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A Wall Street doppio record storico: S&P500 sfonda quota 1600 e Dow Jones 15000

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NEW YORK (WSI) – Chiusura sprint per Wall Street, dopo il dato migliore delle attese sull’occupazione di aprile. Nel mese scorso sono stati creati 165 mila posti di lavoro, oltre le attese degli analisti che scommettevano su una crescita più contenuta a 135 mila. Scende al 7,5% il tasso di disoccupazione, la percentuale più bassa dal 2008. Sin dalle prime battute lo S&P 500 aggiorna i massimi storici sfondando per la prima volta quota 1600 punti mentre il Dow Jones tocca per la prima volta 15.000 punti, ma poi ripiega nel finale. Dopo il suono della campanella, il Dow Jone chiude a 14.974 (+0,96%), il Nasdaq a 3,379 (+1,15%) mentre lo S&P 500 si attesta a 1.614 punti (+1,03%).

“A quanto pare, la ripresa americana è meno debole delle attese. Un paio di mesi fa nessuno avrebbe scommesso che lo S&P 500 avrebbe superato la soglia psicologica di 1.600 punti. Tanto più che a questo record si è aggiunto a quello del Dow Jones, che ha sfondato quota 15.000 punti” ha specificato Howard Silverblatt, analista di S&P Dow Jones Indices.

Il petrolio ha chiuso la seduta in rialzo di 1,62 dollari, l’1,7%, a 95,61 dollari il barile. Nella settimana il petrolio ha guadagnato il 2,8%. Nel frattempo, i titoli di Stato americani continuano negativi con rendimenti in rialzo all’1,74% per il benchmark decennale e al 2,96% i titoli trentennali. Sui mercati valutari, l’euro è in rialzo a 1,3115 dollari e il biglietto verde avanza a 99,11 yen.

Ma sulla corsa senza sosta della Borsa Usa c’è chi continua a sostenere che, più del miglioramento dei fondamentali dell’economia, la vera molla è data dalla liquidità che la Fed continua a iniettare nel sistema. Con i rendimenti dei T-bond a 30 anni sotto il 3%, l’azionariato continua a rappresentare al momento l’asset più redditizio.

[ARTICLEIMAGE] E’ di questa idea Eric Schaefer, ceo di American Independence Financial: “Siamo sorpresi della capacità di recupero del mercato a fronte di dati economici complessivamente modesti”, dice. “Gli investitori istituzionalisi rivolgono alle azioni semplicemente perché sono a corto di opzioni. “I rendimenti obbligazionari – a breve, a lungo o medio termine – sono poco attraenti. L’oro e gli altri metalli preziosi sono appannati dal recente crollo. Le azioni estere in molti casi non sono attraenti. Alla fine, il mercato americano sembrano essere l’unica scelta possibile”.

Sempre sul fronte macro, oggi sono stati diffusi i dati sull’Ism servizi che, nel mese di marzo, ha segnato una crescita sotto le attese. Nello stesso mese, inferiori alle stime anche gli ordini alle fabbriche.

Nel mese di aprile, l’indice delle 500 società americane a maggiore capitalizzazione ha accumulato guadagni pari l’1,8%, segnando la maggiore striscia di guadagni mensili dal settembre 2009. Va ricordato che Wall Street è entrato nel suo quinto anno consecutivo di crescita: dai minimi di settembre 2009, l’indice è risalito del 136%, spinto in alto dagli utili societari migliori delle attese e tre round di acquisti di obbligazioni da parte della Federal Reserve.

A livelli settoriale, finanziari e materie prime guidano i rialzi. Tra le società, LinkedIn (-13%) e’ penalizzata dalla trimestrale di ieri, in cui l’outlook ha deluso. Moody’s (-3%) cede nonostante una trimestrale migliore delle stime. Il colosso assicurativo Aig (+4,15%) guadagna dopo i conti. Il petrolio a giugno balza dell’1,16% a 95,08 dollari al barile.