Al Palasharp mezzo vuoto solo 4.000 per l’Innominabile (fan stanchi) 15.000 a Bologna per Grillo
Silvio Berlusconi non ha ancora finito di parlare che il Palasharp di Milano si è cominciato a svuotare. Nessun pienone sin dall’inizio. Quattromila persone arrivate al comizio diminuite nel corso dell’intervento del premier. Dopo quasi un’ora di parole molti hanno lasciato il palazzetto. Quando il premier ha iniziato il solito attacco alla magistratura e ai giudici di Milano, si sono svuotati rapidamente gli spalti e la parte centrale, ancora gremita invece la zona di fronte al palco. Quella occupata dai membri del governo, sottosegretari, coordinatori del partito e candidati. La capienza del palazzetto era ridotta rispetto al solito, visto che alcuni tendoni hanno escluso quattro ordini di poltrone, mentre il palco è stato spostato più avanti.
Un discorso a tutto campo quello di Berlusconi, che prende la parola subito dopo Letizia Moratti e attaccare sinistra e magistratura, definendo i pm di Milano un “cancro da levare”. Il suo comizio a sostegno del sindaco uscente viene interrotto per ben due volte da contestazioni. A un ragazzo che gli ha urlato contro, il premier ha risposto dal palco: “A noi liberali non passerebbe per la testa di disturbare una comunicazione di un leader della sinistra. E’ la dimostrazione di quanto siete illiberali”. Un signore di circa sessant’anni poi ha gridato “ladri” durante l’intervento del premier. Sono subito intervenuti gli uomini della sicurezza che l’hanno preso di peso, sollevato e trascinato fuori dal Palasharp. Una volta dietro le tende nere gli agenti hanno spinto a terra l’uomo e lo hanno circondato. Ci sono state grida e attimi di tensione fino all’intervento di alcuni carabinieri che hanno fatto sedere l’uomo. Anche un giornalista di La 7 è stato strattonato e allontanato, forse perché scambiato per il contestatore a cui si stava avvicinando.
Appena ha iniziato a parlare dal palco, Berlusconi ha attaccato la sinistra. “Letizia dice la sinistra ha troppe anime? Beh, io di anima non parlerei proprio”. E sul voto che ci sarà fra una settimana il Cavaliere ha commentato: “Se per caso il presidente del Consiglio prende meno di 53mila preferenza (preferenze avute nel 2006, ndr), tutta la sinistra gli fa il funerale”. E con questa battuta, ha invitato a votare il suo nome nella scheda per le comunali milanesi. In precedenza erano state distribuite circa duemila fac simili di schede elettorali: su tutte l’istruzione di votare Silvio Berlusconi, non Letizia Moratti.
Berlusconi ha parlato dei giornali: “Guardo la rassegna stampa e me ne frego e continuo a fare ciò che è giusto. Devo essere un po’ malato – dice ironizzando -. Con la rassegna stampa che mi consegnano dovrei avere una piva che non finisce più, invece io me ne frego”. Il premier ha poi nominato il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia: “Uno che fino al ’98 pensava che fosse giusto rifondare il comunismo. E ce lo vorrebbero rifilare come sindaco, penso sia una cosa da pazzi”. Soprattutto considerando, dice Berlusconi, che “con Letizia Moratti, Guido Podestà e Roberto Formigoni, Milano e la sua Regione hanno toccato i più alti livelli di buon governo in Italia”. Una vittoria di Pisapia sarebbe rischiosa perché “la sinistra vuole solo far nascere templi musulmani ovunque, ma noi crediamo che non è giusto costruire moschee qui quando nei loro paesi d’origine non si può neppure costruire una chiesa”. E ancora: “Il programma della sinistra è più tasse per tutti”, a partire dalla patrimoniale. “Ma noi non lo possiamo permettere, in uno Stato libero”, no “finché avremo responsabilità di governo”.
Il presidente del Consiglio ha anche rivolto una serie di domande al pubblico, ognuna seguita da un coro di “no”. Ai sostenitori Berlusconi ha anche chiesto: “Volete voi la dittatura delle toghe rosse?”. Poi l’attacco all’uso delle intercettazioni: il fatto che un cittadino possa vedersi “violato” il sacrosanto diritto alla privacy nelle conversazioni telefoniche, “non è un Paese davvero democratico e libero e quindi noi dobbiamo far viaggiare velocemente la legge che modifica le intercettazioni in Parlamento”. Parole dure anche contro magistratura e Consulta, definita “prona alle richieste dei pm di sinistra, che impugnano le leggi che non gli garbano e le portano davanti alla Corte Costituzionale che ha 11 giudici di sinistra e 4 di centrodestra, grazie a un susseguirsi di Presidenti della Repubblica espressione della sinistra”. E sui pm di Milano ha parlato di “cancro che bisogna assolutamente levare” e ha bollato come “eversiva” la loro azione.
Quella italiana è secondo il Cavaliere una “democrazia malata, visto che la Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo”, ma poi alla fine a decidere sono i giudici di sinistra che con l’aiuto della Corte Costituzionale abroga tutte le leggi che non vuole. Da qui la necessità di portare avanti alcune riforme. Come quella della giustizia. Tra le proposte, “nel Consiglio Superiore della Magistratura ci saranno laici e magistrati estratti a sorte tra i 9 mila magistrati italiani”. Da modificare, secondo Berlusconi anche la composizione del Parlamento: “Subito dopo le amministrative, questo è il mio suggerimento, partirà una legge di iniziativa popolare per ridurre almeno alla metà il numero dei nostri parlamentari”.
Il premier ancora una volta ha detto di avere salvato il Paese dal comunismo nel ’94 e ha affermato che il voto a Milano “sarà la spinta più forte al governo e alla maggioranza e quindi avrà valenza per Milano e per l’Italia”. Il suo discorso si è concluso sulle note di “Meno male che Silvio c’è”.
All’evento al Palasharp ha assistito tutto l’establishment del Pdl lombardo. Il coordinatore regionale Mario Mantovani, ha aperto nominando uno a uno i presenti, da Lupi alla Ronzulli, e ha poi invitato tutti i candidati alle Comunali a salire sul palco. Assenti Roberto Lassini, indagato per i manifesti “fuori le br dalle procure”: lui non si è presentato perché invitato dai coordinatori nazionali La Russa e Bondi a non presentarsi. Assente anche Marco Clemente, candidato al consiglio comunale e intercettato a parlare con un presunto boss della ‘ndrangheta mentre diceva “spero che muoia come un cane” riferendosi a una vittima del pizzo. In compenso, nelle prime file, vicino a Daniela Santanchè, sedeva Tiziana Maiolo, braccio destro di Lassini. Organizzazione militarizzata fin da subito, quella del Palasharp. I sostenitori arrivati con i pullman dalla Liguria e da altre regioni del Nord, ai cancelli hanno incontrato i banchetti del Pdl in cui venivano distribuite magliette, mani di plastica per applaudire, penne, foulard azzurri e bandiere. In tutto sono stati distribuiti circa tremila gadget.
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Grillo non salva nessuno. Come in un videogioco. Solo che invece di arrivare a Bologna su un mezzo corazzato, pedala insieme al candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Massimo Bugani e al consigliere regionale Giovanni Favia e Andrea Defranceschi. Sono tutti e tre su un risciò, qualche minuto prima delle 16, quando fanno il loro ingresso in piazza del Nettuno. Accanto, in piazza Maggiore, li attende il comizio, l’ultimo, di fronte a 15 mila persone. Poi il prossimo passaggio sarà nelle urne, con le elezioni amministrative del prossimo week end.
Ma prima di scendere e iniziare con il comizio, Grillo se la prende con due obiettivi: con il “palazzo” e con i suoi uomini da un lato e con i giornalisti. “Dovete vergognarvi”, sbotta quando gli viene posta una domanda sul ballottaggio. “Perché parlate di ballottaggio? Che cos’è il ballottaggio? Ma perché siete così ristretti nel vostro vocabolo? Noi stiamo cercando di cambiare generazioni che fanno politica”.
“Guardateli”, dice indicando i suoi referenti bolognesi, “sono giovani e incensurati. Trovarne di incensurati è stato un dramma. Io non rispondo a domande senza senso perché non abbiamo identità politica, per adesso siamo un programma buono che ci hanno copiato tutti”.
Eccola, l’antipolitica Grillo style, funzionale al passaggio alla politica vera e propria, quella che parla ai cittadini. E qua l’alzo zero è contro le stanze dei bottoni e coloro che le occupano, anche a livello locale e a iniziare al Partito Democratico, diventato nel linguaggio del comico genovese il “pd meno elle”. “I candidati a sindaco di Bologna? Non so chi siano. Conosco un cantante che si chiama Merola. Ma poi che dire? Sono tutti d’accordo: sono coop rosse o sono Impregilo, sono cemento, posteggi, supermercati, automobili. Arrivano, fanno raggruppamenti, fanno schede finte, liste finte, si accordano, partiti che vanno con il Pd perché sanno già che gli daranno tre consiglieri. Sono i famosi captive. In economia sono quelle aziende che lavorano per un’azienda sola. Sei fornitore della Fiat? E se la Fiat va male e decide di cambiare fornitore, tu hai chiuso e non hai mercato. Allora questi radicali, la sinistra, i socialisti, i verdi: tutta questa gente non ha più mercato e si accorda con il Pd senza che si riesca più a capire che cosa sia”.
Ok, ma la formula per cambiare Bologna? “Non lo so e non vengo a dirvi come dovete fare a Bologna, lo diranno loro che ci abitano. È questa la grandezza: loro verranno votati dai cittadini bolognesi perché sono cittadini bolognesi”.
E poi avanti con i progetti che potrebbero diventare anche a Bologna oggetto di pratica amministrativa. “Siamo già in 30 Comuni con 32 consiglieri in città importanti. Non lo sa nessuno. Abbiamo già fatto dei progetti per la raccolta differenziata a Treviso, sull’energia idroelettrica per riattivare i fiumi sotterranei e Bologna ne è piena. Sappiamo come elettrificare il traffico senza tram che vanno su gomma o mongolfiere su rotaie. Già con l’ibrido si potrebbe far funzionare il traffico pubblico con una fettuccia messa sull’asfalto, senza troller o fili sopra. Quando cambi itinerario sposti solo la striscia. Queste sono cose che abbiamo già in mente e che sono già state fatte. E poi ancora il car sharing o il telelavoro, il wi-fi in tutte le piazze pubbliche, l’efficienza degli edifici comunali. Questi sono progetti che prenderanno tutti. Ci hanno già copiato e siamo entusiasti che ci stiano copiando”.
Ma a questo punto, forse, si sta già parlando di politica, senza “anti”. E qua, quasi con un sospiro, Grillo afferma: “La politica è un passaggio successivo. Però io non sono in grado, non sono un politico, sono un comico”.
E da comico corre sul palco e inizia ad inanellare battute e stoccate a destra e sinistra: “Noi qui saremo poco più di duecento” scherza Grillo, riferendosi alla poca attenzione mediatica che a suo avviso gli viene offerta. “Sto girando l’Italia – continua – la gente mi abbraccia, non so cosa stia succedendo. È partito tutto da questa città e da questa piazza, con il V-Day del 2007”.
Arringa la folla con temi cari al suo Movimento, i soldi pubblici e la partitocrazia: “i partiti si dividono un miliardo di euro, vivono di soldi, la politica è soldi. Vanno sui tetti per essere solidali con operai e cassintegrati, ma nessuno ha donato a loro del denaro: rimborsi elettorali per la ricerca, per gli operai e per le scuole”. “L’unico vero referendum – continua – è quello dei nostri padri che hanno scelto fra monarchia e repubblica. Oggi siamo in guerra, e siamo noi a dover scegliere fra democrazia e partitocrazia”.
Si ferma un attimo: “devo calmarmi altrimenti mi viene un infarto. Ma a me chi lo fa fare di girare con un camper a presentare questi ragazzi? Quante possibilità di farcela hanno, con 4 mila euro per la campagna elettorale?” domanda alla piazza, che risponde con un boato.
Anche il presidente della Regione Emilia Romagna subisce un attacco dal comico genovese, a causa di una legge del 2004 che vieta più di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. Norma che interessa proprio Vasco Errani, ma anche il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. “E questo accade perchè le regioni non hanno recepito la legge nazionale. Nessuno dice nulla, nessuno ha alcun interesse a farlo”.
Poi si rivolge direttamente alle tante persone assiepate in piazza: “Voi è quarant’anni che aspettate che qualcuno faccia qualcosa. Mettete una croce sul simbolo e state a guardare. Ma con noi è diverso, siete voi ad essere attivi. Con pochi soldi, grazie alla Rete, perchè la politica senza denaro diventa una cosa meravigliosa”.
Prende il fiato per il finale: “Voglio cambiare questo Paese. Questo è il momento di mandarli a casa. Non abbiamo più nulla da perdere. Questi sono giovani, non hanno esperienza è vero, non sanno rubare, truccare bilanci, non sanno instaurare rapporti con la mafia. La loro inesperienza è il nostro valore aggiunto”.
I grillini vengono poi presentanti uno ad uno. È il turno del candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle, Massimo Bugani: “con 4 mila euro è dura fare campagna elettorale, ma grazie a questi ragazzi è più facile”. “Siamo qualunquisti – continua – o lo sono gli altri?” e via ad elencare tutti i progetti portati avanti nel corso degli ultimi anni e le idee per il futuro. “Ogni sei mesi domanderemo ai cittadini se il nostro lavoro gli va bene. Se diranno di no, saremo pronti alle dimissioni”. Giovanni Favia, invece, loda i ragazzi del Movimento, “veri combattenti che vogliono riprendersi Palazzo D’Accursio”.
Grillo prende nuovamente il microfono in mano, ma questa volta solo per una raccomandazione: “Per favore, lasciamo pulita la piazza, raccogliete tutto. Ve lo dico perché questo spazio verrà lasciato a gente (il comizio di Vendola alle 21, nda) che non sappiamo che cosa possa fare”.
di Antonella Beccaria, Nicola Lillo e il video di Giulia Zaccariello
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