Agenzia delle Entrate, risolto il giallo dell’attacco hacker. L’obiettivo era un’altra società
Risolto il giallo sull’attacco hacker dell’Agenzia delle Entrate. Dopo una giornata di allarme e di accertamenti la Sogei, società pubblica che gestisce la piattaforma informatica dell’amministrazione finanziaria, aveva subito spiegato che non c’era stato nessun cyberattacco all’Agenzia, né erano stati sottratti dati.
“Dalle prime analisi effettuate, non risultano essersi verificati attacchi cyber né essere stati sottratti dati dalle piattaforme ed infrastrutture tecnologiche dell’Amministrazione Finanziaria. Dagli accertamenti tecnici svolti Sogei esclude pertanto che si possa essere verificato un attacco informatico al sito dell’Agenzia delle Entrate. Resta in ogni caso attiva la collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e la Polizia Postale al fine di dare il massimo supporto alle indagini in corso.”
Un’ulteriore conferma che le informazioni personali dei contribuenti italiani sarebbero al sicuro è arrivata nella giornata di ieri, quando la società di informatica Gesis ha spiegato di essere stata il vero bersaglio della cybergang LockBit, gruppo di hacker che alcuni ritengono operi per la Russia, ma che nonostante il tentativo di incursione il suo sistema avrebbe retto. Nella nota della società di informatica Gesis diffusa ieri si legge:
“I dati pubblicati questa settimana su alcuni media da quanto ci risulta non provengono da server dell’Agenzia delle Entrate ma da un nostro server che è stato oggetto di un recente tentativo di intrusione hacker finalizzato alla criptazione dei nostri file ed esfiltrazione di dati, con relativa richiesta di riscatto”.
La Procura di Roma avvia un’indagine
Ma nonostante questo le autorità e le forze dell’ordine proseguono gli accertamenti e la Procura di Roma ha avviato un’indagine con l’obiettivo di verificare il presunto attacco hacker all’Agenzia delle Entrate. Attesa a piazzale Clodio una prima informativa della Polizia Postale, e in particolare degli specialisti del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic). Alla luce dell’incartamento che sarà trasmesso, i magistrati potrebbero ipotizzare i reati di accesso abusivo al sistema informatico e tentata estorsione. Non è escluso che l’attività di indagine possa coinvolgere altri pool, oltre ai pm che si occupano di reati informatici.