Sta procedendo con sempre maggiore intensità l’esodo degli investitori stranieri dal mercato dei bond governativi italiani: complici le incertezze politico economiche, le vendite nette del debito sovrano hanno raggiunto un massimo assoluto per il secondo mese di fila.
La somma di Btp in mano agli investitori esteri è calata di ben 38 miliardi di euro in giugno, una cifra che rappresenta un nuovo record negativo dopo la fuga di 34 miliardi di euro di capitali di maggio. Lo si apprende consultando le cifre ufficiali pubblicate dalla Bce.
Il mercato del debito pubblico italiano, su livelli ancora enormi, viene interpretato dagli investitori come un barometro chiave dell’avversione al rischio. Il governo Conte è in piena negoziazione per il varo della manovra finanziaria e in questo periodo ci si aspetta che i rendimenti dei Btp, scesi ieri sotto la soglia di pericolo del 3%, rimangano elevati in un contesto molto volatile.
I tassi decennali non sono molto distanti dai massimi toccati a fine maggio, in piena crisi istituzionale, poi risoltasi con la salita al governo di due partiti euro scettici. La paura, anche delle autorità, non solo degli investitori, è che una volta che verranno meno gli acquisti di Bond da parte della Bce, dal 2019, i Btp possano perdere quota, cadendo vittima degli attacchi di ribassisti e speculatori.
I Btp sono una delle classi di asset più sensibili alle manovre aggressive delle banche centrali. Non aiuta infatti l’attuale ciclo di rialzi dei tassi della Federal Reserve e il rafforzamento del dollaro, in un mercato in cui la liquidità scarseggia, rendendo maggiormente violente le oscillazioni di prezzo.
“Avevamo la sensazione che la vendita di Btp degli investitori esteri fosse continuata anche in giugno”, dopo il selloff di maggio, ma le cifre di due mesi fa sono “significativamente più brutte di quanto ci aspettassimo“, commenta David Owen, economista capo per l’Europa dii Jefferies.
Banche italiane comprano ma sono rimaste le sole
A fare da contraltare ci sono invece le banche italiane: nel secondo trimestre di quest’anno, gli istituti finanziari hanno infatti aumentato la loro esposizione ai Btp di più di 40 miliardi di euro, l’ammontare più consistente da quando la crisi del debito sovrano europea ha toccato l’apice.
Ad attirare l’attenzione della comunità degli investitori sono le prospettive economiche e fiscali della terza economia dell’area euro in vista della prima legge di bilancio della coalizione di governo formatasi a maggio e guidata da M5S e Lega. La prima bozza della manovra dovrebbe vedere luce verso metà ottobre.
L’inclinazione alle spese allegre del nuovo governo preoccupa gli operatori di mercato che temono che le agenzie di rating puniscano l’Italia, specie se non dovesse rispettare gli impegni fiscali e in materia di deficit.
Dopo la manovra di ottobre tornerà il sereno
“I fondamentali dell’economia italiana non sono così negativi e passata l’incertezza legata alla legge di bilancio probabilmente le cose si sistemeranno”, dice al Financial Times Nick Gartside, international fixed income chief investment officer di JP Morgan Asset Management. A quel punto ci sarà un ritorno alla normalità dopo un periodo di volatilità fisiologica.
Mauro Vittorangeli, chief investment officer della divisione di conviction fixed income presso Allianz Global Investors, ritiene che i Btp si stiano assestando in “una nuova forchetta di prezzo“.
Se la volatilità nel mercato dei Btp rientrerà, una volta concluse le trattative sulla manovra di autunno, allora gli investitori italiani retail e le banche nazionali potranno tornare a comprare ancora titoli del debito governativo e i “prezzi dei Btp dovrebbero riuscire a rimbalzare in qualche modo”.
Ma perché ciò avvenga sarà fondamentale che rimanga in sella il ministro delle Finanze Giovanni Tria: se dovesse venire allontanato dal governo, come si vociferava qualche mese fa, la fiducia nell’Italia sarebbe di nuovo messa in discussione.