In un riunione tenuta negli scorsi giorni il consiglio direttivo dell’Aifi (Associazione italiana private equity, venture capital e private debt) ha discusso della centralità dei temi europei per lo sviluppo del mercato del private capital in Italia. Guardando ai dati, è stato sottolineato dal Consiglio che il 50% degli investitori nei fondi nostrani è internazionale, ecco perché per l’Associazione è ora fondamentale guardare alla normativa comunitaria, come la revisione della Solvency II, e in particolare ai requisiti di assorbimento del capitale per le compagnie assicurative che investono in queste asset class che fanno parte del mondo private capital.
Come sostiene Aifi in un comunicato, se si innalzano questi criteri, per le compagnie diventa più difficile poter allocare risorse a questo settore e ciò, anche in un’ottica di diversificazione dei portafogli può essere penalizzante poiché verrebbe a mancare il beneficio dei rendimenti che si possono realizzare investendo negli strumenti di medio/lungo periodo come i fondi di private equity, venture capital e private debt.
Ma c’è di più. Tra i temi sensibili a carattere europeo, rientra anche quello della finanza sostenibile e dei principi Esg ovvero enviromental, social, governance. L’integrazione dell’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buona governance nella valutazione delle imprese è sempre più apprezzata dagli investitori istituzionali. L’Associazione ha evidenziato di essersi fatta promotrice di incontri tra soci e stakeholder per avviare un processo di individuazione di linee guida condivise sul tema.
“I nostri fondi sono strumenti per lo sviluppo delle aziende e necessitano di raccogliere capitali presso un articolato panorama di investitori istituzionali; requisiti di capital requirement stringenti per banche e assicurazioni rendono complicate le loro strategie allocative” ha sottolineato il presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta.
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