“Virus? Tanto abbiamo l’alcol che ci protegge!”. Questa frase, destinata a diventare virale, segnava l’inizio dei contagi da coronavirus in Veneto a fine febbraio, quando poteva essere ancora ammessa un po’ d’inconsapevolezza.
Di lì a poco la chiusura avrebbe colpito non solo l’Italia ma anche gran parte dei Paesi di tutto il mondo. Con la chiusura forzata in casa, però, i consumi di alcol sono addirittura aumentati, probabilmente per compensare la rinuncia a qualche bicchiere al bar.
Secondo i dati raccolti da Nielsen, negli Stati Uniti le vendite di liquori sono aumentate del 34,1% nel periodo di nove settimane concluso il 2 maggio; in forte crescita, nel periodo contrassegnato dal confinamento obbligato, anche le vendite di vino (+30,1%) e di birra (+12,6%).
Agli americani è venuta voglia soprattutto di gin, le cui vendite nel periodo del lockdown sono aumentate del 42,5% rispetto all’anno precedente.
L’incremento delle vendite di alcolici, tuttavia, non ha riguardato solo gli Stati Uniti: già a fine aprile l’Istituto superiore di sanità metteva in guardia sul fatto che in Italia le vendite di alcolici fossero aumentate del 180%.
Se in Italia la sperimentazione culinaria del periodo di quarantena si è certamente indirizzata nella produzione di pane e torte, negli Stati Uniti questa ha toccato anche il mondo dei cocktail:
“Dopo due mesi di quarantena, sorseggiare gli stessi alcolici può diventare stantio e noioso, quindi stiamo assistendo a sempre più esplorazioni di diversi tipi di alcolici, magari un bevitore di whisky scozzese che prova una tequila”, ha dichiarato a Cnbc Nick Buzzell, ceo della Spirits Network, una società che consegna alcolici a domicilio in 50 città americane.
“Abbiamo visto aumenti nelle persone che preparano cocktail davvero semplici, da due a tre ingredienti, dai negroni al classico martini … e abbiamo visto un aumento significativo delle vendite di mixer [ad esempio cola e tonica] premium”, ha aggiunto Tom Spaven, brand director della Bombay Sapphire gin (gruppo Bacardi), “non solo i baristi di alta livello, ma in realtà un sacco di persone comuni ha iniziato a preparare cocktail a casa negli Stati Uniti, persone che ora hanno meno paura di ordinare qualcosa di un po’ diverso”.