Aperti verso la consulenza professionale, gli italiani hanno il respiro corto quando investono i propri risparmi. I risultati dell’European investing income study di Eumetra e Invesco
Paura di perdere il proprio capitale, sfiducia verso il mondo della finanza e degli investimenti, ignoranza sulle opportunità e sui prodotti offerti dal mercato per investire i risparmi. Risiede in uno di questi elementi – o in tutti e tre assieme – la giustificazione dell’elevata quota di denaro che gli italiani tengono improduttivamente “sotto il materasso”. 1.370 miliardi di euro (dato di ottobre 2018), il 32% della ricchezza finanziaria complessiva. Una quota salita negli scorsi mesi in seguito all’aumento della volatilità sui mercati.
È uno dei mattoni della descrizione dell’investitore italiano presentata dalla ricerca Europea investing income di Eumetra e Invesco che ha coinvolto circa 5.000 persone in Belgio, Olanda, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svizzera e Regno Unito, con un reddito medio annuale di 116.000 euro.
Tanta ricchezza ancora improduttiva si contrappone alla consapevolezza degli italiani sulla necessità di progettare il futuro della propria famiglia. Il 91% degli interpellati pone i progetti familiari al primo posto tra i suoi obiettivi di investimento. Si tratta della percentuale più elevata in Europa, dove la media complessiva si ferma all’83%. E per soddisfare questa esigenza il 93% ritiene cruciale ottenere un flusso di reddito dagli investimenti contro una media europea che si attesta all’86%.
Tanto reddito, poco income
Nonostante 93 italiani su 100 dichiari di considerare importante ottenere reddito dagli investimenti, solo 16 su 100 investono in prodotti income, quelli deputati alla generazione di flussi di reddito periodici. In Europa le due percentuali sono rispettivamente dell’86% e del 17%.
Una contraddizione che Giuliano D’Acunti, responsabile commerciale di Invesco Italia ha spiegato con il timore di non avere una conoscenza finanziaria sufficiente.
Ma c’è un altro contrasto che emerge dallo studio. Pur avendo degli obiettivi di lungo periodo, come è appunto il benessere futuro della famiglia, l’orizzonte temporale dell’investimento è corto e pari a 4,9 anni. Un lasso di tempo sensibilmente inferiore a quello degli altri Paesi analizzati. Si va dai 10,2 anni in Olanda ai 6,1 nel Regno Unito.
Che cosa manca agli investitori italiani?
Manca la pazienza, in primo luogo, ma soprattutto la capacità di pianificare gli investimenti per raggiungere obiettivi di lungo termine. Per colmare queste lacune diventa imprescindibile l’azione di una consulenza finanziaria professionale e concentrata sui bisogni degli investitori.
“La costruzione di una consulenza di valore ha ancora ampi spazi in Italia. Non abbiamo insegnato agli italiani a guardare all’obiettivo finale”
ha commentato Fabrizio Fornezza, presidente di Eumetra.
Gli italiani si mostrano peraltro ben disposti a ricevere l’aiuto dei consulenti finanziari. L’82% degli interpellati ha ammesso di avere bisogno di più consulenza rispetto alla situazione attuale mentre il 40% ha dichiarato di incontrare regolarmente un professionista del risparmio. Sono percentuali superiori alla media europea che si attesta rispettivamente al 70% e al 28%. La consulenza deve rispondere a questa domanda concentrandosi sui bisogni del risparmiatore. Secondo D’Acunti:
“Il consulente deve utilizzare un linguaggio vicino ai bisogni del cliente e non dimostrare di avere solo una conoscenza tecnica del prodotto. L’attenzione verso le necessità deve arrivare anche da noi asset manager, nel momento in cui proponiamo in nostri prodotti alla rete di consulenti. Tra l’altro è la Mifid 2 a imporcelo, nel momento in cui progettiamo una nuova soluzione di investimento. Anche per questo motivo quest’anno abbiamo voluto ampliare il raggio delle nostre ricerche analizzando i bisogni del risparmiatore”.