Allarme prezzi commodities, e non solo per il petrolio. La Fao ha reso noto infatti che i prezzi globali dei beni alimentari hanno testato un valore record nel mese di gennaio e ha aggiunto anche che il trend è destinato a rimanere al rialzo.
L’indice, noto come “Fao Food Price Index” e stilato dalla Fao, è salito di fatto per il settimo mese consecutivo, toccando il record in termini nominali dal 1990 – ovvero da quando l’indice ha iniziato a essere calcolato – a 230,7 punti.
Il valore supera così il precedente record pari a 224,1 testato nel giugno del 2008, ovvero nella precedente crisi alimentare del 2007/2008 e si conferma superiore anche rispetto ai 223,1 punti di dicembre.
E’ innegabile: il mondo ha fame. Proprio per questo i prezzi salgono, perchè l’offerta non riesce più a soddisfare la domanda del globo intero, complici la forte siccità che ha colpito il Mar Nero l’anno scorso, le pesanti piogge in Australia e le temperature secche in Argentina. E la notizia arriva proprio nel pieno della crisi egiziana e dopo le proteste tunisine che hanno provocato la cacciata del presidente poche settimane fa.
Per avere una visione più chiara del caro-prezzi, è importante esaminare, come fa anche Reuters, i sottoindici che compongono il paniere di riferimento e che ripropongono la performance dei cereali, dei latticini, della carne e dello zucchero.
Precisamente, il sottoindice dello zucchero è balzato al massimo di sempre a 420,2 punti dai 398,4 punti di dicembre. La componente dei cereali, che include riso, mais e grano, è salita a 244,8 punti, al record dal luglio del 2008, ma al di sotto del picco testato nell’aprile del 2008.
La componente petrolifera è aumentata a 277,7 punti a gennaio dai 263 punti di dicembre, avvicinandosi ai massimi del giugno del 2008.