ROMA – Un gelato che lascia l’amaro in bocca: «E quando abbiamo pagato non ci hanno detto neanche grazie». Roger Bannister, alle cinque del pomeriggio, vaga incredulo per via della Vite: assieme ai suoi compagni di viaggio – il fratello Steven, le loro mogli Wendy e Joyce, due coppie dai modi gentili – alle «15.38», come dimostra lo scontrino, ha pagato sessantaquattro euro per quattro coni gelato. Non li hanno mangiati al tavolo, ma in piedi.
I turisti che hanno pagato il conto da incubo nella gelateria di via della Vite
Benvenuti nel centro storico di Roma, anno 2013. È qui, in cima a via della Vite, dietro piazza di Spagna, che i quattro inglesi (vengono da Birmingham, hanno visitato Roma per sei giorni, tra poche ore ripartiranno) hanno comprato il gelato che ha lasciato loro l’amaro in bocca. Quattro coni «a cartoccio», «con due cialde e tre gusti», spiegano loro, pagandoli sedici euro l’uno, 64 totali: «È incredibile, vero? Non è una cosa normale, giusto?».
Sono così colpiti dalla cifra spesa che ne parlano con chiunque si avvicini loro, mostrano lo scontrino, spiegano e raccontano: «Non ci siamo seduti al tavolino, non eravamo ai piedi della scalinata di Trinità de’ Monti, ma là, in quel bar all’angolo. Abbiamo preso il gelato per mangiarlo in strada.. .». Da un bar esce una commessa, sorride: «La scorsa settimana da noi sono entrati due turisti spagnoli che si lamentavano per lo stesso motivo…».
Il bar in questione è proprio in cima a via della Vite: il personale è gentile, e nessuno – la cassiera, le commesse, «un responsabile» che preferisce rimanere anonimo – nega che quelli siano i prezzi: «Basta guardare, sono affissi ovunque». Vero. E i coni gelato comprati dagli inglesi possono costare anche 20 euro: scusi ma venti euro per un cono consumato in piedi, senza sedersi? «I prezzi sono quelli, in piedi o seduti non fa differenza».
Lo scontrino è intestati alla «Cardesi srl», di Alfiero Tredicine, cognome noto in città sia per i camion bar del Centro sia per l’attività politica (nel Pdl) di Giordano, consigliere comunale. Inutile chiedere se, in ogni caso, non si tratti di un prezzo comunque stellare. Ecco la difesa: «Ma dentro quei coni entrano sette etti di gelato!».
Casi di turisti sorpresi dal prezzo, nel centro di Roma, non mancano: nel 2009 al ristorante «Passetto», dietro piazza Navona, due giapponesi pagarono un conto da 695 euro, nel 2010 un blitz della Finanza svelò il giro delle false guide turistiche (chiedevano dai 50 ai 150 euro), e a settembre altri turisti si lamentarono per un bed and breakfast all’Esquilino: li facevano dormire su letti a castello. Senza citare centurioni, bancarelle e mendicanti, il centro storico della città vive, ormai da anni, una situazione non proprio a misura di turista: basta ricordare il caso dell’americana che, trasportata su un’ambulanza privata, si è vista consegnare un conto da 1.300 euro.
Il candidato al Primo municipio, Matteo Costantini, è il primo a raggiungere i turisti sotto choc per il prezzo del gelato: «Mi trovavo a passare, seguo ciò che accade, non è la prima volta che mi segnalano episodi simili. È uno scandalo che vengano trattati così, se diventerò presidente istituirò un numero verde. Mi sono offerto di rimborsare i soldi ma abbiamo deciso di dare la stessa cifra in beneficienza all’Amref». E i turisti confermano: «Non vogliamo avere i soldi indietro, vogliamo capire come sia possibile».
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