L’esercito del Venezuela ha barricato, mettendo di traverso due container e un’autocisterna, un grande ponte che collega il Paese con la Colombia, il Las Tienditas. L’obiettivo è impedire che l’opera, di recente costruzione e finora inutilizzata, possa essere una via d’accesso per aiuti umanitari provenienti dalle forze occidentali. Il Paese si trova diviso fra la presidenza del socialista Nicolas Maduro e dell’oppositore, l’autoproclamato leader Juan Guaidò, appoggiato dagli Stati Uniti e dalla maggior parte dei Paesi europei.
Colpito da un’acuta crisi economica, il Venezuela guidato da Maduro può ancora contare sulla fedeltà dell’esercito, ma è determinato a mantenere il monopolio degli aiuti ai poveri. Essi sono distribuiti internamente dai Comitati locali di approvvigionamento e produzione, lanciati nel 2016. La decisione ha esacerbato le tensioni geopolitiche e non solo all’interno del paese ricco di risorse petrolifere.
Il governo di opposizione, al contrario, punta conquistare maggiore sostegno fra le classi disagiate (tradizionalmente chaviste) evocando l’ingresso di alimenti e medicine per un controvalore di decine di milioni di dollari. Questo sarebbe possibile anche grazie alle donazioni degli Stati Uniti e degli altri sostenitori della causa del leader dell’opposizione. Se può essere ammessa una consegna degli aiuti al confine, restano i dubbi su come questi aiuti potrebbero essere efficacemente distribuiti sul territorio nazionale.
“Una consegna di aiuti umanitari metterà alla prova la lealtà delle forze armate del Venezuela. Che in questo momento rappresenta un punto critico”, ha commentato l’analista di Markit per l’America latina, Diego Moya-Ocampos. “Il cibo è stato usato come arma politica per controllare la popolazione ed è una delle molte ragioni per cui Maduro non ha concesso aiuti umanitari nel paese”.
Nel frattempo l’Italia, che ha espresso una posizione neutrale sulla questione, ha ricevuto due lettere da Guaidó, indirizzate ai vicepremier Di Maio e Salvini. L’appello è di riconsiderare il mancato sostegno alla liberazione del Venezuela dal presidente usurpatore (o al golpe, a seconda delle diverse posizioni in merito).
Lunedì una delegazione venezuelana guidata dal presidente della Commissione Esteri dell’Assemblea Nazionale Francisco Sucre e dal nostro Rappresentante europeo per gli Aiuti Umanitari Rodrigo Diamanti, incontrerà il ministro Salvini. Alla fine a pagare il prezzo di una crisi diplomatica potrebbero essere ancora una volta i cittadini.