Economia 5 anni fa

Dazi, c’è l’accordo di Fase 1 con la Cina: cosa prevede

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Dopo una prima fase di confusione sulle anticipazioni del Wall Street Journal, smentite dal presidente Trump, ormai è ufficiale: l’accordo di Fase 1 sul commercio fra Cina e Stati Uniti è stato raggiunto e ufficialmente confermato. A mancare, ora, sono solo le firme – per il resto è fatta. Donald Trump ha definito questo primo accordo parziale come “sorprendente”.

I mercati hanno immediatamente reagito con un balzo, che però si è presto affievolito: al momento lo S&P 500 è intorno alla parità.

L’accordo commerciale di Fase 1, come anticipato nelle ultime settimane, prevede una graduale rimozione dei dazi sulle importazioni cinesi, ha fatto sapere il viceministro del Commercio di Pechino, Wang Shouwen.

Alcuni tweet del presidente americano hanno successivamente chiarito alcuni dei contenuti dell’accordo proprio sul capitolo dazi. Come previsto, il prossimo round di tariffe che sarebbero scattate contro Pechino domenica è stato cancellato. Queste avrebbero colpito 160 miliardi dollari di importazioni.
Saranno tagliate, poi, le tariffe su 120 miliardi di importazioni cinesi, il cui “ricarico” per il consumatore sarà ridotto al 7,5%. Resteranno in essere, invece, dazi al 25% su 250 miliardi di dollari in importazioni cinesi.

La Cina, da parte sua, si propone di bloccare le misure di rappresaglia commerciale che sarebbero scattate domenica in concomitanza con i nuovi dazi Usa (annullati da questo ultimo accordo). Lo ha annunciato il viceministro delle Finanze cinese, Liao Min.

I negoziati continuano, Trump non si ferma

Il presidente Trump ha aggiunto di non voler perdere tempo manifestando l’intenzione di proseguire i negoziati sul commercio in vista delle prossime fasi distensive “immediatamente, senza aspettare le elezioni del 2020”. Per Donald Trump raggiungere ulteriori risultati sul terreno del commercio permetterebbe di alleggerire il peso dei dazi cinesi sulle esportazioni della classe agricola americana che nel 2016 fu saldamente dalla parte del tycoon. Anche per questo è lecito aspettarsi una certa disponibilità da parte degli Usa a raggiungere nuovi compromessi prima delle presidenziali.