Futuro prossimo ad alto rischio per il sistema finanziario. L’allarme lo lancia un rapporto dell’Ocse intitolato Business and Finance Outlook in cui l’istituto parigino analizza tutti i rischi che possono fermare la crescita nell’economia globale.
Quali sono? In primis i crediti deteriorati delle banche europee che anche se ridotti, dice l’Ocse, restano troppo alti.
“I mercati si sono abituati al ‘denaro facile’, il che ha portato le obbligazioni, e in una certa misura anche le azioni, ad essere sopravvalutate”.
Ricorda l’Ocse come i bilanci delle banche centrali degli Usa, dell’area euro, del Regno Unito e del Giappone sono passati da circa 3,2 trilioni di dollari nel gennaio 2007 a circa 15 trilioni all’inizio del 2018. Da qui le banche centrali in questione dovranno ‘alleggerirsi’ di asset per circa 10 trilioni di dollari per tornare ai livelli del 2007 ma, avverte l’Ocse, ci vorranno anni per la normalizzazione.
L’unico paese in cui al momento i tassi d’interesse hanno iniziato a tornare verso la normalità è gli Usa, l’unico in cui c’e’ “un’economia abbastanza forte, un sistema bancario sufficientemente redditizio e una ricostituzione del capitale sufficientemente avanzata per avviare la normalizzazione”.
La normalizzazione delle politiche monetarie, in ogni caso dice l’Ocse, obbligherà a riposizionamenti della asset allocation il che porterà a una maggiore volatilità dei prezzi nei tempi a venire.
Gli Usa e la Gran Bretagna, secondo l’Ocse, hanno fatto molti progressi in materia di modello di business delle banche. Ue e Svizzera ritengono, invece, che le procedure di risoluzione siano sufficienti a fare fronte alle difficoltà delle banche ‘troppo grandi per fallire‘. Un punto su cui l’Ocse si mostra dubbiosa, sia per le dimensioni che avrebbero gli eventuali ‘bail-in‘, sia per l’interconnessione tra le istituzioni sistemiche.
“Nell’insieme gli squilibri del mercato del reddito fisso sono problematici: un ‘liquidity event’, la volatilità e la complessa interazione dei mercati tramite i derivati nelle economie avanzate assieme all’ampio uso fatto in Asia dei veicoli ‘fuori bilancio’, potrebbero coalizzarsi per rendere più difficili i tempi che ci attendono”.