Agcom, Inps, Eni e le altre: la crisi di governo complica la partita sulle nomine pubbliche
Agcom, Alitalia fino alle tre società controllate da Cdp, Sace, Ansaldo Energia e Cdp immobiliare e alle grandi partecipate pubbliche come Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste e Enav. Con la crisi di governo si complica la partita delle nomine pubbliche per un totale di circa 400 poltrone da assegnare da qui al 2020 e una settantina solo in autunno.
Mano al calendario, a settembre scade il mandato di Angelo Maria Cardini alla guida dell’Agcom, a cui si aggiungono anch’essi urgenti, la nomina del nuovo Garante per la privacy che prenderà il posto di Antonello Soro e del nuovo numero uno dell’Autorità anticorruzione dopo l’annuncio delle dimissioni di Raffaele Cantone.
Nelle prossime settimane bisognerà anche chiudere il dossier della governance di Inps (per il quale è stato designato l’economista Pasquale Tridico – nella foto) e Inail in cui manca l’insediamento dei consigli di amministrazione e la crisi di Governo rischia di allungare ancora i tempi. Il Cda deve essere infatti nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del ministro del Lavoro, di concerto con il Mef e con il governo nella gestione dell’ordinaria amministrazione non può essere fatta.
Da sciogliere anche il nodo dei rinnovi all’interno di Cdp con Sace e Ansaldo Energia. In Sace dovrebbe essere riconfermato alla presidenza Beniamino Quintieri mentre sembra ormai scontata la sostituzione dell’ad Alessandro Decio. Per Ansaldo Energia in pole per l’incarico di ad ci sarebbe Giuseppe Marino, senior vice president di Hitachi Rail Italy. L’attuale amministratore delegato Giuseppe Zampini dovrebbe andare a ricoprire invece l’incarico di presidente.
In Cdp Immobiliare dovrebbe essere confermata la presenza di Salvatore Sardo, attuale amministratore delegato. Tempo di nomine anche in Aifa, l’Agenzia del farmaco attualmente retta in via provvisoria dal governatore emiliano Stefano Bonaccini, dopo le dimissioni del numero uno Stefano Vella. Infine il toto nomine si sposterà sulle grandi partecipate pubbliche i cui vertici – in particolare quelli di Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste e Enav – scadranno con l’approvazione del bilancio 2019.