Crescita quasi piatta per l’Italia il prossimo anno allo 0,3%: è una doccia gelata quella che gli analisti di Oxford Economics stimano per il PIL tricolore, molto più modesto dell’1 per cento scritto dal governo nella legge di bilancio.
La società di consulenza britannica si attende ora una crescita per l’Italia dello 0,3% quest’anno con un’ulteriore limatura rispetto allo 0,4% indicato a dicembre e ancora più distante dalle stime che nello scorso settembre puntavano a +1% circa.
“I dati recenti continuano a essere deludenti e ci aspettiamo che l’Italia sia entrata in recessione nella seconda parte del 2018. Per il 2019, vediamo una crescita del Pil di solo lo 0,3% dopo lo 0,9% del 2018″.
Cifre che mettono a rischio le prospettive reali per i pilastri della manovra, ossia reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni e rilancio degli investimenti.
In Italia, i dati continuano a deludere e prevediamo che l’economia sia entrata in recessione tecnica nel secondo semestre del 2018 (…) la moderazione dello stress dei mercati finanziari interni e la stabilizzazione di alcuni indicatori dovrebbero porre le basi per un aumento marginale del PIL nel primo trimestre”
Anche Standard & Poor’s appare negativa affermando che le stime del governo sulla crescita italiana nel 2019 sono “ottimistiche”.
Noi prevediamo una crescita più lenta, al ritmo dello 0,7% come già abbiamo comunicato, con consumi stabili ma prospettive più basse rispetto agli altri Paesi Ue sugli investimenti. Siamo ancora lontani, nello scenario base, da una recessione e anche da una stagnazione, rischio che comunque investirebbe non solo l’Italia ma la stessa eurozona usando una metafora, non sta arrivando l’inverno ma l’autunno”.
Così Sylvain Broyer, Chief economist Emea dell’agenzia di rating, ricordando che la stima per il 2020 del prodotto interno lordo è di un +0,9%. Il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nel corso della trasmissione radiofonica Circo Massimo su Radio Capital avverte:
Speriamo di non essere in recessione ma è una cosa possibile guardando il contesto esterno di rallentamento globale ed essendo l’Italia un paese con una forte vocazione all’export.