Partenza in pesante calo per Wall Street e in particolare per il Nasdaq, appensantito dalle trimestrali di Apple e IBM. Ad aumentare le pressioni sui listini ci pensa il dollaro, che sta reagendo dopo i cali subiti nelle ultime settimane. L’indice delle blue chip cede l’1.12%, il Nasdaq l’1.64% e l’S&P l’1.01%.
Il balzo dell’1.3% della valuta americana accumulato da ieri e’ stato accompagnato dalla decisione della Cina di alzare i tassi di interesse dello 0.25%, entrambi fattori che hanno un impatto negativo sulle contrattazioni di borsa. Di conseguenza i rialzisti sono messi all’angolo: i tanti conti migliori delle stime non sono sufficienti a giustificare un proseguimento del rally.
A mettere sotto pressione il mercato, oltre all’annuncio della banca centrale di Pechino, e’ l’outlook conservativo di Apple per il prossimo trimestre. La societa’ di Cupertino ha annunciato utili quasi raddoppiati grazie alle vendite di iPhone e iPad, tuttavia, le previsioni per il periodo di tre mesi in corso hanno deluso le aspettative. Le azioni cedono circa il 5%.
“Non sono troppo preoccupato per Apple, anche se il mercato ha reagito bene ai conti, in fondo stiamo parlando di un titolo che da inizio settembre e’ passato a valere $320 da $250”, sottolinea a Marketwatch Art Hogan, chief market strategist di Jefferies.
Wall Street inoltre non ha accolto con favore la decisione della banca centrale di Pechino di alzare di 25 punti base i tassi di interesse sia sui rifinanziamenti che concede alle banche sia sui depositi che detiene per conto di esse: era da dicembre 2007, ovvero da quando ha imboccato la ripresa, che non succedeva. Il paese asiatico fa fatica a tenere sotto controllo l’inflazione. Hogan sostiene che la mossa non rappresenti un fattore negativo per il tasso di crescita dell’economia nazionale.
Tornando sul fronte societario IBM ha battuto le attese sul fronte dei profitti, con il fatturato che e’ cresciuto del 3% a $24.3 miliardi. Nel corso del preborsa riportano i conti Coca-Cola, Yahoo! e le due banche Goldman Sachs e Bank of America. Quest’ultima ha archiviato il trimestre con una perdita netta pari a $7.3 miliardi, che si confronta con il miliardo di rosso accusato un anno prima. I titoli avanzano per il momenrto: escludendo gli oneri da 10.4 miliardi il risultato sarebbe stato in utile per 3.10 miliardi, ovvero 27 centesimi per azione.
La rivale Goldman ha riportato un profitto migliore delle stime. La societa’ di bevande di Atlanta ha registrato un incremento dei profitti nell’ultimo trimestre, cosi’ come Johnson & Johnson.
Il calendario macroeconomico non offre grandi spunti: la situazione del mercato immobiliare sembra in via di stabilizzazione con i cantieri edili che in settembre hanno registrato il terzo mese consecutivo in incremento. Gran parte dei rialzi e’ dovuta al business delle abitazioni monofamiliari. Ma in realta’ i problemi all’orizzonte restano, come dimostra il calo delle licenze di costruzione.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico, i futures sul petrolio con consegna novembre cedono il 2.78% a quota $80.76 il barile. Il derivato con scadenza dicembre dell’oro segna un 2.42% a $1338 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro perde lo 0.91% a quota $1.3808. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale registra un rialzo di 5.1 punti base attestandosi al 2.5420%.