Carlo Vichi, fondatore della Mivar noto come il “re dei televisori” per la sua avventura imprenditoriale, si è spento all’età di 98 anni. Nato in provincia Grosseto, Vichi si era trasferito a Milano nel 1930 cominciando la sua carriera nell’elettronica riparando apparecchi radio.
Nel 1945 la fondazione della sua prima impresa, la Vichi Apparecchi Radio (Var) e dieci anni più tardi quella dell’azienda da sempre associata al suo nome, la Mivar (Milano Vichi Apparecchi Radio). A partire dal 1959, l’azienda avvia la produzione di televisori e inizia la sua scalata.
Mivar, la storia della televisione italiana
La storia industriale della Mivar accompagna il boom economico della nazione, in una crescita che la porterà a diventare il primo produttore di televisori in Italia. A metà degli anni Sessanta l’azienda arriva a impiegare quasi mille dipendenti. Circa un decennio più tardi la scelta della Mivar è quella di puntare sugli apparecchi a colori, aprendo la strada alla conquista di crescenti fette di mercato. Negli anni Novanta la società è arrivata a controllare il 35% del mercato italiano delle tv e nel 1998 raggiunse una produzione di 917mila apparecchi. Di li a poco sarebbe cominciato un declino che, in un certo senso, seguirà le sorti industriali del Paese. La concorrenza estera, resa più agguerrita dalla globalizzazione e dalla produzione a basso costo riduce gradualmente la rilevanza della Mivar nel panorama delle tv e, a partire dal 2013, la società cessa la produzione di televisori, mantenendo i soli servizi di manutenzione. Quando questo avviene, alla Mivar restano solo dodici operai.
Nel 2017 Carlo Vichi lancia un appello alla Samsung, proponendo di affittarle gratuitamente due stabilimenti nel milanese, per rimettere in piedi la produzione di televisori e creare un migliaio di posti di lavoro: “Se Samsung accogliesse la nostra offerta” aveva detto l’instancabile imprenditore, “si potrebbe ipotizzare l’assunzione di mille persone. Gli spazi dove insediare la nuova azienda non mancano.
Ci sono due siti produttivi: la sede storica in via Dante ancora oggi attiva per l’attività di manutenzione (dove Vichi iniziò a realizzare radio e poi televisori dal 1968 per quasi 40 anni, ndr), e il nuovo stabilimento lungo il Naviglio di Bereguardo, realizzato nel 1990”. L’appello, però, cade nel vuoto.