Accelera la desertificazione bancaria, fenomeno ormai inesorabile. Sono 3.300 i comuni italiani (il 41% del totale) rimasti senza filiali e il bilancio rischia peggiorare, stando alla consueta analisi della Fondazione Fiba di First Cisl sul tema. Un trend che preoccupa per le ripercussioni sui clienti più anziani e fragili e che si muove in controtendenza rispetto a quello che sta succedendo negli Stati Uniti. Il fenomeno ha ripercussioni anche sul mondo delle imprese: il numero di aziende che hanno sede in comuni privi di sportello bancario sono 255mila, 22mila in più rispetto ad un anno fa.
In un anno chiusi 826 sportelli
Ma vediamo nel dettaglio i dati. Nel 2023, secondo la Fondazione Fiba di First Cisl, in Italia hanno chiuso i battenti 826 sportelli, a fine 2022 erano stati 677. Un quarto del territorio nazionale, con una superficie maggiore di quella di Lombardia, Veneto e Piemonte, è stato nella sostanza abbandonato dalle banche. Le persone che non possono accedere ai servizi bancari nel comune di residenza sono 4 milioni e 373mila, 362mila in più rispetto ad un anno fa.
Sono oltre 6 milioni, invece, gli italiani residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello e che rischiano di trovarsi a breve tagliati fuori dai servizi bancari.
“La corsa alla chiusura degli sportelli non si è fermata nemmeno nel 2023, anzi promette di registrare nel 2024 un’ulteriore accelerazione in base all’attuazione dei piani d’impresa delle banche. L’aumento del numero dei comuni desertificati ha raggiunto ormai dimensioni da allarme sociale”, sottolinea il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani. “Nonostante tutti i proclami sulla sostenibilità sociale, le banche italiane stanno privando dell’accesso ad un servizio essenziale milioni di persone. A pagare il prezzo più pesante – prosegue Colombani – sono i fragili, anziani in primo luogo, così come le persone con un basso livello di istruzione, che hanno scarse competenze digitali. Il basso livello di utilizzo dell’internet banking rispetto alla media Ue ci dice una cosa semplice: le chiusure dipendono dalla volontà di tagliare i costi, non dalla diffusione del digitale”.
First Cisl ha inoltre sottolineato che, quello italiano, risulta essere un trend in controtendenza rispetto a quello americano.
“Negli Usa due colossi come Jp Morgan e Bank of America stanno aprendo centinaia di filali e continueranno a farlo nei prossimi anni. È un segnale chiaro: la presenza sul territorio fa bene alla società ed anche ai bilanci delle banche. È tempo che in Italia – conclude Colombani – il problema venga affrontato dalla politica e dalle istituzioni”.
La fuga dai comuni
Come abbiamo accennato, a fine 2023 erano circa 3.300 i comuni italiani (il 41,5% del totale) senza più sportelli bancari sul suo territorio (+134 i comuni rispetto a un anno prima). La desertificazione – ha spiegati First Cisl – è avanzata negli ultimi anni con sempre maggiore rapidità: tra il 2015 e il 2023 il 13% dei comuni italiani ha visto chiudere l’ultima filiale. Una percentuale che potrebbe salire ulteriormente: i comuni con un solo sportello sono infatti il 24% del totale.
A rendere più acuto il malessere sociale è la modesta diffusione dell’internet banking: in Italia lo utilizza solo il 51,5% degli utenti contro una media Ue del 63,9%.
L’andamento nelle regioni
Confrontando i numeri con quelli di un anno fa emerge inoltre che le chiusure non colpiscono in modo omogeneo le diverse aree del Paese. Nel 2023 le regioni più colpite sono state Marche (- 6,7%), Abruzzo (- 5,1%), Lombardia (- 5,1%), Sicilia (- 5%), Calabria (- 4,2%). Nel complesso, a livello nazionale, la perdita di sportelli è stata del 3,9%.
La mappa delle province
L’analisi a livello provinciale mostra come tra quelle meno desertificate spiccano Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Grosseto, Ragusa, Ravenna, Reggio Emilia e Pisa. Le grandi città si collocano in posizioni più arretrate: Milano è 24°, Roma 40°, Napoli 50°. Sugli ultimi gradini della classifica troviamo Vibo Valentia e Isernia.