NEW YORK (WSI) – Oggi la Casa Bianca, per voce del Segretario di Stato Mike Pompeo, svelerà il “Piano B” per contrastare l’Iran.
Il piano, dicono i funzionari dell’amministrazione, è quello di formare una coalizione globale per spingere l’Iran a negoziare “una nuova architettura di sicurezza” che vada oltre il suo programma nucleare.
“Abbiamo bisogno di un nuovo quadro che affronti la totalità delle minacce iraniane”, ha detto venerdì Brian Hook, direttore della pianificazione politica del Dipartimento di Stato.
Ma molti ex funzionari, diplomatici stranieri e analisti sono scettici, sia per le possibilità che possa formarsi un patto più ampio, sia per l’interesse dell’amministrazione americana per la diplomazia con l’Iran.
“Un accordo più grande e migliore è un sogno irrealizzabile”, ha dichiarato Robert Einhorn, ex funzionario del Dipartimento di Stato secondo cui il vero obiettivo degli Usa è quello di esercitare un’enorme pressione sull’Iran per indebolire il regime. Einhorn ha aggiunto che “l’obiettivo non così nascosto di alcuni membri dell’amministrazione Trump è il cambiamento di regime”.
Mike Pompeo definirà la visione dell’amministrazione Trump per l’Iran quasi due settimane dopo che il presidente ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo – il Joint comprehensive plan of action – siglato a luglio 2015 tra Cina, Francia, Germania, Regno Unito , Russia, Stati Uniti con l’Iran per disinnescare i rischi di un’escalation bellica. Teheran ha accettato di rallentare i suoi piani di sviluppo dell’energia nucleare ottenendo una serie di alleggerimenti alle sanzioni che avevano affossato la sua economia.
Sempre Brian Hook, come riporta la CNN, sostiene che in Iran vi è un’insoddisfazione generale per il regime che ha messo in atto “molte politiche che non hanno aiutato il popolo iraniano“.
Maloney, un esperto iraniano, dice che i disordini interni in Iran, in parte dovuti alla difficoltà dell’economia, significano che in questo momento il paese vive una situazione incredibilmente esplosiva, aggiungendo che la decisione di Trump di lasciare l’accordo significa che gli iraniani ora “hanno un indirizzo a cui rivolgersi per i loro problemi”. Alcuni osservatori, come Trita Parsi, presidente del National Iranian American Council, non credono che l’amministrazione statunitense stia negoziando in buona fede.
“Quello che vedo è una strategia per spingere questo paese verso un confronto importante”, ha detto Parsi. Da qui l’allarme del direttore del Brookings’ Intelligence Project, Bruce Riedel.
“Nel prossimo futuro potremmo facilmente trovarci in uno scontro militare.