Da tempo si parla di fine dell’era del dollaro Usa come valuta di riserva globale e le ultime azzardate mosse strategiche dell’amministrazione Usa, che si inquadrano all’interno dell’agenda ‘America First’ trumpiana, non fanno che aumentare le chance che gli Stati Uniti rimangono isolati.
Una notizia che va in questo senso è quella relativa a un’impresa statunitense che consentirà le transazioni in yuan e non dollari sulle piattaforme di e-commerce. A partire da quest’anno la filiale newyorchese della Bank of China consentirà alle società cinesi di ricevere pagamenti nella divisa cinese anziché in dollari.
Si parla dei soldi ricavati dalle vendite effettuate sulle piattaforme commerciali e-commerce Usa, come Amazon, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa nazionale cinese Xinhua.
Con l’intento di introdurre una gamma ulteriore di servizi per le piccole e medie imprese impegnate negli affari commerciali tra Cina e Stati Uniti, business minacciato dalla guerra dei dazi intrapresa dalle due potenze economiche mondiali, i dirigenti della banca cinese hanno fatto sapere che per essere pagati in yuan basterà attivare le funzioni apposite di e-MPay, un sistema di pagamenti transfrontalieri lanciato dalla filiale nel 2016.
La banca, riferisce Xu Chen, il presidente e CEO di Bank of China Usa, ha messo a punto un sistema per “facilitare gli scambi commerciali finanziari per i gruppi attivi nell’e-commerce“. Non si conoscono altri dettagli sull’iniziativa, ma quello che si può affermare è che rappresenta un brutto colpo per il biglietto verde.
Il sistema sottostarà alle norme di anti riciclaggio Usa grazie al ricorso alle tecniche di intelligenza artificiale e alle tecnologie di cyber sicurezza. La banca ha avuto problemi con la legge in passato proprio per via di alcuni casi di sospettop riciclaggio e presunti flussi di denaro illecito.
A febbraio di due anni fa l’istituto ha dovuto sborsare una multa di 600 mila euro per risolvere un caso che riguardava una filiale milanese. La procura accusava la banca aver contrabbandato più di 4 miliardi e mezzo di euro dall’Italia alla Cina tra il 2006 il 2010.