ha ribadito di non aver scommesso contro i propri clienti, servendosi di posizioni short prima che il mercato immobiliare residenziale collassasse.

Daimler, Nissan e Renault nel frattempo hanno annunciato un’alleanza sulle auto di piccola cilindrata, che prevede l’acquisto di una quota di minoranza da parte di ognuna delle parti coinvolte.

In ambito macro l’attenzione e’ stata rivolta in particolare all’intervento di Bernanke a Dallas. Il numero uno della Fed ha sottolineato che l’economia americana non e’ ancora fuori dal tunnel perche’ permangono i gravi problemi del mercato immobiliare e del lavoro.

Nel frattempo uno degli esponenti con diritto di voto del comitato di politica monetaria della Fed, il “falco” Thomas Hoening ha avvertito che un periodo prolungato di tassi di interesse ai minimi record e’ il modo migliore per provocare la creazione di pericolose bolle e il loro scoppio. Per questo l’ideale sarebbe alzare i tassi di riferimento all’1%, il che avrebbe un doppio effetto benefico.

Il credito al consumo e’ sceso inaspettatamente di $11.51 miliardi in febbraio. Si e’ invertita la tendenza del mese precedente, quando i dati avevano mostrato un incremento a sorpresa.

L’Asta del Tesoro di $21 miliardi di titoli a 10 anni ha incontrato un’alta domanda, garantendo un rendimento piu’ basso del previsto. Le richieste sono state di 3.72 volte superiori all’ammontare offerto, di molto sopra il bid-to-cover normale di 2.87. Il rendimento e’ stato pari al 3.90, segnalando che il livello record del 4% toccato nell’ultima asta ha rappresentato una resistenza chiave.

Dopo aver marciato a passo spedito per le ultime cinque settimane, con gli indici principali che hanno raggiunto i livelli piu’ alti di un anno e mezzo e il Dow che si e’ portato in prossimita’ della soglia degli 11000 punti, il mercato ha rallentato il passo nelle ultime sedute.

Sugli altri mercati, il differenziale tra bund tedeschi e bond greci ha aggiornato i massimi storici, con l’obbligazionario greco che e’ sempre piu’ in tensione mentre prende il via la missione del FMI, i cui esperti hanno visto stamane il ministro delle Finanze Papacostantinou e il suo staff.

Nella mattinata Usa lo spread tra i decennali, titoli di riferimento, ha
toccato i 412 punti base, ovvero il nuovo massimo da quanto e’ stato creato l’euro. Il titolo in pratica paga un interesse del 7.2%, ovvero ben 4.12 punti percentuali in piu’ del corrispondente bund tedesco. Contestualmente il costo per assicurare il Cds greco a cinque anni contro il rischio default e’ aumentato a 401.2 punti base dai 392.6 della vigilia.

Nel comparto energetico le quotazioni del greggio cedono terreno. I futures con consegna maggio retrocedono di $0.96 attestandosi a quota $85.88 al barile. Sul valutario la moneta unica viaggia a quota $1.33524 (-0.33%). L’oro guadagna $17.20 in area $1153.20 l’oncia. In buon progresso i titoli di stato, il rendimento sul benchmark decennale si attesta al 3.8630% in calo di 10.5 punti base dal 3.9680% della chisura di ieri.