Economia

A dicembre arriva il conguaglio delle pensioni. Ecco come funziona

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Una delle novità più importanti introdotte dalla Manovra 2024 è stato l’anticipo del conguaglio delle pensioni, che, ora come ora, arriverà il 1° dicembre 2023. Generalmente questo appuntamento viene calendarizzato a gennaio, ma questa volta l’Esecutivo ha deciso effettuarlo qualche mese prima. Nelle bozze del Decreto Legge si faceva addirittura riferimento a novembre, ma adesso è arrivata la conferma: il conguaglio delle pensioni sarà a dicembre 2023.

Ma perché chi riceve l’assegno previdenziale deve attendersi questa rivalutazione? Gli importi versati ai pensionati, in altre parole, vengono adeguati al costo della vita. Ma cerchiamo di capire nel dettaglio cosa accadrà tra poco più di un mese.

Perché ci sarà il conguaglio delle pensioni

Cosa si devono aspettare i pensionati il prossimo 1° dicembre 2023? Per quella data è stato messo in calendario il conguaglio per il calcolo delle pensioni. Gli assegni aumenteranno, in estrema sintesi, dello 0,8%, una percentuale necessaria per riuscire a recuperare l’inflazione effettiva che è stata registrata nel corso del 2022. E che era pari all’8,1%.

La data precisa del versamento è stata inserita all’interno della versione finale del decreto legge che ha accompagnato la Manovra 2024. Benché il conguaglio delle pensioni arrivi con un mese di anticipo rispetto alla scadenza di gennaio, arriva con un mese di ritardo. Nelle prime bozze del Decreto Legge, infatti, questa operazione era calendarizzata nel corso del mese di novembre.

Chi potrà beneficiare degli aumenti

Molto importante, a questo punto, comprendere quali saranno i soggetti che potranno beneficiare della rivalutazione delle pensioni. Gli aumenti non spettano a tutti e non sono dello stesso valore. Potranno beneficiare della rivalutazione della pensione i soggetti:

  • chi percepisce una pensione fino a quattro volte il trattamento minimo Inps (2.101,52 euro lordi mensili): in questo caso la rivalutazione è al 100%;
  • chi percepisce una pensione tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo (fino a 2.626,90 euro): la rivalutazione è al 85%;
  • tra le cinque e le sei volte il minimo (fino a 3.152,28 euro): 53%;
    tra le sei e le otto volte il minimo (fino a 4203.04 euro): 47%;
  • tra le otto e le dieci volte (fino a 5.253,80 euro): 37%;
  • oltre le dieci volte: 32%.

A quanto ammonta il conguaglio

Proviamo a fare due conti e a capire a quanto possa ammontare il conguaglio. Nel caso in cui, prima dell’inizio di quest’anno, un assegno previdenziale avesse avuto un importo pari a 1.000 euro, con l’indicizzazione all’inflazione 2022 è già salito di 73 euro, grazie alla rivalutazione iniziale. Con il conguaglio dello 0,8% – che corrisponde a 8 euro – complessivamente il ritocco sarebbe pari a 81 euro. L’assegno previdenziale sarà pari a 81 euro.

Il meccanismo dell’indicizzazione

Per il 2024, il Governo ha già lasciato intendere che il meccanismo delle indicizzazioni sarà completamente rivisto. Solo per fare un esempio, la rivalutazione che coinvolge la fascia compresa tra le quattro e le cinque volte, potrebbe lievitare dall’85% al 90%.

Troppo presto, però, per il momento sapere come si muoverà il Governo. Per capire se realmente arriveranno delle altre novità è necessario attendere il testo finale della nuova Legge di Bilancio.

Gli aumenti delle pensioni minime

Giorgia Meloni, inoltre, nel corso della presentazione della Legge di Bilancio 2024 ha confermato, almeno per il prossimo anno, gli aumenti delle pensioni minime, che erano già previste nel 2022. Questa misura, sostanzialmente, è divisa in due segmenti, condizionati dall’età dei pensionati:

  • per chi ha meno di 75 anni, l’aumento previsto è dell’1,5%;
  • per chi ha più di 75 anni, l’aumento è del 6,4%.