(WSI) – La rivalutazione dello yuan cinese, quindi lo spostamento verso un tasso di cambio più forte, potrebbe modificare la forma di espansione dell’economia mondiale più di quanto avrebbe potuto fare senza questo allentamento da parte delle autorità cinesi.
Lo si sa, da diverso tempo, e tutti gli analisti, almeno una volta ne hanno parlato nei propri pezzi: la rigidità dello yuan ed il fatto che fosse (e continua, seppur in maniera inferiore, a rimanerlo) sottovalutato nei confronti del dollaro americano, è sempre stato motivo di grande preoccupazione.
La manipolazione del tasso di cambio cinese ha infatti rallentato la crescita mondiale per parecchio tempo (era stata cominciata una graduale rivalutazione dello yuan nel luglio 2006, interrotta bruscamente durante l’estate del 2008) e se ad essa, aggiungiamo anche il continuo aumento delle riserve valutarie cinesi, il problema non può che aggravarsi.
A tutto questo dobbiamo aggiungere un dato di fatto divenuto quanto mai d’attualità e motivo di grossissima preoccupazione: il continuo aumento del debito pubblico americano. La Cina infatti è detentrice di parecchi miliardi di dollari (superano tranquillamente i 1.000) in Treasury Bonds, e mano a mano che passa il tempo, va a consolidare sempre di più la sua posizione di principale finanziatrice planetaria degli Stati Uniti.
Il valore assoluto e relativo (più di un terzo del totale delle riserve valutarie cinesi oggi sono impiegate in titoli del debito americano) di questa partecipazione potrebbe cominciare a sollevare qualche perplessità nel Governo cinese.
Dopo il riconoscimento delle responsabilità pubbliche e private, riconducibili agli Stati Uniti per quanto riguarda il collasso del sistema finanziario internazionale, Pechino potrebbe cominciare a fare i conti in tasca al suo grande creditore, a dubitare del suo effettivo grado di solvibilità e a mettere in dubbio le prospettive future di quello che è da considerare a tutti gli effetti un gigantesco investimento.
La tesi su cui potrebbero fare perno le critiche degli economisti è inconfutabile: un paese già indebitato in maniera pesante, che ha varato diversi piani di salvataggio o di rilancio dell’economia da svariate centinaia di miliardi di dollari, rischia di scivolare progressivamente nel baratro.
Un deficit statale da record (rapportato ad un Pil atteso al 3% – mentre il debito ha superato quota 13.000 miliardi di dollari) potrebbe finire per alimentare un’inflazione da record. Il dollaro non potrà che indebolirsi. Il valore degli investimenti cinesi negli Stati Uniti si deprezzerà. Inoltre, un’eventuale indebolimento del dollaro potrebbe avere un altro effetto negativo indiretto sull’economia cinese.
Il valore di mercato di gran parte delle valute asiatiche è strettamente correlato ai corsi del biglietto verde americano. Un consistente deprezzamento di quest’ultimo, quindi, finirebbe per trascinare con sè le valute asiatiche, riducendo così i margini di competitività del made in China rispetto ai suoi concorrenti regionali sui mercati internazionali.
Attualmente, con queste prospettive di rafforzamento dello yuan però, le aspettative sulla crescita mondiale vedono la possibilità di realizzare un incremento già dello 0,1% quest’anno, in quanto si stima che il consumatore cinese potrebbe aumentare il suo potere d’acquisto, mentre le controparti americane potrebbero arrivare a tagliare consistentemente le spese, per esempio quelle relative all’acquisto di merci da importare negli Stati Uniti.
Il tasso stimato si potrebbe portare al 4%, mentre alcuni economisti rimangono ancorati alle aspettative pre-rivalutazione, sostenendo che, più che sulla crescita globale, tale mossa potrebbe incidere sulla composizione del prodotto interno lordo globale e potrebbe rendere il recupero più duraturo, riducendone la dipendenza dal debito dei consumatori americani.
Passiamo ora all’analisi tecnica dove troviamo, abbastanza con sorpresa, un ripiegamento di due tra le tre majors.
Il cambio eurodollaro è riuscito solamente in parte a risalire ieri sul supporto di 1.2360, per poi definitivamente scivolare, ieri in serata, al di sotto e giungere a 1.23 figura. Se questo è l’inizio di una nuova ondata ribassista non è facile intuirlo, ciò che possiamo invece vedere è quali punti in passato si sono rivelati importanti: il primo è un supporto a 1.2240 ed il maggiore e più importante è dato da 1.2160. Continuiamo a considerare importante il livello di 1.2360, per cui un ritorno dei prezzi al di sopra potrebbe condurre a nuovi rialzi della moneta unica.
L’altro cambio fondamentale che ha subito una correzione è il cable. Siamo passati in una giornata dal massimo di 1.4935 al minimo di 1.4735: 200 punti che hanno condotto i prezzi direttamente al livello di supporto chiave per le prossime evoluzioni, 1.4760.
Qui transita infatti la linea rialzista con origine a 1.4355, livello dell’8 giugno scorso. Se non ce la dovesse fare a mantenere il supporto, il cambio avrebbe un obiettivo a più di 100 punti a ribasso, esattamente a 1.4640.
Stabile invece la situazione sul cambio UsdJpy. Abbiamo effettivamente visto più di 100 punti di range tra il minimo ed il massimo di ieri, salvo però vedere ritornare i prezzi in area 91 figura. C’è ora un livello che potrebbe chiarire meglio le evoluzioni nella prossime ore, 91.30. Un mancato superamento riaprirebbe la strada al ribasso con primo obiettivo a 89.50.
Interessante l’ennesimo test di 135.90 ieri sul cambio GbpJpy. Sviluppi futuri non possono prescindere da questo livello, che da una settimana esatta impedisce ai prezzi una risalita. Al di sotto di 133.10 aumentano le prospettive di rivedere a breve il cambio nuovamente sul supporto di 130.50.
Purtroppo, per chi è posizionato a lungo a favore della moneta unica, dobbiamo registrare un nuovo minimo storico sul cambio EurChf. Siamo arrivati a 1.3650 rendendoci conto che le proiezioni ribassiste in area 1.35, fatte qualche settimana fa, non erano poi così lontane dalla realtà. La trendline ribassista che sta seguendo il cambio da una settimana esatta, dal picco temporaneo a 1.4035, suggerisce ovviamente resistenze sempre più a ribasso: per oggi parliamo di 1.37 figura.
La ripresa del cambio UsdChf, dal minimo di ieri a 1.10, ha come obiettivo 1.1140. Dato anche il posizionamento degli oscillatori stocastici, vicini alla correzione, crediamo che questa potrebbe essere una zona interessante. Ricordiamo che la resistenza sul grafico giornaliero si trova a 1.1250.
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