FRANCOFORTE (WSI) – S&P annuncia che ci saranno più declassamenti che promozioni nel 2015 da parte dell’agenzia di rating.
Il calo dei prezzi e i vari trend globali deterioreranno la qualità del credito sovrano in particolare dei paesi in Medioriente, Africa e Commonwealth.
Alla fine del 2014 gli outlook negativi sono superiori di numero ai positivi e nei porssimi 12 mesi nelle regioni sopra elencate il crollo del valore del greggio si farà sentire sulle attività aziendali e governativi, avverte l’agenzia Usa.
Lo spiega analista del credito Moritz Kraemer nel report “Global Sovereign Rating Trends 2015”. Dei 129 crediti sovrani analizzati, i titoli di Stato rimangono la classe di asset più rappresentata.
Circa il 56% di tutti i debiti sovrani sono ‘investment grade’ (‘BBB-‘ o anche sopra) una proporzione che è rimasta virtualmente invariata rispetto a 5 anni fa.
Il numero di triple A nel frattempo è calato a 12 dai 18 di dicembre 2008, in gran parte per via della crisi in area euro, ma ci sono stati declassamenti anche in Usa (il giudizio è passato ad AA+ nell’agosto del 2011).
La quota di ‘AAA’ nell’universo dei rating sovrani sta scendendo gradualmente: è passata al 9% dal 15% del 2009. È la percentuale più bassa di sempre.
L’ultimo paese a perdere la tripla A è stata la virtuosa Finlandia, nell’ottobre del 2014. Al momento, gli outlook sono stabili per tutti i paesi con tripla A e pertanto il rating dovrebbe essere al sicuro nel 2015, a meno di sconvolgimenti maggiori.
Anche se gli outlook negativi sono tuttora predominati sui positivi, sono calati da dicembre 2012 a 15 da 36. Allo stesso tempo, il numero di outlook positivi è rimasto invariato tra i 5 e gli 8.
Nell’ultimo anno, da questo punto di vista, l’equilibrio è migliorato in favore dei positivi rispetto a dicembre 2013.
In Asia deve preoccupare l’outlook negativo del Giappone, mentre la Corea del Sud ne ha uno positivo. Il peggiore bilancio tra outlook positivi e negativi (meno sei) lo hanno Medioriente, Africa e Commonwealth, seguite dalle regioni di America Latina e Caraibi.
La regione Asia Pacifico è stata la più stabile in termini di outlook negli ultimi anni. Dal 2011, annus horribilis per l’Europa, il continente ha visto il miglioramento più marcato di tutte le regioni. Anche perché 3-4 anni fa l’outlook era negativo un po’ dappertutto. Ora il numero di outlook positivi è essenzialmente pari a quello di previsioni negative, sia in Eurozona che in Europa.
(DaC)